
di TONINO OPPES
Riportano al paese d’origine i “voli dell’anima”. Ma, in fondo, è proprio così per tutti: i ricordi più lievi ci conducono spesso verso i luoghi cari e indimenticati dell’infanzia. Con Bolos de s’amina – raccolta di poesie in lingua logudorese – Stefano Arru rende omaggio, con versi di profonda delicatezza, al suo paese d’origine (Pozzomaggiore) sempre coccolato anche negli anni vissuti lontano.
Il lavoro, fresco di stampa, che segue di tredici anni la raccolta Bados, ha una intensa prefazione dello scrittore Giovanni Fiori, decano dei poeti sardi che parla di bellesa de sa poesia de Istevene Arru e intravede nei suoi versi immagini poetiche che diventano simboli e metafore di vita.
C’è tanta umanità, ma anche un forte richiamo ai valori coltivati in sa bidda istimada e alla fede nei suoi ammentos che occupano le pagine del libro fatto di poesie, di contos e di gosos, ovvero quei canti devozionali con i quali si esaltano le figure dei santi o della vergine, e che spesso cambiano di paese in paese.
Premiato in numerosi concorsi Stefano Arru, a lungo dirigente Inail di Sassari, inserisce nella sua recente raccolta le opere più significative scritte negli ultimi anni accompagnando ai testi in sardo la traduzione in italiano.
In molte sue opere traspare l’attenzione per gli ultimi. La sensibilità del poeta è spesso rivolta a chi cerca un lavoro lontano da casa come “il servo pastore forestiero che sbirciando oltre l’orizzonte sogna la sua terra” (teracu furisteri/ a palas de fundales isperiende/ bisat sa terra sua … ) ; professa la sua fede perché non si vive di solo pane: no campat s’omine de pane ebbia; a questo proposito è molto poetico il passaggio sul pane degli sposi, che non è solo cibo “ma nutrimento spirituale”. Accanto ai ricordi de sa pitzinnia, che fanno rivivere un mondo fatto di valori e di rispetto, troviamo i temi forti dell’identità Sardos semus…fizos de su populu.
Ma il poeta non può e non vuole ignorare cosa accade nel mondo, e allora basta uno sguardo, ma può essere sufficiente anche saper ascoltare: Ah ite mundu diffitzile…sos urulos de dissiperu… distruidura e morte chimentant sas isperas…
L’attenzione e la sensibilità per gli ultimi si ripropongono in Caridade a bolu che mette al centro la povertà estrema: qui i versi sono dedicati a chi è rimasto, sotto le stelle, senza casa, né letto e tende la mano in cerca di carità… cantos tuncios si pesant in su mundu/ chi pigant da intragna ‘e poberitos/ intopende sos coros fritos fritos/ de animas colendeche a fundu…
Spesso è la cronaca, ciò che accade e viene osservato quotidianamente, a ispirare maggiormente il poeta che tuttavia – nonostante la cattiveria umana e i conflitti perenni che insanguinano il mondo – non rinuncia a inseguire un futuro migliore che si può costruire attorno alla parola “amore”, la sola che può dar luce ad occhi accecati dall’odio. D’altronde, ecco un altro invito a non smarrire mai la speranza, nessuno deve rinunciare al proprio sogno che, anzi, deve accompagnare l’uomo ad ogni età perché oltre il buio c’è sempre l’aurora e allora “ è dolce/ assopirsi/ immerso dentro/ suoni e/ colori”.
La presentazione del tuo libro da parte del nostro caro giornalista paesano, nonché mio stimato coetaneo, raccoglie in modo completo ed esauriente i vari punti di interesse che la poesia do Stefano abbraccia ed esprime in modo chiaro la sua personalità e i suoi valori. Il paese ha qui un valore centrale per quei contributi morali, religiosi, sociali e politici. Emerge quasi una venerazione per questa comunità dove è cresciuto e che menziona con nostalgia e riconoscenza. Grazie Stefano per questo prezioso contributo alla comunità. Complimenti a Tonino per la capacità di sintesi e completezza nella presentazione dell opera e dello scrittore.
Complimenti per il libro di Stefano Arru. Lo sto leggendo , ed apprezzo tutte Le sue poesie ed racconti del nostro paese.