RAMONA BAVASSANO E LE SOLUZIONI PER AFFRONTARE LA SICCITA’ CON UNA GESTIONE COMUNITARIA DELL’ACQUA: E’ FONDATRICE DI “IN OUR GARDEN”, UN BIOAGRITURISMO MULTIFUNZIONALE

Ramona Bavassano

A inaridire la stagione estiva in Sardegna, oltre all’aumento delle temperature, contribuisce l’annosa e annuale questione siccità. Vivere in un’Isola dove scarseggia l’acqua comporta una serie di problematiche che interessano la collettività tutta: aziende, famiglie e singoli si trovano a fare i conti quotidianamente con la scarsità di un bene primario.

Le mancate piogge nella stagione passata non sono un’eccezione, ma emblema di un cambiamento climatico di cui la popolazione tutta deve prendere atto. In questo scenario di continua emergenza siccità anche gran parte delle economie locali sono coinvolte e provate, ma in particolar modo a essere assetato è il settore primario. A offrire un punto di vista propositivo, seppur conscio della gravità della situazione è Ramona Bavassano, fondatrice di “In our garden”, un bioagriturismo multifunzionale.

L’emergenza siccità va avanti da tempo, ormai senza sconti per i territori dell’Isola: anche In Our Garden è situata in una zona soggetta a siccità. Ovviamente sì, noi ci troviamo a Quartu Sant’Elena e qua ad aggravare la situazione contribuisce il mancato collegamento sia all’acqua potabile che all’acqua di irrigazione: siamo in una zona rurale e dunque ufficialmente non ci sono i presupposti affinché venga agganciata l’acqua. Ho un solo pozzo funzionante, che necessita però di un grande dispendio di energetico. Ciò che ci salva sono le coltivazioni perenni, come ad esempio l’uva.

In Our Garden si estende per 55 ettari e tra le principali attività c’è proprio l’agricoltura. Quale approccio state adottando per affrontare questa situazione? Nel lungo periodo ci stiamo organizzando attraverso l’unione in distretti rurali, ossia fondazioni pubbliche e private in cui i rappresentanti dei Comuni e delle aziende si associano perché hanno degli obiettivi condivisi. Nel nostro caso abbiamo come obiettivo la valorizzazione dell’agricoltura e ciò si estende anche alla gestione dell’acqua. Attraverso l’associazionismo e la collaborazione si punta a creare una gestione comunitaria dell’acqua. Solo attraverso un ragionamento partecipativo e sistemico si può pensare a soluzioni.La nostra visione strategica prevede la creazione di un grande parco all’aria aperta, in cui l’acqua viene gestita in modo intelligente. Ad esempio nel mio territorio ho le colline, e vorrei fare in modo che l’acqua rimanga in collina e non scenda a valle con conseguenti allagamenti. Perché se da un lato si attribuisce la causa della siccità al cambiamento climatico, che innegabilmente contribuisce, in realtà alla base c’è anche una cattiva gestione dell’acqua.

Dunque alla base delle soluzioni da adottare c’è una risposta collettiva. In quest’ottica, come si potrebbe avere una gestione migliore dell’acqua? Quali possono essere dei progetti alternativi per arginare la siccità?  Vorrei che tutti i contadini fossero parte attiva nella gestione dell’acque. Gestione che deve essere frutto di una programmazione strategica, creando ad esempio bacini di raccolta dell’acqua piovana, contribuendo alla pulizia dei fiumi e alla realizzazione di progetti che sfruttino l’acqua dei fiumi, evitando che fluiscano a mare. Penso che la gestione possa avvenire con un ruolo attivo dei contadini, l’acqua è un bene fondamentale e nel nostro settore è imprescindibile.Tempo fa sarebbe stato necessario realizzare un programma in grado di uscire dalla logica individualistica, oggi la situazione è complessa. L’acqua la si può trovare nei fiumi appunto, che sono presenti nel nostro territorio. Come distretto rurale ho fondato un comitato informale dal nome Acqua e vita, attraverso il quale ho raccolto delle firme affinché tutti i contadini diventino protagonisti nella gestione dell’acqua, in modo da chiedere all’amministrazione pubblica azioni concrete per arginare la siccità come la manutenzione degli acquedotti. Questo è già un primo progetto alternativo. Voglio però innovare, non rimanere inerme a lamentarmi della situazione.Potendo investirei sulla creazione di dighette, laghetti con vasche in laminazione, su un progetto innovativo di gestione dell’acqua senza tubi, in sistemi per trattenere l’acqua in collina. La situazione dal punto di vista della siccità oggi è sicuramente drammatica, ma non ci arrendiamo. È necessario semplificare la burocrazia anche per creare delle piscine, affinché ci sia una ripopolazione degli anfibi utili all’impollinazione, come le rane, perché anche il miele e la conseguente produzione di torrone è in crisi. Dobbiamo ragionare insieme per trovare delle soluzioni, anche perché sono certa che tutti vogliamo risolvere la situazione siccità. Inoltre, ci sarebbe da amministrare meglio i fondi. Nella mia strada ad esempio hanno portato la fibra ma non l’acqua, il che fa comprendere come non ci sia una comprensione delle priorità reali. Sarebbe oltretutto utile dotare anche le case, oltre che di vasche per la raccolta di acqua piovana, di sistemi per il riciclo dell’acqua. È impensabile che l’acqua con cui laviamo i piatti non venga riutilizzata o che si usi acqua depurata e potabile per scaricare lo sciacquone.

