di FILIPPO PETRUCCI
I dati ISTAT al 2024 mettono in evidenza una situazione demografica che continua ad essere preoccupante: la Sardegna è all’ultimo posto in Italia per tasso di fecondità, con 0,91 figli per donna contro una media nazionale di 1,20 e la seconda regione in Italia, dopo la Basilicata, per riduzione della popolazione negli ultimi 12 mesi.
In un anno la Sardegna perde 8.314 abitanti: come se in un anno, Dorgali avesse perso tutta la popolazione. Dal 2016 al 2024, la Sardegna ha perso oltre 88.000 abitanti, quasi come la popolazione di Quartu Sant’Elena e Sestu messe assieme.
Il saldo naturale al 2023 continua ad essere negativo: i decessi (18.563) sono stati più del doppio delle nascite (7.231), portando a un saldo naturale negativo di -11.332. Negativo, continua ad essere anche il saldo migratorio interno: sono circa -598, a indicare che sono più le persone che si trasferiscono fuori dalla regione rispetto a quelle che vi si stabiliscono.
È invece nuovamente positivo il saldo migratorio con l’estero (+3.616 persone), con la Sardegna che torna ad essere una meta per gli stranieri.
Al 1° gennaio 2024, in Sardegna risiedevano 52.878 stranieri, pari al 3,4% della popolazione totale della regione. Le principali comunità straniere provengono da Romania, Senegal, Marocco, Cina e Ucraina, che registra un +16%, mentre le comunità senegalese e marocchina registrano un lieve decremento. Un dato in crescita è anche quello della comunità tedesca che registra un +5% negli ultimi 12 mesi. Sebbene i dati sulle residenze non riescano a tenere in considerazione la dimensione del fenomeno, continua a crescere la comunità argentina, la cui consistenza è aumentata di otto volte dal 2016 ad oggi.
Nel rapporto METE 2024, un focus di approfondimento è stato dedicato alle conseguenze qualitative dello spopolamento e in particolare alla modifica della consistenza delle diverse fasce di età: la Sardegna ha la percentuale più bassa di giovani (0-14 anni) in Italia, con solo il 10,1% della popolazione in questa fascia d’età. Questa situazione non cambia neppure concentrandosi sulla popolazione straniera residente in Sardegna che registra solo il 12% di giovani.
Questa situazione andrà a peggiorare nei prossimi decenni. Le previsioni ISTAT indicano che la Sardegna perderà il 21% della sua popolazione entro il 2050 e la popolazione under 15 anni diminuirà del 32% e la popolazione attiva (15-64 anni) del 38%.
Su questo indice anche la migrazione universitaria: oltre il 16% dei giovani sardi sceglie Atenei fuori regione, principalmente in Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna. In generale il numero totale di studenti iscritti agli atenei sardi è in lieve diminuzione: nonostante gli investimenti per il diritto allo studio, con la Sardegna che riesce a far diventare beneficiari tutti gli studenti idonee alla borsa di studio, permane una criticità nei confronti del tema alloggio per gli studenti fuorisede.
Come nella scorsa edizione del Rapporto, abbiamo voluto vedere se consistenza della popolazione e ricchezza vanno di pari passo. Come lo scorso anno, Cagliari è sia la città più popolosa che quella con il reddito medio imponibile e pro capite più elevato. Tuttavia, le due classifiche si discostano notevolmente con comuni più piccoli che hanno delle performance economiche migliori di comuni più grandi: si tratta di centri amministrativi locali dove sono presenti scuole ed ospedali, snodi importanti per la presenza di infrastrutture viarie, ferroviarie, portuali e aeroportuali, centri con forti caratterizzazioni economiche nel turismo o nell’industria.
L’analisi sia demografica che socioeconomica è stata condotta anche per le attuali province e per gli ambiti provinciali indicati nella proposta di modifica di queste unità amministrative, nonché per le regioni storiche. Queste analisi mettono in evidenza la vivacità del Nord-Est/Gallura dal punto di vista demografico.
Il Rapporto si chiude anche in questa edizione con la rassegna dei progetti e delle iniziative che le ACLI realizzano a favore delle diverse comunità straniere presenti nell’Isola e a sostegno delle comunità sarde all’estero. Da queste esperienze nascono le proposte di policy che le ACLI offrono ai partecipanti al dibattito, espressione del mondo accademico e degli enti impegnati in prima fila nell’Isola nelle politiche migratorie, ma indirizzati a tutti i policy e decision makers isolani.