di CRISTOFORO PUDDU
La rappresentazione dell’economia del Madagascar ci da un quadro di estrema drammaticità e l’Isola africana risulta tra le realtà più povere del mondo. Metà della popolazione vive in una condizione e stato di necessità, anche se dal 2023 registra una crescita del 4.2% per l’incremento delle risorse nel settore dell’esportazione tessile e lo sviluppo dell’eco-turismo, alimentato da habitat naturali di assoluta integrità e dalla particolare biodiversità isolana.
Drammatica la situazione infantile: “un bambino su due sotto i cinque anni soffre di malnutrizione cronica”. I rapporti di Amnesty International considerano il Paese africano (colpito da cicliche siccità e cicloni tropicali) tra i più martoriati “al mondo dai cambiamenti climatici che, a loro volta, generano carestie”. Una emergenza ambientale globale che maltratta e ferisce ancor più, in modo sproporzionato e irreversibile, i Paesi in via di sviluppo.
E all’interno delle criticità del Madagascar, s’inserisce la presentazione letteraria di “Faccia di luna” (Edizione Il Trampolino) nei suggestivi ed accoglienti locali d’arte del MacLula (Museo Diffuso di Arte Contemporanea). L’opera di Giuseppina Doneddu (nota Pinuccia) racconta la tribolata ordinarietà quotidiana di un villaggio malgascio, Jangany, frutto dell’esperienza diretta, vissuta tra il 2010 e il 2013, dalla dottoressa sarda Peppina Pala, medico volontario. A coordinare l’incontro, con preziosità e sensibilità nel percorrere i legami narrativi tra i cinquantacinque capitoli, la dottoressa Franca Carboni, neuropsichiatra infantile.
“Faccia di luna” si pone come volano di sensibilizzazione alle problematiche e realtà, in una sintesi di sofferenze ed estreme indigenze di quotidianità, della popolazione malgascia; un percorso tra colori, sapori, odori, natura incredibilmente unica, tradizioni e costumanze ancestrali e miserie “che risucchiano il visitatore indietro di secoli”.
I brevi ed agili capitoli che compongono la pubblicazione, rivissuti con partecipazione e coinvolgente sentire e scrittura da Pinuccia Doneddu, ripercorrono l’esperienza e gli stessi sentieri emozionali ed impegni vissuti dalla volontaria sarda: una condivisa denuncia delle povertà del mondo e soprattutto il rilievo della condizione di bambini senza sogni, senza alimenti, senza cure e senza i basilari elementi di scuola e cultura, per considerare un progetto reale di sviluppo e di riscatto umano e sociale.
Un quadro di povertà, di analfabetismo, di “necessario” lavoro infantile in una cultura di sopravvivenza e di tabù culturali identitari, incomprensibilmente assurdi se visti dall’esterno. E le sacrificate dolorose fanciullezze delle spose bambine che, idealmente e non solo, racchiudono tutte le sofferenze di un mondo calpestato in dignità; schiave di isolamenti, di ignoranze e corruzioni coltivate e cresciute, con indifferenza, anche dai colonialisti europei.
Nel percorso di sviluppo del Madagascar, da raggiungere in modo “decoroso” e nella rispettosa attenzione “tra il vecchio e il nuovo”, significativi i contributi di religiosi – si ricorda la figura del missionario vincenziano sardo padre Tonino Cogoni, che dal 1989 opera nel villaggio di Jangany, e di tante operose suore – e la generosa totalizzante disponibilità dei volontari, presenze di un determinante vissuto tra gli ultimi.
L’attraente “Isola rossa” del Madagascar è raccontata nella sua crudezza e attraverso ritmi e rituali immutabili nel tempo. A contrastare la malia di suggestivi paesaggi, di naturale ricchezza e bellezza, la diffusa “normalità” di estrema povertà segnata da malnutrizione e malattie che portano a dati di elevata mortalità. L’attesa di vita – riferisce la dottoressa Peppina Pala – “è intorno ai quaranta anni e solo un bambino su sette sopravvive dopo i cinque anni”.
Ad aggravare la complessiva situazione di malessere, contribuisce la costante e condizionante instabilità politica e l’incessante e diffusa condizione di corruzione e criminalità. Un libro da leggere e da meditare… nell’auspicato bisogno di riscatto per il popolo malgascio; sviluppo sociale e umano dignitoso, a cui, la sensibilità occidentale ed ex coloniale, dovrebbe contribuire primariamente in sostegno per l’istruzione e le cure sanitarie.