QUANDO IL MONDO E’ PIU’ CONNESSO DI QUANTO SI POSSA PENSARE: IL LIBRO “EFFETTO DOMINO” DI MARIANGELA PIRA

Mariangela Pira e Alessandra Ghiani

«Un battito d’ali in Africa può scatenare un uragano negli Usa»: partendo da un concetto noto in antropologia come “effetto farfalla”, la giornalista sarda Mariangela Pira, esperta di economia e politica internazionale, nel suo saggio “Effetto domino” (Chiarelettere, 2023) analizza la stretta correlazione tra eventi solo in apparenza isolati e indipendenti, relativi a una serie di questioni di grande rilevanza.
Un’interconnessione globale dunque, resa ancora più evidente dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina, due argomenti trattati nel primo capitolo dell’opera. La cronista prosegue poi con acute riflessioni su crisi alimentare, cambiamento climatico, disuguaglianze nell’accesso alla cura e ai farmaci – rese ancora più evidenti dalla pandemia –, caccia alle terre rare, geopolitica della guerra dei chip, transizione energetica, trasporti, diritti.
Lo sguardo di Pira in “Effetto Domino” scandaglia a fondo le situazioni al centro della sua indagine avvalendosi del parere di numerosi esperti che contribuiscono non solo a suggerire possibili soluzioni e risposte, ma anche a stimolarne di nuove nei lettori. Soprattutto perché «le nostre scelte influenzano le vite degli altri» – chi leggerà il saggio capirà quanto sia vera questa affermazione – e nessuno di noi può pensare di essere estraneo a quanto accade nel mondo ed esimersi dal fare qualcosa per cambiarne le sorti.
La pandemia e la guerra in Ucraina hanno mostrato la fragilità insita nella globalizzazione: con lo stop alle spedizioni e alla disponibilità pressoché illimitata di materie prime e merci a basso costo, si è cercato di invertire una tendenza che sembrava consolidata cominciando a produrre il più possibile vicino al luogo di fruizione di beni e servizi. È il friendshoring, ossia il riavvicinamento delle produzioni, un aspetto di quello che è stato definito slowbalization, ovvero il rallentamento della globalizzazione.
Di fatto però tale inversione di tendenza è più facile da immaginare che da compiere su larga scala. Come infatti scrive Pira in “Effetto domino”, «la globalizzazione è irreversibile sul piano culturale, industriale e commerciale», sebbene debba essere «perlomeno ripensata». Persino la Cina l’ha accettata, «ma a patto che questa si rivelasse a suo vantaggio». Un quadro in cui spiccano le relazioni tra il Paese asiatico e gli Stati Uniti, al contempo «avversari e partner». Visto ciò che sta accadendo dall’insediamento di Donald Trump alla Casa bianca, viene da domandarsi quanto questa convivenza, già minata da tensioni di vario genere, tra cui la questione Taiwan, e ora acuita dalla recrudescenza della guerra dei dazi, possa andare avanti.
L’elevato costo del cibo finisce con l’essere spesso, se non sempre, la causa scatenante di rivolte. Ce lo insegna la storia più lontana nel tempo, ce lo ripetono gli eventi più vicini a noi, come evidenzia l’autrice ricordando la Primavera araba, rivoluzione innescata proprio da questo. Sebbene non si sia arrivati a una vera e propria rivoluzione, Pira ricorda anche la battaglia sul latte del 2019, che ha visto gli allevatori sardi lottare per vedersi riconosciuto un prezzo al litro equo.
L’Isola entra nell’analisi della giornalista anche per un altro aspetto: «Negli ultimi vent’anni la Sardegna ha perso il 70% della superficie coltivata a grano», nonostante gli ampi spazi e il clima favorevole. Scelte compiute perché troppo spesso passa il messaggio della non convenienza a investire in agricoltura o per decisioni prese altrove. Le conseguenze di questa situazione sono diverse: prezzo elevato e qualità del prodotto discutibile in primo luogo, che finiscono per favorire anche lo spopolamento del territorio. Mancano opportunità di crescita e di sviluppo, ma la tendenza potrebbe ancora essere invertita con scelte che tengano conto delle possibilità della regione.
