Francesco Piu
di PAOLO ARDOVINO
A volergli dare una collocazione, questo è il disco della maturità acquisita. “From the living room”, è una dichiarazione d’intenti già dal titolo. Frutto di una sessione casalinga unplugged con un gruppo ormai fedele di musicisti e cantanti, Francesco Piu ha sorpreso con una pubblicazione che cade nell’anno in cui sta girando i palchi sardi, italiani ed europei per festeggiare i vent’anni di carriera. Il tema della sorpresa è ben presente lungo le dieci tracce dell’album – stampato in sole trecento copie in vinile in occasione del “record store day”. Sorprende la sterzata acustica dopo un ultimo periodo decisamente votato al blues rock e all’elettrico. Con il tatuaggio di Jimi Hendrix tatuato sul braccio in vista a mo’ di musa. E invece, “From the living room” è un omaggio – forse una ricerca, forse una scoperta – a un modo di fare musica più intimo e che va a cercare la parte emozionale dell’ascoltatore. Gli assoli sporcati col pedale wah-wah, qui stanno fuori. Entrano, piuttosto, le corde pizzicate delicatamente e la voce matura del bluesman accompagnata dagli echi femminili. Un album quasi tutto di ballad che è un elogio alla lentezza della musica da ascoltare, e non da consumare. O piuttosto l’invito, anche per la scelta fisica, è a consumare semmai le scanalature del disco in vinile. Attraverso dieci cover, Francesco Piu riesce nel percorso di continuo rinnovamento nei confini blues. Tra le vette del disco, brani profondi come “You are not alone”, “Needed time” e Don’t want to know”.
Registrato nel soggiorno di casa di Jim Solinas, maestro sassarese delle tastiere che ha partecipato alla registrazione (lo scorso 13 gennaio), “From the living room” è arricchito anche dal basso di Fabrizio Leoni, dal violoncello di Francesco Ofana e dalle voci di Denise Gueye, Elisa Carta, Rita Casiddu, Giulia Danica Vendler e Gavino Riva.
Il lavoro discografico, uscito in occasione della giornata mondiale che celebra i negozi di dischi indipendenti, è stato presentato dal vivo nel concerto speciale organizzato all’auditorium di Sennori, il 30 aprile. Reduce da alcune date oltralpe in Francia e in queste ore impegnato in Inghilterra, questo è un anno speciale per Francesco Piu. Ricorrono infatti i vent’anni della carriera da solista, cominciata e proseguita nel segno della musica black, seppur coniugata ogni volta in maniera diversa. Tanti i momenti-chiave del chitarrista di Osilo, a partire da “Blues journey”, del 2010, album che lo fece conoscere al grande pubblico. Due anni dopo “Ma-moo tones”, con la direzione artistica di un mostro sacro a stelle e strisce come Eric Bibb, vero trampolino di lancio sui palchi internazionali. “Peace and groove” (2016) rimane ancora, globalmente, la sua opera migliore. Una miscela di blues esplosiva con momenti lenti e appassionati. Un brano come “Mother”, scritto traducendo le parole di Salvatore Niffoi, sembra quasi il preludio, a distanza di anni, dell’atmosfera che pervade questa ultimissima uscita. In mezzo, “Crossing” (2019) rivisitando Robert Johnson in chiave mediterranea e il pregiato “live in France” (2021). E poi un’infinità di collaborazioni. Ma non è finita, per suggellare il ventennale è pronto un disco di inediti a fine anno.