“LA NEMESI DELL’ANIMA” DI GIAN MARCO CARBONI: LA MALATTIA MENTALE CHE SPAVENTA, ALLONTANA GLI AFFETTI, ISOLA DA QUELLA QUOTIDIANITÀ NECESSARIA PER SENTIRSI PARTE DI QUESTO MONDO

Presentato a Torralba, il libro di Gian Marco Carboni, La Nemesi dell’anima – Edizioni Amicolibro, il racconto difficile del cammino fianco a fianco dell’autore con la malattia.

Raccontarsi è sempre difficile perché ne hai avvertito il desiderio?  Raccontarsi è si difficile ma, a mio modesto modo di vedere le cose, il racconto e la condivisione hanno sempre un’ampia valenza di catarsi. Se raccontarsi è difficile, condividere se stessi agli altri rappresenta sempre un intenso momento di purificazione, seminando nella propria anima un germoglio di verità e permettendoci di mettere noi stessi di fronte a uno specchio difficile da reggere, ma utile all’evoluzionedella propria essenza. Io porto quello specchio dentro di me, sempre.

In quest’opera ti sei offerto nudo e disarmato, non hai paura di essere ferito? Kalhil Gibran ne “Il profeta”, asseriva che le anime più forti sono cosparse di cicatrici indelebili. La cicatrice, ci insegna la medicina, è un callo fibroso più forte del tessuto di appartenenza. Le mie cicatrici esistenziali rappresentano la mia armatura nei confronti del mondo che mi circonda. No, non ho paura tanto di essere ferito quanto del dolore connesso all’acquisizione della cicatrice. Il mondo di oggi ci ha educato a nascondere le nostre cicatrici. Invece no, dobbiamo portare le nostre cicatrici con fierezza e decoro e aprendoci al mondo in maniera il più possibile vergine.

Sei un medico e conosci la sofferenza, hai visto gli orrori della guerra, sei arrabbiato con la vita o  la ami senza riserve? La missione di pace in Iraq mi ha dato l’esperienza della sofferenza, soprattutto dei bambini. I loro occhi desiderosi di affetto hanno sì squarciato nella mia anima una voragine di desolazione e di smarrimento. Anche in guerra sono stato come ora un fervido amante della vita essendo un medico che ha portato pace dove c’era guerra, ordine dove c’era caos, e amore dove c’era tanto odio. Sono innamorato del meraviglioso caleidoscopio che è la vita.

Credi che questa tua testimonianza possa aiutare qualcuno? Essere testimoni di tutta questa sofferenza può sicuramente aiutare i pazienti colpiti dalla mia stessa patologia a sentirsi accolti. Poiché non può esistere che al vulnus della patologia si aggiunga l’ulteriore vulnus della solitudine. Infatti mi hanno contattato per condividere intimamente la loro patologia.

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