
di ASIA PISU
La Toscana ha sempre accolto storie di partenze e nuovi inizi. Tra queste, una delle più
profonde è quella dell’emigrazione sarda, un fenomeno che ha segnato intere generazioni e che ha intrecciato le radici di due terre tanto diverse quanto affini.
Per molti sardi arrivati nel centro Italia, il lavoro non è stato solo un’opportunità, ma un modo per ricreare un senso di casa. Piccoli negozi di alimentari con sapori d’infanzia, mani esperte che lavorano il formaggio secondo metodi antichi, pastori che continuano il loro mestiere tra le colline toscane: segni di una tradizione che si è adattata, senza mai spegnersi.
Tra le immagini più potenti di questa eredità ci sono le mani che mungono, la lana che cade a terra con il suono ritmico delle forbici, i volti di uomini e donne che hanno trasformato i loro sforzi e sacrifici in opportunità. Sono momenti che raccontano la fatica e la passione di chi ha dovuto ricominciare altrove, portando con sé un sapere antico.
È per questo che nasce lo “Spazio della narrazione” nella Tenuta di Suvignano (SI) dedicato all’emigrazione sarda nel centro Italia, una narrazione fisica, visiva e documentale che si propone di restituire dignità e valore alla memoria dell’emigrazione sarda in Toscana, Umbria, Lazio, Abruzzo e Molise. Non un addio, ma un viaggio. Uno scambio di culture che, con il tempo, ha generato nuove identità senza mai cancellare le origini.
Il progetto invita a guardare oltre il concetto di partenza e arrivo per riconoscere il valore dell’incontro e della trasformazione. Un’opportunità per ascoltare le voci di chi ha fatto delle terre del centro Italia la propria nuova casa, senza mai smettere di appartenere alla Sardegna.