MILANO, LUGANO, PORTO CERVO? NO, MEGLIO BAUNEI. DAVIDE USAI, BARMAN GLOBETROTTER TORNA ALL’OVILE PER FARE IL PASTORE

Davide Usai

. Faccio le valigie, parto e non so quando ritorno. Questa storia comincia più o meno così, con un ragazzo traboccante di curiosità e affamato di mondo. Uno di quelli che saltano per guardare cosa c’è oltre, lontano dai confini. E tutto intorno sembra stare un po’ stretto. Davide Usai, classe 1993 di Baunei, lascia l’Istituto agrario per iniziare a fare esperienze lavorative, prima in paese, poi oltre l’isola, a Verona e Milano.

Proprio a Milano consegue un diploma frequentando un corso barman riconosciuto a livello internazionale: questa, per lui, sembrava essere la sua strada. «Il diploma mi ha permesso di proseguire e approfondire la mia esperienza. Ho lavorato per 15 anni in questo settore, partendo dal fare il cameriere vicino casa per passare a locali cinque stelle, a Lugano, Porto Cervo e nella Svizzera francese. Tra un lavoro e l’altro, spinto dalla mia grande curiosità di vedere il più possibile il mondo, sono partito in Australia per anno, in una fattoria, per imparare l’inglese. Se avessi trovato un lavoro nella ristorazione probabilmente sarei rimasto lì», racconta. Dopo essersi allontanato di oltre tredicimila chilometri da casa, dopo aver raggiunto i livelli più alti come barman, dopo aver lavorato nei locali più chic e super lusso, ad un certo punto capisce che quell’ambiente non fa più per lui.

«Mi trovavo in un locale 5 stelle all’interno di un castello, nella Svizzera francese. Lì ho capito che forse avrei fatto bene a rientrare a casa perché non mi piaceva più quello che stavo vivendo: un ambiente troppo chic ed esclusivo, persone fredde e distaccate che non ti guardavano neanche in faccia, non esisteva più il rapporto con il cliente. Ho iniziato a pensare di tornare alle origini, nell’ovile di mio padre e prima ancora di mio nonno», spiega Davide. Per capire che ciò di cui aveva davvero bisogno in realtà è sempre stato lì. Visto che le esperienze sono utili anche per comprendere cosa non si vuole per la propria vita, inizia a progettare un futuro diverso nell’ovile di famiglia: lascia il suo lavoro, la strada che sembrava ormai segnata, per tornare a casa e cambiare completamente le sue giornate.

«Adesso – racconta – vivo all’aria aperta, a contatto con la natura. Passo le mie giornate nel Supramonte, mi occupo degli animali – abbiamo un centinaio di capre – penso alla mungitura, preparo il formaggio, poi la sera faccio rientrare il bestiame. Mi occupo anche dell’orto, quasi tutti i giorni. Ho lasciato il vecchio lavoro per stare in ovile e progettare, costruirne un altro su misura per me, più lento: vorrei offrire delle esperienze ai turisti, ospitarli nel nostro ovile che già ora è aperto a tutti i visitatori curiosi». Dieci anni fa non avrebbe mai immaginato che sarebbe andata così e che il luogo da cui si allontanava lo avrebbe richiamato a gran voce. «Ho fatto le mie esperienze, ho visto cosa c’era fuori, cosa c’era oltre questi confini e ho preferito tornare qui. Mi piaceva il viaggiare – non dico che adesso non mi manchi -, però preferisco questa dimensione. Voglio coltivare i miei ortaggi, fare il formaggio, preparare i liquori e – conclude – pensare di offrire tutto questo ai turisti che vogliono scoprire questo pezzo di Sardegna».

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2 commenti

  1. Bravo 🥰💪

  2. Fai ciò che ti piace e non lavorerai un solo giorno…

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