di ALESSANDRA MAGLIARO
Sono riscaldate dallo stesso sole, respirano la stessa aria fatta di salsedine, elicriso e lentischio. E quel mare che le accarezza ogni notte le culla e le protegge.
C’è una forma di simbiosi tra la Sardegna e Anna, la protagonista che da anche il titolo al nuovo film del regista palermitano Marco Amenta, in sala in tutta Italia dal 13 giugno con Fandango dopo essere passato fuori concorso alle Giornate degli autori della Mostra del cinema di Venezia 2023 e premiato in numerosi festival. Prodotta da Eurofilm, Videa Nex Station, Inthefilm, Mact production e Rai Cinema, la pellicola, girata interamente nell’Isola con cast quasi tutto sardo, si concentra sulla vita e la storia di Anna, interpretata dall’attrice di San Sperate Rose Aste, una giovane donna pronta a lottare per se stessa e per la sua terra. Bella, selvaggia e magnetica come la natura incontaminata della sua Sardegna, Anna vive al ritmo del respiro della terra, una terra che cura le sue ferite e nutre la sua anima. Quella terra aspra la protegge, fino al giorno in cui sarà lei a doverla proteggere dai mostri meccanici che vogliono violentarla.
“Ispirato a una storia vera accaduta in Sardegna qualche anno fa, Anna è una storia di resistenza contro il potere – spiega il regista -. Il potere spregiudicato di un capitalismo cieco pronto a distruggere tutto si rispecchia nel potere di una società maschilista e prevaricatrice e combattendo l’una la protagonista combatte anche l’altra”.
Anna, aggiunge Amenta, “è una donna che non vuole abbassare la testa e combatte per non essere schiacciata, non vuole essere una vittima ma non è nemmeno un’eroina; per me era importante tratteggiare il ritratto di una donna reale, piena di difetti e fragilità lontano da ogni stereotipo”. Caratteristiche che il regista ha trovato in Rose Aste. “Io dal personaggio di Anna ho imparato tanto – ha detto l’attrice -, da lei ho imparato cosa vuol dire davvero avere coraggio, non arrendersi, la capacità di affrontare il dolore con una forza che a me spesso manca e anche la sua indipendenza. Abbiamo tanto in comune con il personaggio. Odiamo entrambe le ingiustizie e le prepotenze. Poi ci unisce un’indole non proprio pacata”. Lei si dice entusiasta di aver recitato in un film in cui anche la Sardegna è protagonista. “Mi riempie di orgoglio avere la possibilità di mostrare anche scorci meno noti: abbiamo girato a Muravera, Arborea e Marceddi’ – ricorda l’attrice – Ma non solo. In questo film c’è una componente importante di dialoghi in sardo, prevalentemente in Campidanese ed è sempre un piacere quando viene data la giusta dignità alla nostra lingua”.
Interpretare Anna alla prima esperienza come protagonista è stata per Rose “un’enorme sfida autoriale. Lei e’ una donna che si porta dietro un dolore presentissimo, praticamente una ferita aperta e si protegge dietro una corazza di indipendenza, ma e’ una mina pronta a esplodere. Capitava spesso che a fine riprese fossi esausta sia fisicamente che emotivamente. Sul personaggio ho lavorato tanto e spero abbia dato i suoi frutti”. Cinque settimane di riprese per raccontare la storia di una donna che resiste al capitalismo e a chi vuole distruggere la sua terra. “Il tema della cementificazione in realtà non coinvolge solo la Sardegna – precisa l’attrice -: ma tutto il territorio italiano. La vicenda di Anna è liberamente ispirata alla storia vera di chi si è opposto alla cementificazione.
Una storia simbolica di speculazioni edilizie, privatizzazione strisciante del territorio dalle quali la Sardegna così come altri luoghi sono attanagliate”. Il cast del film è quasi interamente sardo. “Alcuni attori li ho conosciuti in occasione del film – racconta Rose – tra cui Marco Zucca, poi ci sono Daniele Monachella e Daniela Vitellaro”.