Pier Bruno Cosso
di STEFANIA ANGIUS
Ancora una volta, Pier Bruno Cosso ci sorprende con il suo ultimo Romanzo “Il volo del Cormorano”, pubblicato da Marlin Editore, casa editrice di lunga tradizione, con un catalogo ricco di autori di spessore.
Fin dalle prime pagine, il lettore ha la sensazione di trovarsi difronte a una poesia, a un’opera d’arte, quasi a un quadro che prende vita. Sebbene si tratti di un giallo d’azione caratterizzato da un ritmo incalzante che alterna ambientazioni suggestive tra la Sardegna e Copenaghen, Cosso riesce a descrivere le scene con uno stile che si distingue per naturalezza ed eleganza. I suoi pensieri si articolano in modo complesso, ma restano accessibili, avvolgendo il lettore in un’esperienza narrativa, intensa e avvincente.
Il romanzo evoca una profonda connessione spirituale tra il protagonista, Stefano, e il mare, un legame che si rivela sia fisico che metaforico.
Il mare diventa un personaggio autonomo, un confidente silenzioso che assorbe e riflette le emozioni del protagonista. In questo rapporto, il mare non è solo un elemento naturale, ma un interlocutore capace di comprendere e accogliere le vulnerabilità umane.
Il mare, con il suo moto incessante e i suoi colori cangianti, rappresenta lo specchio dell’anima di Stefano. Il suo “mare turchese, ancora freddo” suggerisce un duplice stato emotivo: il tormento interno, simile al freddo che brucia sulla pelle e il desiderio di trovare una pace interiore, che giunge solo dopo l’adattamento al dolore. In questa narrazione, il mare ascolta e registra le delusioni e i rimpianti di Stefano, diventando la tela su cui si dipingono le sue emozioni più profonde.
La dualità del mare, ora amico, ora ingannevole, rispecchia la complessità del dolore umano. Esso può essere terapeutico, offrendo rifugio e conforto, ma al contempo amplifica il senso di perdita e vulnerabilità.
La delusione amorosa che Stefano affida al mare diventa una sorta di rito catartico, come se l’acqua avesse il potere di purificare le sue ferite, anche se solo temporaneamente. Ma il tormento interiore non si dissolve così facilmente, come il mare stesso che, nonostante il suo quieto fluire, nasconde correnti profonde e inquiete.
Il mare non è solo un elemento passivo, ma anche un agente di trasformazione. La sua vastità e il suo mistero sembrano suggerire a Stefano la possibilità di una rinascita. Il dolore, quindi, diventa il preludio a un cambiamento necessario, un punto d rottura che spinge il protagonista a desiderare una nuova vita. Il mare, con la sua mutevolezza, invita Stefano a contemplare la possibilità di evolvere e superare la sua sofferenza.
La scrittura si distingue per una qualità poetica e intima che tocca profondamente il lettore.
Le immagini vivide e sensoriali del mare “mare turchese, mare amore, mare bugiardo”, amplificano l’impatto emotivo e guidano il lettore in una riflessione sulla fragilità e sulla resilienza dell’essere umano.
La simbiosi tra Stefano e il mare è il cuore pulsante della narrazione, un dialogo intimo tra l’uomo e la natura che parla di dolore, guarigione e rinascita.
La profondità delle descrizioni rendono questo romanzo un’esperienza di lettura straordinariamente evocativa, capace di lasciare un segno indelebile nell’animo del lettore.
Il cormorano, che si presenta dinnanzi agli occhi di Stefano, con il suo volo maestoso e simbolico, si erge come un messaggero di rinascita e libertà. Questo uccello, appare nei momenti chiave del romanzo, diventa una metafora potente della possibilità di una trasformazione. La sua presenza invita Stefano a lasciarsi il dolore alle spalle e ad aprirsi a nuove prospettive, a mettere le ali e spiccare il volo verso un futuro diverso.
