SALVATORE PIRISI, L’ARTE E LA VITA: IL PITTORE SARDO SCOMPARSO NEL 1990, NEL RICORDO DEL FIGLIO PAOLO

Un’innata passione che si traduceva in un’esigenza assoluta di disegnare, ha spinto Salvatore Pirisi ad abbandonare gli studi di ragioneria per frequentare l’Istituto d’Arte Filippo Figari di Sassari.
Maestro d’arte in architettura, insegnò disegno nelle scuole medie, ha sposato Maria Francesca Tanda di Bosa, insegnante di piano e dalla loro unione sono nati 5 figli.
Nato a Nuoro nel 1927, appena diciannovenne allestì la prima personale in città inaugurata dall’on. Pietro Mastino, presentata in catalogo da Raffaele Marchi. A seguire numerose rassegne personali e collettive in Sardegna, oltre Tirreno e oltralpe: Bologna, Corsica, Terni, Pontedera, Avezzano, Firenze, Zurigo e il Cairo dove nel 71 espose in una collettiva di pittori sardi.
Fra i numerosi riconoscimenti, nel ’61 il Premio “Giovanni Ciusa Romagna” alla 1 Biennale di Olbia; nel ‘63 medaglia d’argento al “Bormio d’oro”, “Diploma d’onore e premio” del Presidente del consiglio dei Ministri a Ravenna, “VII Premio Tarquinia-V. Cardarelli” con medaglia d’oro del Capo dello Stato nel concorso internazionale di pittura estemporanea; nel ‘65 “Diploma d’onore” alla biennale delle regioni ad Ancona.
Dagli anni sessanta direttore dell’ISOLA, contribuì alla diffusione dell’artigianato sardo nel mondo, imprimendo nei suoi disegni un’impronta moderna ai modelli identitari della tradizione. Membro della commissione d’arte sacra istituita dal vescovo Melis, presidente della Polifonica “Ennio Porrino” e presidente dell’Avis.
Come tutti gli artisti sardi, Salvatore Pirisi non sfuggiva al richiamo della sua terra dove il vento, il mare, il sole e i paesaggi concedono un’intima comunione fra uomo e natura. Il monte era fonte d’ispirazione per le sue tele, in particolare le rocce che costituivano il soggetto a lui più confacente, per tutti era “Il pittore delle rocce”, ma l’artista va anche ricordato per la sua produzione figurativa. “Dolore di madri” 1964, forte espressione di denuncia sociale veicolata attraverso lo straziante dolore di una madre per la perdita di un figlio vittima di barbarie.
Nello studio di via Dante, dava libero sfogo alla sua arte accompagnandosi con la musica, preferibilmente classica. Il suo interesse per la fotografia lo ha visto impegnato anche nella progettazione di una piccola macchina per fare le lastre, sviluppava e ritoccava le foto prima di consegnarle alla tipografia per essere implementate nel manifesto.
Fra le opere grafiche la locandina per l’Europeade nuorese del 1973 e del cinema d’essai delle Grazie, le illustrazioni di “Nuoro in pelea” di Enzo Espa e de “Il salto nel fosso” di Romano Ruiu per il quale ha realizzato anche la testa in bronzo apposta sulla tomba. Artista versatile, progettava arredi e finiture interne, è stato fra i primi a creare i loghi per attività commerciali. Con matita, penna e carboncino fissava qualunque immagine per riprodurla in acqueforti e litografie che andavano ad arricchire la sua già copiosa produzione di oli e disegni.
“Ricordo mio padre molto sofferente negli ultimi anni della sua vita. – racconta il figlio Paolo, ingegnere –Ero il figlio più piccolo, a me concedeva quanto ai miei fratelli veniva negato. Alla sua scomparsa avevo 22 anni, per me è sempre stato una essenziale figura di riferimento. A seguito di una esperienza vissuta nel movimento internazionale dei Cursillos Cristiandad era andato incontro ad una profonda conversione che ha influito radicalmente anche nella sua produzione artistica. “La discesa dello spirito Santo” appartiene al periodo dell’arte sacra. Il quadro, 4mx2 di recente donato da noi figli alla chiesa delle Grazie, verrà esposto dopo un breve intervento di restauro”.
Cosa gli direbbe?
“Che mi è mancato tanto. Il suo vuoto mi ha creato, inevitabilmente, qualche défaillance negli studi. Mi piacerebbe sapere se oggi sarebbe contento di quello che faccio”.
Come lo racconta a sue figlie?
“Era scherzoso, dalla battuta facile e insieme ci divertiamo a ricordare i suoi tanti aneddoti”.
Chi ha ereditato il suo talento?
“Oltre l’ironia, a noi tutti ha trasmesso la dimestichezza col disegno. Mio fratello Francesco, a soli 18 anni, aveva allestito una mostra ottenendo importanti riconoscimenti, tuttavia è mia nipote Valentina, 33 anni, Accademia di Belle Arti, ad aver ereditato le doti artistiche del nonno”.
Salvatore Pirisi è scomparso a Nuoro il 4 dicembre 1990. Nel 2005 l’amministrazione comunale gli ha dedicato una via con targa apposta dal Rotary in quanto socio dal 1976.

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