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Edith Bruck e Antonio Maria Masia
di FRANCESCO CANEPA
Ogni 27 gennaio (legge 211/20 luglio 2000) rievochiamo uno dei momenti più drammatici della storia della nostra Europa.
Nel 1945 i Soldati di uno degli eserciti alleati disvelano un orrore a cui neppure i fatti più atroci dei cinque anni di guerra ci avevano preparato: Auschwitz.
Ogni parola in più è superflua, perché quello che si parò dinanzi agli occhi di quei Soldati rivive immediatamente ancora oggi al solo cennarne, e ne abbiamo avuto la prova nella giornata, molto partecipata, di sabato 1° febbraio qui al Gremio.
Dopo il primo brano musicale offerto dal Maestro Massimo Cappello (“La vita è bella”), Antonio Maria Masia ha introdotto la giornata con parole tanto emozionate quanto evocative, che hanno avvinto la sala in una tangibile partecipe commozione.
Emozione ampliata grazie all’intervento di Giuseppe Lotano, un Poeta lucano, che ha voluto recitare, e poi offrire all’Associazione, un suo breve ma inteso componimento in tema: Memoria.
La lettura che Stefania Masala ha poi tratto dal testo di Ivanoe Melon “Una bimba di nome Liride” ci ha fatto rivivere l’odissea della famiglia ebrea Calò-Spizzichino di Torino, che dopo le leggi del ‘38, si dovette trasferire a Roma, sfuggendo con stratagemmi e con un po’ di fortuna ai rastrellamenti, fino a riuscire a rifugiarsi nello scantinato di una casa religiosa di piazza Verbano. Liride aveva 5 anni, il fratello 3 e la sorellina 1, lei tenuta per mano dalla madre e gli altri in carrozzina, girarono per Roma un giorno intiero alla ricerca di un posto dove potersi rifugiare. Se fermati dai militari occupanti Liride doveva iniziare a tossire fortemente, al fine di giustificare il fatto di camminare all’aria aperta, nonostante le restrizioni alla libertà di movimento. Il padre ed il nonno s’erano dovuti separare e, fortunatamente, trovarono riparo nella cantina di amici.
Non ebbero fortuna, ci racconta Liride, i suoi cuginetti, che, caricati in treno, non sopravvissero al viaggio e morirono nei carri piombati.
Dopo questa toccante testimonianza, il Presidente introduce Alessandra Peralta, regista del documentario RaiScuola “Suoni e immagini dal silenzio”, a cura di Luigi Bertolo, che illustra il viaggio compiuto nel 2020 dagli studenti di un liceo italiano al campo di Auschwitz.
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Un filmato drammatico che alle immagini della visita unisce immagini dell’epoca, che mostrano le condizioni dei luoghi ed i trattamenti cui venivano sottoposti i prigionieri. Prigionieri che comprendevano schiere di bambini, destinati allo stesso destino degli adulti e che nelle immagini finali ci tendono le mani ridotti a larve umane.
Masia ringrazia ancora Alessandra Peralta, cara amica sarda di Ozieri, socia del Gremio, e sottolinea come su queste cose purtroppo era stato steso un velo di silenzio, lacerato solamente dopo la metà degli anni ’50, fra i primi, da Oleg Madic, croato, non ebreo, ma deportato a 12 anni per motivi politici: il padre s’era unito ai partigiani titini. E Stefania legge con emozione le espressioni di Oleg contro l’odio che, nonostante tutto, non gli appartiene.
Si continua con Edith Bruck: 93 anni, fra le poche e più longeve sopravvissute alla catastrofe umana della Shoah. Impossibilitata ad intervenire a causa di una caduta, che da oltre 13 mesi la costringe in carrozzina, è stata intervistata a casa dal Presidente Masia, che ne ha ricordato l’esperienza.
Esperienza – descritta anche nel libro del 2024 “Oltre il male”, editore Laterza, di cui si parla nel corso dell’intervista, scritto insieme ad Andrea Riccardi, presidente della Comunità di Sant’Egidio – che fu “disumanizzante”, ma tiene a precisare Edith Bruck, non lo fu per Lei, che la visse in quelle condizioni inumane, ma lo fu certamente per i suoi aguzzini, che pure non furono, né sono mai stati da Lei odiati.
Assenza di odio nei confronti degli addetti ai campi che sperimentò anche quando, anni dopo in diverse occasioni, ebbe la ventura di riconoscere alcune “kapò”, come si può leggere nel suo recente libro “La donna dal capotto verde”, editore La nave di Teseo.
Il “superamento dell’odio” è dunque l’imperativa sintesi dell’esperienza vissuta da Edith Bruck, che invia il suo saluto al Gremio, esprimendo la sua gratitudine verso tutti coloro che si impegnano affinché questa memoria rimanga viva. Chiude l’intervista la signora Bruch raccontando con orgoglio del suo continuo contatto prima diretto e da anni attraverso lettere e disegni con i ragazzi presso le scuole. A loro soprattutto va il suo messaggio: non odiare, approfondire e non dimenticare.
Tocca al Presidente Masia riprendere il contatto con la sala, narrando dei suoi nipotini, terza elementare e prima media, che in queste giornate sono stati informati a scuola sulla Shoah e sul valore della Giornata della Memoria. Quando ero ragazzo io non c’era alcuna informazione sul tema: assoluto silenzio! La storia si studiava sino alla prima guerra mondiale. Particolare importante questo a dimostrazione che la lunga e appassionata “missione”, svolta da Edith Bruck nelle scuole, ha lasciato un seme indelebile.
Il filmato dell’intervista, molto apprezzato dai presenti che hanno visto una vecchia Signora, ancora bella e dolce, ma determinata a raccontare e testimoniare, si conclude con le parole di Papa Francesco di denuncia della Shoah “vergogna umana totale”, e di affetto e vicinanza nei confronti di Edith Bruck, che, nel febbraio 2021, fatto eccezionale, era andato a visitare e abbracciare a casa.
Viene rammentata anche la cerimonia al Quirinale con il Capo dello Stato: Edith in carrozzina e, fra i presenti, la sua amica Liliana Segre, altra grande sopravvissuta e testimone.
Nell’ultima parte della serata il bellissimo e toccante reading di Stefania Masala di alcuni intensi brani tratti dai libri di Edith in particolare dai volumi : Pane perduto, Tempi, Oltre il Male, La donna dal capotto verde…
Il pianoforte del Maestro Cappello, con la famosa musica di “Schindrel’s list” e il commosso intervento di saluto del Presidente Masia chiudono l’evento.
Never again!
Never again?