BAINZU TRUDDAJU, UN PERCORSO POETICO SEGNATO DA VALORI UMANI E ATTENZIONE PER LA VALORIZZAZIONE DELLA LINGUA SARDA

La vita di Bainzu Truddaju (Chiaramonti 1921-2001) è stata un percorso coerentemente legato ai valori della famiglia, del lavoro e dei luoghi cari (Zaramonte e le campagne di Baldedu); elementi che hanno ispirato il suo profondo senso di contivizare la poesia meditativa, a taulinu, e quella di valente cantore improvvisatore.
Una vita intensa, cantata ed osservata con il cuore, per cogliere-rivelare gli affetti e la natura del “suo” micromondo, esaltato nella capacità rappresentativa di universale umanità e nel favorire un “proficuo approccio alla conoscenza dell’anima sarda in tutti i suoi aspetti”.
La pubblicazione “Rosas e ispinas de Baldedu” (edita da TAIM, Cagliari 1992, a cura di Gavino Maieli e con prefazione di Giulio Paulis) è solo un piccolo estratto della ricca e immensa produzione poetica sviluppata, fin da giovanissimo, da Bainzu Truddaju; ma considerevole rappresentazione di un mondo lirico che si confronta, vivendo la natura e l’esistenza, con i capaci tratti della meditazione maturata in un percorso di sintesi della cultura sarda (orale e scritta) e coltivata con originalità ed impegno.
La biografia artistica dell’aedo di Chiaramonti registra nel dopoguerra, come riferito dal familiare Antonio Canalis, un periodo di buon successo da estemporaneo e interessanti disputas “con molti improvvisadores che andavano allora per la maggiore”.
La nascita della rivista letteraria “S’Ischiglia”, fondata nel 1949 dal poeta Anzeledhu Dettori di Bonorva, catalizza e impegna l’adesione dei tanti cultori della limba sarda che operano per la valorizzazione e conservazione di essa. Rilevanti gli immediati e regolari contributi lirici di Bainzu Truddaju in un confronto e sviluppo di elevato poetare che canta, come gli stessi Antonio Palitta, Forico Sechi, Salvatore Corveddu “Grolle” ed altri, il mondo agro-pastorale e del lavoro artigiano attraverso i consolidati metri compositivi della tradizione.
L’innovativa creazione di Tonino Ledda del premio Città di Ozieri, nel 1956, indica ulteriori stimoli intellettuali per considerare l’attività di scrittura in sardo nel segno di un contributo per la rinascita sociale dell’Isola. Il nostro poeta vi partecipa con assiduità e significativamente, oltre ai riconoscimenti poetici che attesteranno la sua arte di numerosi successi, s’impegna anche nella scrittura di contados e nella sezione narrativa, a metà degli anni Settanta, registra il conseguimento del primo premio in diverse edizioni dell’Ozieri.
La poesia di Bainzu Truddaju – “da monumento lirico, maestro indiscusso a Chiaramonti e caposcuola in Sardegna” – è opera di straordinaria testimonianza di come si possa coltivare la poesia “con toni semplici e di alta e squisita umanità” ed offrirli come genuini e saporosi frutti. I temi trattati ampiamente da tziu Bainzu, con estrema ricchezza linguistica, privilegiano e concentrano l’attenzione verso la quotidianità, la famiglia, la tradizione; i suoi versi si snodano nella percezione di un ridefinire in poesia il rapporto tra s’imbentu poeticu e la stessa storia personale e collettiva che percorre le strade esistenziali caratterizzate dal lavoro, dalla bellezza della natura e dal senso profondo di religiosità. Dal verseggiare, di onesta chiarezza interiore, apprezziamo la dolcezza di ritmo ed immagini rivelatrici anche delle sofferenze dell’animo umano, nella sua dimensione più profonda e complessa.

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Un commento

  1. Antonio Cossu Zizzi

    Pro contu meu umpare a Cicciu Piga de Pejfugas e Giuanne Seu de Tzaramonte este istadu su pius mannu poeta in limba salda chi s’Anglona ada tentu.

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