Michelangelo Pira
a cura di ORNELLA DEMURU
Michelangelo Pira, più conosciuto col nome sardo di Mialinu Pira, nacque a Bitti da una famiglia di pastori.
Dopo qualche anno, ancora molto giovane, in seguito alla morte della madre, si trasferisce a Oschiri, dove il padre pascolava le pecore. Frequenta le scuole medie e il liceo classico a Sassari.
Michelangelo Pira intraprese, dopo la laurea in lettere, a partire dagli anni settanta e fino alla morte, l’attività giornalistica, anche come addetto all’ufficio stampa dell’amministrazione regionale della Sardegna.
Considerato un esponente sui generis della Scuola antropologica di Cagliari, insegnò antropologia culturale e Storia del giornalismo alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Cagliari.
Suggestionato dagli studi di Antonio Pigliaru e di Antonio Gramsci, articolò il proprio pensiero sui temi della lingua e della cultura con particolare riferimento alla situazione della Sardegna nella seconda metà del Novecento.
Nel 1968 sviluppò, in Sardegna tra due lingue, un’analisi originale dei problemi socio-linguistici della Sardegna, affrontando il tema del pericolo della morte del sardo in conseguenza del disuso.
Per Rai 3 curò un reportage su alcuni importanti aspetti antropologici del nuorese.
È autore de “La rivolta dell’oggetto” (1978) inventario di problemi della Sardegna al momento della transizione dalla civiltà agro-pastorale alla moderna civiltà dei consumi e della nuova presa di posizione sull’identità del popolo sardo.
Con La rivolta dell’oggetto, Michelangelo Pira affrontò il problema dell’identità, attraverso il ribaltamento del rapporto di dipendenza della cultura sarda; ritenne così possibile uno sviluppo alternativo dell’organizzazione sociale e educativa in cui, estinto lo Stato, la società diventava la base di un’educazione continua.
Collaborò alla rivista «Ichnusa» e ad altri periodici.
Morì improvvisamente a Marina di Capitana, frazione di Quartu Sant’Elena.
«B’at cosas chi pro las cumprèndere bi cheret tempus e isperièntzia; e cosas chi cand’unu at isperièntzia no las cumprendet prus. Cosas chi pro furtuna s’irmentican e cosas chi pro furtuna s’ammentan; e cosas chi si creden irmenticadas e chi imbetzes una die a s’improvisu torran a conca». Mialinu Pira
«Ci sono cose che per capirle serve tempo ed esperienza; e cose che quando uno ha esperienza non le capisce più. Cose che per fortuna si dimenticano e cose che per fortuna si ricordano; e cose che si credono dimenticate e che invece un giorno all’improvviso ritornano alla mente».
A lui sono intitolati:
il “Liceo Scientifico Michelangelo Pira” nella città natale di Bitti; la sala lettura “Michelangelo Pira” della casa dello studente dell’Ersu, in via Trentino a Cagliari;
i Tenores di Bitti “Mialinu Pira”, gruppo di canto a tenore della stessa città; la sala convegni di Quartu Sant’Elena, dove è deceduto e riposano le sue spoglie.
Opere:
Sardegna tra due lingue, Cagliari, La Zattera 1968.
La rivolta dell’oggetto. Antropologia della Sardegna, Giuffré, Milano, 1978
Paska Devaddis, per un teatro dei sardi, Edizioni della Torre, 1981
Sos Sinnos, Edizioni della Torre, 1983
Isalle, AM&D Edizioni, 1996
Il Villaggio elettronico, 1997
Mialinu de crapinu
Andrea Pira , tuo parente, vero?
Sara sì prof! Era il fratello di mio nonno