di LUISA MARINI
La visione e l’incontro con la regista Myriam Raccah organizzati dal Circolo sardo “Peppino Mereu”
Al Supercinema di Monteroni d’Arbia, il pubblico ha potuto godere della visione di un piccolo gioiello che, dopo la presenza in vari festival internazionali e le proiezioni sarde, sta girando anche il Continente, una narrazione per immagini che avvicina le tradizioni ancestrali dell’Isola e la vita di oggi dei suoi abitanti.
Il film documentario narra una dimensione altra, scandita dalla natura. L’impressione è che, qui, il tempo segua un altro ritmo, che lo spazio naturale sia amato e rispettato come una persona. Uomini e animali sono legati da un rapporto profondo, e l’età non conta: vecchi e giovani vivono la condivisione, che passa attraverso il cibo, la musica, il canto.
Myriam, autrice del film, ricerca la memoria delle antiche storie e leggende tra gli abitanti di Oliena, nell’entroterra della Barbagia, a pochi chilometri da Nuoro. Esse paiono scomparse. “Eppure – dice – più trascorrevo del tempo in compagnia dei suoi abitanti, più mi sembrava che lo spirito profondo di quelle storie aleggiasse ovunque”. È una narrazione, la sua, in cui le immagini sono aderenti ai volti, e le Janas del titolo sono evocate e presenti nelle foglie degli alberi mosse dal vento.
Il film scopre il rapporto dei personaggi con il sacro e la magia della natura. La vita di tutti è concreta, ma anche sognata e pervasa da un profondo senso di religiosità. La tradizione del fuoco di San Giovanni è narrata e mostrata dalle donne anziane, depositarie del sacro. Alcuni giovani del luogo sono mostrati nel loro quotidiano, vivono nel presente ma anche nel passato: entrano nelle profondità della nurra (la grotta chiamata Sa Oghe, la voce), quasi a voler scoprire, a partire dalla leggenda del fiore del diavolo, le loro radici nella montagna. Essi sentono la tradizione esprimendola con il canto a tenore, nel quale i loro giovani visi mostrano un’intensità quasi atemporale, accompagnata dalla musica dell’organetto. Una guardia forestale, che è anche pastore, difende il suo paese dagli incendi e sente nella natura il canto delle fate, le Janas, che lo attira tra le rovine delle loro “case”.
Durante il racconto, la pittrice Pina Monne realizza un grande murale su una parete del paese, un portale simbolico, che mette in comunicazione presente e passato: i ragazzi in primo piano cantano e suonano spensierati; il pastore anziano è al di là, ci dà le spalle, conduce gli animali e guarda verso la montagna che domina il paese, il Monte Corrasi; il fumo dell’incendio che appare sulla destra mette in guardia dal pericolo, che potrebbe causare la perdita del loro paradiso in terra. Alcuni abitanti anziani del paese commentano, ora ammirati, ora critici.
Nell’incontro seguente alla proiezione, moderato da Dina Meloni, Presidente del Circolo “Peppino Mereu”, la regista italo-belga Myriam Raccah (la cui mamma è originaria di Posada) ha condiviso con i presenti la genesi della sua opera prima, e ha chiamato accanto a sé uno dei giovani attori del film, Elias Manca, musicista e fantino.
Myriam ha raccontato come lo spunto per la sua ricerca sia stato il ricordo delle storie che ascoltava dai parenti durante le estati passate in Sardegna. Questo l’ha portata, durante la scrittura, a adattare alcune leggende locali ai personaggi del film, basati sulle persone incontrate durante la preparazione, durata in tutto 4 anni. La sua ricerca e i sopralluoghi sono iniziati nel 2017, le riprese sono state realizzate nel 2021, in 3 settimane.
Il dialogo col pubblico è sfociato in una riflessione comune sulle impressioni suscitate dal film, un meta-racconto narrato attraverso la voce della regista, i suoni e le immagini della natura, quasi quadri pittorici. Altro tema, l’anima autentica della Sardegna, dove gli abitanti amano e difendono il proprio territorio e le proprie tradizioni, e le rendono vive. La musica, il ballo e il canto sono occasioni di condivisione, la serietà dei ballerini e dei cantori – dice uno spettatore non sardo – gli ha richiamato alla memoria la meditazione dei monaci buddisti.
Myriam Raccah (http://myriamraccah.tumblr.com) è una giovane documentarista franco-italiana. Dopo gli studi in storia dell’arte e musica (violoncello) a Bologna e Berlino, si è diplomata a Bruxelles in regia e Narrazione speculativa. Ha lavorato come regista, montatrice, sound designer e direttrice di produzione. Dal 2015 è membro dell’ARG, Animation Research Group, collettivo internazionale di ricerca artistica intorno alle pratiche dell’animazione, con il quale ha esposto a Bruxelles e Parigi.
“Domus de Janas” è il suo primo lungometraggio. Premiato al BAFF con il doppio premio della giuria e del pubblico, ha partecipato a vari festival e ha una co-produzione italo- belga, con il sostegno del Centre du Cinéma et de l’Audiovisuel della Federazione Vallonia – Bruxelles e del Ministero della Cultura italiano, della Regione Autonoma della Sardegna e della Fondazione Sardegna Film Commission.