di CARMEN SALIS
Ritornano le indagini, nel suggestivo borgo di Budoni, del nuovo giallo di Giuliana Carta, Quando il gioco si fa duro – Edizioni Amicolibro. Un romanzo liberamente ispirato al caso del rapimento di Denise Pipitone, fatto di cronaca che ha toccato la sensibilità dell’autrice, attenta al tema dei numerosi bambini che ogni anno scompaiono in Italia.
Giuliana, è il ritorno di Lorenzo Barolo ma non solo. Esatto. Compare un nuovo personaggio. Lorenzo Barolo mi piaceva, ma in questo periodo, e con la professione che svolgo, sento la necessità di valorizzare nella gente l’imperfezione con tutto ciò che essa comporta. Per questo ho deciso di inserire un nuovo commissario che si distingue da Barolo per delle caratteristiche che lo rendono piuttosto singolare.
Sei sempre attenta alle storie che riportano alla quotidiana anormalità. Sì. Condivido in pieno il pensiero di Basaglia, che diceva “Visto da vicino nessuno è normale”. Penso che non ci sia una definizione univoca di normalità, ma ciascuno possiede la propria. Patologico è il pensiero di chi vuole ricondurre qualsiasi individuo a degli schemi di funzionamento definiti a priori.
La Sardegna è sempre sede di narrazione, perché? Primo perché la conosco, poi perché a prescindere dal fatto che sia la mia terra è davvero una terra che amo. Non tutti hanno il privilegio di vivere in un’isola piena sia di spiagge che di montagne fantastiche.
Le donne delle tue storie sono sempre molto diverse fra loro. È l’umanità a essere varia. Forse questo si evince più nelle donne perché conosco meglio l’universo femminile. Penso che ciascuna nostra caratteristica abbia dietro una storia, così come c’è una storia dietro ognuno dei miei personaggi.I tuoi libri quanto si legano al tuo lavoro? Dico sempre che penso che se smettessi di lavorare non scriverei più. Può bastare un dettaglio nell’abbigliamento o una frase, o un aneddoto relativo all’infanzia, perché tutto attorno si possa tessere una storia, talvolta anche molto distante da chi l’ha ispirata.