TUVIXEDDU, SULKI, NORA, THARROS: VIAGGIO TRA I SITI ARCHEOLOGICI CHE RACCONTANO IL PERIODO PUNICO IN SARDEGNA

Nora

Nel territorio sono ben visibili le tracce del passaggio di varie culture e civiltà, molte di queste sono state scoperte anche recentemente e possono essere visitate e ammirate. La Sardegna era un approdo sicuro per quei popoli che navigavano nel Mediterraneo e che su questa terra hanno trovato casa e rifugio. Di sicuro gli elementi ben visibili in diverse aree dell’Isola sono quelli che riportano al periodo fenicio-punico e che contraddistinguono due momenti ben precisi della storia della Sardegna. Il primo tra il IX e il VIII a.C quando sull’Isola arrivarono i fenici realizzando i primi insediamenti come Karalis, Sulki e Tharros e poi tra i VII e il VI a.C. con Cartagine che cercò di sottomettere le varie colonie tra le quali quella in Sardegna.

E’ chiaro che sul territorio l’influenza punica sia ben visibile nei vari reperti ritrovati e nelle aree archeologiche scoperte. Ecco alcuni dei siti che possono essere visitati per scoprire le radici del popolo sardo.

Tuvixeddu. Tuvixeddu, noto anche come “colle dei piccoli buchi”, è l’antica necropoli di epoca punica di Cagliari (chiamata Karalì in punico; Karalis o Karales in latino). Lo splendido sito archeologico si trova ad est rispetto a viale Sant’Avendrace e domina la laguna di Santa Gilla. A partire dalla metà del VI secolo a.C., gli abitanti di Cagliari sfruttarono Tuvixeddu per creare un’ampia area funeraria, la più estesa del Mediterraneo. I resti della “città dei vivi”, conservano murature realizzate con la tecnica ‘a telaio’ e pavimenti dedicati alla dea Tanit, di particolare importanza per i Cartaginesi. Nella parte alta di Tuvixeddu si possono ammirare le camere sepolcrali che erano raggiungibili attraverso pozzetti verticali. L’accesso alle tombe era chiuso da lastre di pietra e ricoperto di terra per proteggere i defunti inumati insieme ai loro ricchi corredi funerari. Nell’area sono stati trovati importanti reperti come gioielli, anfore decorate, vasi in ceramica, ampolle utilizzate per essenze profumate, ma anche armi, coppette, lucerne, maschere, uova di struzzo dipinte, monete, rasoi, statuette, e utensili in bronzo che oggi sono esposti al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari.

Tuvixeddu

Sulki. A Sant’Antioco, è possibile immergersi nella storia di una delle più antiche città fenicie, Sulki, fondata nel 770 a.C. e successivamente nota come Sulci. Fu un porto molto importante dal quale partirono scambi con l’Oriente, l’Africa e la Spagna. Da non perdere una vista al tophet e all’imponente necropoli. Il primo che si trova a nord dell’abitato, rappresentava un luogo dedicato alla commemorazione dei bambini. Dall’altra parte, su sette ettari si estende la vasta necropoli che rappresentava il punto centrale per le inumazioni. Gli studiosi hanno stimato che Sulki fosse abitata da almeno 10.000 persone. Per chi decide di approfondire lo studio di questa zona non può mancare una visita al Museo Archeologico Ferruccio Barreca all’interno del quale sono custoditi importanti reperti come utensili, anfore, gioielli e maschere, che narrano la storia quotidiana e le tradizioni di Sulki.

Sulki

Nora. Nora, la prima città fenicia in Sardegna fondata nel VIII secolo a.C., era il più importante porto commerciale e strategico nell’istmo di capo Pula. Nel IV secolo a.C., sotto il dominio punico, raggiunse il suo massimo splendore con una crescita urbana che portò la popolazione a ottomila abitanti. Nel 238 a.C., Nora fu conquistata dai Romani e nel I d.C. divenne un municipium. Le rovine, nel parco archeologico di Pula, si trovano a pochi minuti dal centro abitato e possono essere visitate come il museo Patroni in cui sono custoditi numerosi reperti. Tra i più importanti la stele di Nora, custodita nel museo archeologico di Cagliari, che contiene il primo riferimento scritto al nome “Sardegna” nell’Occidente. Nel parco possono essere ammirati i resti delle terme di Nora, la piazza del Foro con un tempio e un anfiteatro. Da non perdere anche altre attrazioni come la casa dell’atrio tetrastilo del III secolo d.C., con splendidi mosaici come ‘Nereide su un centauro marino’, e il santuario di Esculapio con una terrazza mosaicata del IV secolo.

Tharros

Tharros. Tharros, con una storia di oltre due millenni, costituisce un affascinante mosaico di diverse epoche. Fondato nell’VIII secolo a.C., il sito racchiude un insediamento nuragico, un emporio fenicio, una fortezza cartaginese e un’urbs romana, situato nella parte meridionale della penisola del Sinis, a Cabras. Le rovine di Tharros sono un vero e proprio museo all’aria aperta con testimonianze e resti delle varie epoche. A Su Murru Mannu, ad esempio, si trovano i resti del villaggio nuragico, abbandonato prima dell’arrivo dei fenici. Emergono anche due nuraghi sul promontorio di San Marco, mentre si ipotizza la presenza di un altro alla base della torre di San Giovanni. Del periodo fenicio a Tharros si trovano due necropoli e il tophet, un santuario con urne contenenti resti incinerati di neonati e animali sacrificati. Con l’arrivo dei cartaginesi, l’inumazione fu introdotta accanto all’incinerazione, e furono aggiunte tombe “a camera” con steli raffiguranti le divinità Baal Hammon e Tanit. Con il dominio punico l’area si arricchì con un quartiere artigianale specializzato nella metallurgia del ferro. Poi nel 238 a.C., poco prima della conquista romana, furono eretti edifici civili e di culto, tra cui il tempio “delle semicolonne doriche”.

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