Anche in questo caso, gli esempi riportati dalla cronista sarda in “Effetto domino” evidenziano quanto le crisi scatenatesi in luoghi molto distanti tra loro siano spesso legate. Ancora una volta la pandemia e la guerra ci hanno mostrato i limiti della dipendenza dagli altri Paesi nel momento in cui l’equilibrio e i rapporti vengono compromessi: nel caso del grano, abbiamo assistito a un aumento del costo della materia prima dovuto sia alla necessità di importarla dall’estero – visto che qui se ne coltiva sempre meno – sia alla crescita esponenziale dei prezzi di fertilizzanti e carburante agricolo.
“Effetto domino” punta il faro sul valore della transizione energetica ma anche sulle criticità del modo in cui si sta operando per promuoverla
Tra le questioni indagate da Mariangela Pira vi è poi la transizione energetica, argomento di stretta attualità che riguarda il mondo intero, a maggior ragione vista la presenza di negazionisti del cambiamento climatico, come Trump, nelle stanze del potere. “Effetto domino” punta il faro sul valore della transizione energetica ma anche sulle criticità del modo in cui si sta operando in diverse parti del mondo, Europa compresa, per promuoverla. E sebbene sia stato pubblicato quasi due anni fa, quindi prima delle decisioni che il presidente americano sta prendendo a favore dell’utilizzo dei combustibili fossili, le riflessioni che riporta assumono un significato ancora più rilevante per interpretare i fatti più recenti.
Mentre nella parte ricca del mondo si parla di transizione energetica – e anche del suo contrario –, nei Paesi più poveri, che però hanno immensi giacimenti di minerali, domina l’instabilità politica che favorisce chi su quei minerali ha tutto l’interesse a mettere le mani. Come in Congo, in cui abbondano cobalto e litio, essenziali per la produzione di batterie per telefoni, PC, fotocamere e auto elettriche: un Paese sfruttato, dimenticato, in cui la gente muore per garantire a noi l’utilizzo dei device più alla moda.
La corsa agli approvvigionamenti di elementi necessari per la transizione energetica interessa anche la Sardegna: entro il 2025 dovrebbe tornare operativa la miniera Genna Tres Montis di Silius, da cui si potranno estrarre ogni anno almeno 70 mila tonnellate di fluorite – minerale usato per la produzione delle batterie agli ioni di litio – e oltre 6 mila tonnellate di galena. Con la speranza che l’operazione sia sostenibile dal punto di vista ambientale, considerando che l’attività estrattiva, per sua natura, non è esente da rischi.
Le riflessioni sulla transizione energetica in “Effetto domino” si estendono anche alle cosiddette terre rare, una serie di elementi ad alta capacità conduttiva, capaci quindi di «trasferire energia da un corpo all’altro in modo veloce», oltre ad avere proprietà magnetiche e ottiche. Quanto queste facciano gola a tanti è dimostrato anche dalle recenti richieste di Trump all’Ucraina: 500 miliardi di dollari di terre rare in cambio degli aiuti militari. Un braccio di ferro che non sappiamo ancora a cosa porterà, soprattutto nel caso in cui dovesse interporsi una terza parte, l’Unione Europea. Senza contare il ruolo della Cina, sempre più incisivo in tutti i settori, terre rare comprese.
“Effetto domino” è una chiave per riflettere sui grandi temi di attualità che interessano il mondo contemporaneo e per comprendere le dinamiche in cui tutti siamo, volenti o nolenti, coinvolti. Una scrittura chiara che illustra problematiche economiche e politiche, questioni etiche e sfide globali con uno sguardo sempre aperto alle soluzioni. Un libro estremamente realista, che non cede al pessimismo nonostante tutto, in cui non mancano gli esempi positivi – si veda, tra gli altri, l’ultimo capitolo, “Cosa hai messo nel caffè” – a ricordare che un altro mondo è possibile.
Nessuna parola è superflua, nel saggio di Mariangela Pira. Una lettura consigliata – godibilissima, oltre che utile – per comprendere un po’ meglio ciò che accade intorno o anche lontano da noi e soprattutto per non smettere di ragionare con la propria testa in un momento storico dominato dalla disinformazione e dai mezzi di comunicazione più potenti concentrati nelle mani di pochissime persone. Consapevolezza dunque come strumento per operare scelte libere quanto più possibile da condizionamenti, tenendo sempre a mente che, come ci ricorda l’autrice, «ogni azione presente si riverbera nel futuro. Il futuro abita il presente, anche se non è ancora arrivato» e «ci chiama alla responsabilità etica».

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