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Quasi un secolo di storia del Cagliari condensata in una specie di Bignami, ricco di date e dati. A raccontare l’epopea della squadra nerazzurra (questi erano i colori sociali nel 1920, anno della fondazione del Cagliari football club, e tali rimasero per sei anni) è un agile libretto. A scriverlo è stato un appassionato che, per mestiere, pubblica libri altrui. Davide Zedda, titolare della casa editrice cagliaritana "La Riflessione", questa volta ha deciso di passare dall’altra parte della barricata o – come si ama dire da quindici anni a questa parte – di scendere in campo. È un po’ come se il presidente del sodalizio rossoblù Massimo Cellino schierasse se stesso nella formazione titolare. Certo, non è semplice immaginare quali risultati potrebbe offrire il patron del Cagliari in maglietta e calzoncini sul rettangolo di gioco, mentre quel risultato si può verificare nel caso di Zedda, pure con una certa dose di soddisfazione. Nella sua ben documentata "Breve storia del Cagliari Calcio" (58 pagine, sei euro, editore facile da intuire) c’è tutto quel serve sapere. Manca invece dell’altro, e non è certamente un male, se quell’ altro è la noiosa retorica che spesso assale chi – giornalista o scrittore – si cimenta con un tema sportivo e arriva a definire "eroi" dei semplici atleti, per quanto dotati.
Asciutto, asciuttissimo: come un bignamino , appunto. Se qualcuno dovesse sostenere un ipotetico esame in "Storia del Cagliari Calcio", farebbe bene ad adottarlo come libro di testo. Senza fronzoli, dunque, né parole troppo impegnative, ma non per questo senza cuore, anzi: non di rado l’autore scrive "noi", quando elenca i risultati dei campioni d’Italia 1969/70, identificando il sostenitore con la squadra. Si capisce bene, insomma, che lo stile è dell’osservatore, ma l’anima è quella del tifoso. L’autore parte da prima della "creazione", nel senso che riporta quel poco che si sa della prima partita disputata a Cagliari, quando ancora nessuno aveva mai pensato a dare vita a un vero e proprio sodalizio sportivo. Quella gara, ci racconta Zedda, oppose nell’anno 1900 una squadra di studenti sardi – schierata su un campo sterrato in piazza d’Armi, nel quale le porte furono organizzate alla bell’e meglio – a una selezione dei marittimi genovesi imbarcati su una nave ormeggiata al porto di via Roma. Fu subito sconfitta, e non poteva che essere così, considerato che a Genova un minimo di tradizione calcistica esisteva già, mentre dalle nostre parti si era al debutto assoluto.
Zedda ci fa rivivere con ritmo incessante le gioie e i dolori di chi è appassionato (questo è assolutamente un libro per appassionati) ma segue le imprese calcistiche del Cagliari solo dal momento in cui ne ha memoria personale, da quando i risultati della squadra appartengono al proprio vissuto. C’è l’oggi, ma soprattutto c’è il "prima", che spesso per i tifosi è una lacuna da colmare. E poi, con la girandola di allenatori che caratterizza l’era Cellino – pratica insolita e spesso criticata, ma si sa che al presidente non piace andare troppo per il sottile e i risultati sono dalla sua parte -, un ripasso delle puntate precedenti fa sempre comodo.
Certo, ricostruire i primissimi tempi (negli anni Venti del secolo scorso) non è facile: il calcio non era ancora l’oppio dei popoli – soprattutto nel nostro Paese -, doveva ancora conquistare il potere di sovrastare sui giornali le notizie che incidono in modo importante nella vita personale di ciascun lettore. Ne consegue che la documentazione cresce con il passare degli anni, e parallelamente cresce anche l’analisi – sempre asciutta, fino all’ultima pagina – che l’autore fa della squadra rossoblù. Man mano, il Bignami diventa un Zedda: sintetico, ma più partecipato.