di Valentina Lisci
Incontriamo l’autore della avvincente guida “101 misteri della Sardegna (che non saranno mai risolti)”.
Gianmichele raccontaci di te:
Sono in parte ozierese e in parte maddalenino, quindi un miscuglio di logudorese e gallurese-corso. A vent’anni, come molti, ho lasciato l’isola per cercare un’opportunità altrove. Quindi università a Bologna, poi un periodo di formazione nella casa editrice Fernandel di Ravenna, dove ho imparato un mucchio di cose sul mio attuale mestiere, poi tre anni alla Pendragon, casa editrice bolognese e, infine, dopo aver pubblicato vari racconti per antologie e riviste, e dopo i primi due libri sulla Sardegna, ho iniziato a lavorare per la Newton Compton, non solo come autore ma anche come editor.
L’amore per quest’Isola traspare dai tuoi precedenti lavori: “101 cose da fare in Sardegna almeno una volta nella vita” e “101 storie sulla Sardegna che non ti hanno mai raccontato”.
Sono stati due lavori che mi hanno aiutato a restare in contatto con le mie radici, preservandomi da un’eccessiva continentalizzazione, che in parte c’è stata. Sono anche stati due lavori che mi hanno fatto scoprire una Sardegna sconosciuta. È una carenza tipica di molti sardi: c’è una sorta di pigrizia, a volte di eccessiva volontà di autodeterminazione, che spesso ci porta a starcene fermi nel nostro fazzoletto di terra, perché ritenendolo il più bello del mondo sembra non valga la pena spostarsi, se non magari all’estero. Detto questo, i due libri hanno dei profili molto diversi: “101 cose da fare in Sardegna almeno una volta nella vita” è una sorta di guida insolita nella quale sono contenuti luoghi, sagre, feste e curiosità varie; “101 storie sulla Sardegna che non ti hanno mai raccontato” raccoglie leggende, aneddoti e vicende storiche che restituiscono in gran parte un’atmosfera da trazione orale.
Come nasce l’interesse per i misteri della Sardegna?
Nei due anni in cui ho raccolto il materiale per i libri precedenti ho trovato molti spunti interessanti che mi hanno portato nella direzione di un lavoro sui misteri. Credo che la Sardegna possa vedersi come una specie di Egitto nostrano. I nuraghi sono le costruzioni antiche più imponenti d’Europa e la civiltà che li ha costruiti è, per molti versi, ancora sconosciuta. Tutti i monumenti dell’archeologia sarda sono coperti da una patina di mistero. Questo è stato l’embrione. Ma chiaramente, per il tipo di cose che scrivo io, ovvero libri di divulgazione e non studi scientifici, è stato necessario allargare il campo ad altre tematiche come il medioevo sardo, ovvero l’epoca dei giudicati, il banditismo e i casi della cronaca contemporanea: sequestri di persona, omicidi, segreti militari e molto altro.
Qual è il mistero più antico che hai raccolto?
Il mistero più antico riporta a circa 250.000 anni fa. In una grotta di Cheremule, in provincia di Sassari, è stata trovata la falange di un ominide che si potrebbe collocare, nella scala evolutiva, tra l’Homo Erectus e l’uomo di Neanderthal, il che dimostra che la Sardegna era già abitata in epoche remotissime. Prima di questo ritrovamento le tracce umane più antiche, rinvenute sull’isola, rimandavano al massimo a 36.000 anni fa. Insomma, questa piccola falange è stata una rivoluzione per la preistoria dell’isola.
Qual è invece il mistero più recente che hai raccolto?
Il mistero più recente è il 102, quello saltato fuori appena il libro è entrato in commercio. Nei fondali di Is Arenas, in provincia di Oristano, è stata trovata una strana formazione rocciosa che qualcuno ritiene sia una colata di cemento che coprirebbe un sommergibile di circa 75 metri. La Marina Militare smentisce, sostenendo si tratti di una formazione naturale. Insomma, c’è da indagare. Quanto ai misteri che ho fatto in tempo a inserire nel libro, i più recenti sono quelli legati sempre a questioni militari: lo strano caso dei tumori a Quirra, dove si trova il poligono sperimentale, o ancora le incostituzionali esercitazioni alla guerra nucleare di piloti dell’aviazione italiana presso il poligono di Capo Frasca…
Concludiamo con il mistero a cui sei più affezionato..
Per una questione del tutto personale è quello legato al ritrovamento di una fede sarda nel relitto di un brigantino affondato, durante la battaglia di Grado, nel febbraio del 1812. La nave si chiamava Mercure ed è il rinvenimento più antico di imbarcazione battente bandiera tricolore. La fede invece è da donna, del tipo nuorese, a due file di lavorazione. Un gioiello bellissimo dell’artigianato orafo sardo che non si sa come sia finito su quella nave, dato che l’equipaggio era composto di soli uomini. Forse era un pegno d’amore che uno dei marinai, purtroppo, non ha avuto la possibilità di consegnare alla donna che amava.
Ciao Gianmichele Lisai e Valentina.
Molto interessante questo libro. Faccio una redizione in Portoghese perche so che é un assunto apassionante, so tutto per quello che amano sapere cosa delle storie sconosciuta della isola.
Complimenti
Abbracio
Lucinha dettori
Grazie milla Lucinha!