E nel medio e breve periodo, che soluzioni si potrebbero adottare? Dobbiamo attivarci affinché ci siano dei ragionamenti congiunti con Egas [ente della gestione delle acque in Sardegna, ndr], creando così una progettazione locale che mira a riciclare l’acqua il più possibile. Nelle mie esperienze all’estero ho appreso la fitodepurazione dell’acqua, ossia depurare l’acqua delle fognature attraverso il terreno, ghiaia e piante specifiche. Vorrei poter applicare anche in Sardegna questa soluzione, ma le regole in materia sono così rigide da rendere paralizzate la gran parte delle proposte.Dobbiamo ragionare insieme per trovare delle soluzioni, anche perché sono certa che tutti vogliamo risolvere la situazione siccità. Non abbiamo nessun interesse ad addossare la colpa alle istituzioni che a loro volta accuseranno altri enti, è un cane che si morde la coda, per cui non intendo alimentare questo circolo vizioso. Dobbiamo però fare in modo che a livello comunale ci siano iniziative per evitare che si arrivi a questo punto, perché è inutile dichiarare l’emergenza siccità. Bisogna prevedere e anticipare.

E da In Our Garden, quali strategie state adottando in questo periodo?  Una delle strategie adottate per ovviare alla siccità è la costruzione di una piramide di canne per racchiudere la rugiada, attraverso la condensa. Tuttavia, nell’ultimo periodo, questo caldo e la settimana precedente di maestrale hanno fatto sì che non ci fosse neanche rugiada, ma è un sistema che in parte ha dato i suoi frutti. Il singolo individuo ha una serie di strategie a disposizione come la costruzione di un sistema di raccolta capillare, da posizionare vicino una fonte d’acqua, in modo da sfruttare la capillarità dell’acqua, così da favorirne la risalita. Noi ad esempio per ogni albero abbiamo creato un sistema attraverso il compost, i rami ottenuti dalla potatura e la paglia, in modo da creare un ambiente umido.

Si parlava prima di utilizzare l’acqua di scarico del lavandino per innaffiare, ma potrebbe risultare inquinante a causa degli agenti lavanti? Certo, bisogna usare un detersivo meno impattante, io uso quello fatto a mano da me. Però non credo che il detersivo sia così deleterio, anche perché di media contiene una bassa percentuale di agente lavante. Oltretutto con un piccolo investimento è possibile dotarsi di un depuratore per lo scarico del lavandino. Ritengo che diventare estremisti e rigidi sia rischioso, l’ecosostenibilità deve essere essa stessa in primis ecosostenibile in modo tale che tutti possano utilizzare le strategie di riciclo. Tutti con gli strumenti a nostra disposizione possiamo contribuire alla causa.

In conclusione, quali consigli dare alla collettività affinché si giunga a una gestione dell’acqua intelligente, partecipata e a un futuro in grado di adattarsi a siccità o altri cambiamenti? Il consiglio più importante è quello di uscire dall’ottica di impotenza e di rendersi partecipi. È necessario uscire dall’ottica individualistica e associarsi, in modo da avere quante più menti e risorse disponibili. Mi auguro inoltre che le normative diventino meno rigide. Quando le normative sono troppo rigide, le persone non riescono a seguire le regole e a ciò corrisponde il non rispettare nessuna regola. Le norme e i bandi devono essere più accessibili sia in termini economici che di comprensione delle necessità locali. Insieme possiamo affrontare la siccità.

https://www.italiachecambia.org/

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Un commento

  1. Stefano Catzeddu

    Bravissima Ramona complimenti

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