LA STORIA DELLA BRIGATA ‘SASSARI’: LA GRANDE GUERRA IN UNA CONFERENZA AL CIRCOLO “MONTANARU” DI UDINE

Non è certo la prima volta che al Circolo dei Sardi “Montanaru“ di Udine si ricordano e/o commemorano i fasti e la Gloria imperituri della beneamata Brigata “Sassari” coi suoi quindicimila caduti, gli innumerevoli feriti, mutilati e… gli altrettanto innumerevoli Decorati.
Così come è un volto ben conosciuto, benvoluto e bentornato, quello del Colonello in R.va, Lorenzo Cadeddu, Presidente del Centro di Studi Storico Militari di Vittorio Veneto che, con ammirevole precisione e dovizia di particolari, storico, logistico/tattico/strategici, doverosi in un militare di professione e di storico per forma mentis, ci ha illustrato e sintetizzato presentando, con i tipi della Benemerita casa editrice Gaspari di Udine, l’ultima della sue pubblicazioni: La Storia delle Brigate Sassari e Reggio -nella Grande Guerra, vol.4°.
La serata del 16/11/24 è volata nel silenzio di un nutrito numero di soci, avvinti ed attenti alle parole di saluto e ringraziamento del presidente del Circolo Mannoni e soprattutto a quelle del dialogo fra i relatori Cadeddu / Gaspari magistralmente condotto e cadenzato dal nostro socio, a sua volta storico d’insegnamento, prof. Carmelo Spiga.
Abbiamo così appreso dei dettagli sulla battaglia di Caporetto, perchè di una battaglia si è trattato, persa certo, ma non, come spesso la Storia ufficiale tramanda o addirittura travisa, in Rotta. Così come si sono trascurate o ignorate le oltre dieci battaglie successive a Caporetto, da Pozzuolo del Friuli a Ragogna, da Pinzano al monte Faeit ecc. ecc. tanto che l’Editore Gaspari ha intrapreso, in accordo con i Comuni interessati, dei Convegni itineranti nei luoghi delle battaglie, che, con centinaia di caduti, hanno contribuito non poco a far raggiungere il Piave ed arroccarsi sul Grappa, vero perno di tutto lo schieramento difensivo, il nostro Regio Esercito.
Stimolato dal nostro prof. Spiga, l’autore Cadeddu, commosso per l’accoglienza riservatagli, “…in mezzo a voi, dice, mi sembra di respirare aria di Sardegna…” altrettanto commossi, gli applausi non si fanno attendere. Inizia a narrare delle sue minuziose ricerche sui caduti Sardi, che, a fine guerra, assommeranno a circa quindicimila sui centomila arruolati in una Sardegna che, allora, aveva circa seicentomila abitanti. Con la terza battaglia dell’Isonzo nel 1916, è la prima volta che scende in campo la Sassari coi suoi…ladri di pecore…, interloquisce Gaspari, che sanno aspettare, nelle notti senza luna, immobili come sassi fra i sassi e scendere silenziosi con la Pattada in mano, a sgozzare il nemico… E’ l’inizio dell’epopea dei “Dimonios”, I “red Toifels”, come li chiamavano i “crucchi” terrorizzati dai quei fantasmi notturni che, a loro volta, hanno subito e subiranno vere stragi o decimazioni in conseguenza di ammutinamenti veri o supposti.
Emerge nitida viva, dalle parole del relatore, la figura di un sottotenente Friulano, un vero irredento di Belvedere d’Aquileia, Pasqualino Fior, della I^ Compagnia del 151° Reggimento, magro, sottile, tanto che i suoi soldati, che lo veneravano, lo chiamavano di nascosto “fiorellino”. Taciturno, sempre vigile, tutto vedeva e di tutti si prendeva cura, la personale “balentia”, che gli era valsa la stima e l’affetto di tutti, l’aveva dimostrata in una sortita nel Febbraio del 1916 sul Carso. Era accaduto che, al rientro dalla sortita, il Serg.te Guarducci non era rientrato. Senza indugio, benchè da tutti sconsigliato, rientra nella “terra di nessuno” e trova il suo sergente colpito da una pallottola esplosiva “dum-dum”. Se lo carica in spalla e lo riporta nelle nostre linee. Lui magro e sottile con l’omone Guarducci sulla schiena! Stima ed affetto sinceri; al soldato puoi chiedere tutto se ti apprezza, i gradi contano meno di zero se non ti stimano. A fine guerra il tenente Fior, tre volte ferito, fa domanda di passare in servizio permanente ma, gli viene negata per “non idoneità” e viene congedato. Era sua intenzione vendere i suoi terreni a Belvedere e seguire i suoi soldati in Sardegna. Riprende i suoi studi universitari di Chimica industriale e, il giorno della Tesi di Laurea, vestito di tutto punto in alta uniforme con le decorazioni meritate sul campo, si spara un colpo di pistola in testa. Mormorio di commossa costernazione degli astanti!
Il puntuale narrare di Cadeddu si dipana toccando anche gli aspetti di “ammutinamenti” della Sassari o di altri reparti con gli episodi di decimazioni ordinate dall’altero, rigido General Cadorna, comandante supremo del Regio Esercito, ancorato a una concezione ancora ottocentesca della disciplina militare. L’inflessibile rigore lo porterà a essere sostituito dal Gen.le Diaz. Sostituzione “inadeguata” a giudizio del relatore, non condivisa però, dalla maggioranza dei presenti, Spiga compreso.
Ma, questa è un’altra storia che Cadeddu ci racconterà, salute permettendoglielo, in una prossima occasione. Auspichiamo buona salute e lunga vita a tutti i presenti, in primis al caro Cadeddu che ci lascia con una saggia raccomandazione: “Rimanere UMANI, è l’unica virtù che ci può salvare!” Condividiamo.
In chiusura della presentazione, il presidente Mannoni, rinnovando i ringraziamenti, lascia un breve spazio all’estemporanea lettura di una toccante pagina in “limba” dal titolo simbolico “Lugori”.
“Esti una notti de lugori….” è l’incipit della pensosa considerazione negativa di un povero, estraniato fante sardo buttato in una notte di lampi improvvisi e di scoppi, che non sono i festosi fuochi d’artificio, ma è una notte di bombe laceranti, è un mondo di morte e sangue inutilmente versato. L’assurdità di ogni guerra, le attuali comprese, si mostra in tutta la sua protervia!
Giuseppe Dessy, l’autore dello scritto, è un nostro socio assiduo al Circolo, saggio in ogni sua esternazione. Complimenti.

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