Il cormorano non è un semplice elemento del paesaggio naturale, ma assume un ruolo di guida spirituale. Il suo volo con la leggerezza che sfida la gravità, rappresenta ciò che Stefano aspira a fare: liberarsi dal peso delle sue sofferenze e superare le sue delusioni. La sua apparizione segna una presa di coscienza che spinge il protagonista a intravedere una via d’uscita dal suo tormento interiore e simboleggia la forza della natura nel rivelare verità profonde e incoraggiare il cambiamento. Il suo volo diventa una sorta di chiamata, un invito a imitare il suo slancio verso un altrove che può significare libertà e possibilità.
Il cormorano, nella narrazione, rappresenta non solo la spinta al cambiamento, ma anche l’idea che, nonostante il dolore esista sempre e una possibilità di rialzarsi e di librarsi al di sopra delle avversità.
L’immagine del volo così carica di leggerezza e di simbolismo, suggerisce che il dolore non è una condanna permanente, ma un passaggio verso un’esistenza più piena e autentica.
La figura del cormorano conferisce al romanzo una dimensione quasi mistica, un legame profondo tra uomo e natura che illumina il percorso di Stefano verso la sua liberazione personale, che si dirige verso una nuova vita, finalmente in volo. Stefano decide, quindi di prendersi un periodo di aspettativa dal lavoro in banca, dove scopre con sorpresa un accredito inaspettato sul suo conto corrente, che interpreta come un segno del destino e decide di iniziare il suo viaggio verso l’ignoto, da Cagliari a Bergamo, da Copenaghen a Salerno, il viaggio si trasforma in un susseguirsi frenetico di colpi di scena e sorprendenti rivelazioni. Tra azione e suspense, la trama rivela un complotto che minaccia di stravolgere ogni certezza.
Il romanzo si chiude come un cerchio, ritornando esattamente al punto di partenza: la spiaggia.
Lo stesso luogo diventa ora il teatro della conclusione, come a sottolineare l’idea di un ciclo che si completa. Ma non è un semplice ritorno. La spiaggia con il mare calmo e riflessivo diventa il simbolo di una nuova consapevolezza. Stefano non è più lo stesso di prima. Il viaggio, soprattutto quello interiore lo ha trasformato.
Il volo del cormorano, che aveva aperto la narrazione, assume in questo contesto un significato definitivo. Un richiamo da accogliere subito, un’occasione unica che non si ripeterà. Come quel primo momento, anche il finale invita a riflettere sull’importanza di cogliere l’attimo e di non esitare quando la vita ci presenta una possibilità per cambiare, per trovare noi stessi.
Così il ritorno sulla stessa spiaggia è un punto di arrivo, che suggerisce un nuovo inizio.
La narrazione si chiude, ma al tempo stesso lascia una finestra aperta verso il futuro, invitando il lettore a riflettere sul proprio volo e sulla propria capacità di rispondere al richiamo del cambiamento e della propria crescita interiore.
Complimenti
Manuela Spina, che ne pensi? E sempre grazie per le belle persone che mi hai fatto conoscere
Pier Bruno Cosso è sempre stato un piacere stare insieme, e condividere le amicizie comuni .
Un autore si rispecchia in una recensione, ma questa volta trovo riflesse emozioni e sentimenti che erano dentro il mio libro, ma che vedo meglio adesso, riflesse nella bellissima, profonda, analisi della grande Stefy Angius. Complimenti: ha aggiunto qualcosa anche a me a me a livello emotivo. E non è scontato, e non è da tutti.
Il mio “il volo del cormorano” (Marlin editore, grazie Sante Avagliano) non smette di stupirmi.
Un grande infinito ringraziamento al caro amico e direttore Max Perlato e alla nostra fantastica rivista Tottus in PARI
Brava Stefy! Ho letto il libro su consiglio di Manu! Particolare ma valido.
Vola sempre alto Stefy 💙
Conosco il valore del romanzo , non avrei scelto di averlo in negozio, sono disponibili ancora copie autografate .
Complimenti anima speciale 💕