Rita Agus
di FEDERICA CABRAS
Grande traguardo per la giovanissima ricercatrice villagrandese Rita Agus, 29 anni e un infinito bagaglio di esperienze: a Losanna, dottoranda del dipartimento di fisica allo Swiss Plasma Center, Rita ha infatti sviluppato un reattore portatile per produrre la PAW, qualcosa che potrebbe cambiare la vita di tutti noi.
Ma di cosa stiamo parlando, nello specifico? «L’idea generale del progetto è quella di sviluppare e testare un nuovo metodo di inattivazione dei batteri, basato su plasmi a bassa temperatura. Il plasma è uno stato della materia e consiste in un gas ionizzato. Per farla semplice, un plasma si forma tramite una scarica elettrica che è in grado di ionizzare l’aria, cioè scomporla in ioni ed elettroni. Questo gas di ioni ed elettroni è molto reattivo e possiede delle caratteristiche chimiche uniche» spiega la dottoressa Agus. «Avvicinando questo tipo di plasma all’acqua è possibile intrappolare nell’acqua le specie chimiche prodotte dal plasma e rendere l’acqua “attivata”, per questo chiamata “plasma activated water (PAW)”. Quest’acqua, che a sua volta è diventata ricca di specie reattive, ha dimostrato di avere proprietà fertilizzanti, fungicide e antibatteriche. Nel laboratorio dello Swiss Plasma Center in cui lavoro, sotto la supervisione del Professor Ivo Furno e con un team fantastico, la prima fase del mio progetto di dottorato è stata sviluppare un reattore portatile per la produzione di acqua attivata al plasma. Questa fase è stata accompagnata dallo studio della composizione dell’acqua, fondendo insieme fisica del plasma e chimica dell’acqua. Dato che non c’è due senza tre, mi sono poi lanciata su esperimenti di microbiologia per lo studio dell’efficacia di quest’acqua nell’inattivazione di microorganismi. Nell’ultimo anno e mezzo mi sono focalizzata sullo studio di come i batteri reagiscono al contatto con l’acqua attivata dal plasma. L’obbiettivo è quello di scoprire quali meccanismi biologici vengono innescati, come base per poter sviluppare una tecnologia sicura, e possibilmente ottimizzare di conseguenza il reattore.»
Rita, che si è innamorata della fisica dei reattori a fissione durante la triennale a Torino in Ingegneria Energetica, sceglie poi la magistrale in Ingegneria Nucleare. Poi si trasferisce un semestre in Belgio per un erasmus e poi ancora a Losanna, dove viene ospitata nel centro di ricerca in cui lavora adesso per la tesi di master. «Al termine della tesi ho applicato per una posizione di dottorato, e adesso sono una dottoranda nel dipartimento di fisica, e mi occupo dello studio sperimentale dell’interazione tra plasmi a bassa temperatura, acqua e microrganismi. Se avessi raccontato questa storia alla Rita che iniziava l’università nel 2014 non ci avrebbe mai creduto! Avrebbe risposto che sarebbe stato impossibile, troppo difficile. In questi anni, anche se ancora oggi ogni tanto lo dimentico, ho capito che è importante sognare, credere in se stessi e darsi l’opportunità di provarci.»
Un anno di lavoro per il reattore, ma quattro anni generali per lo studio del progetto: Rita ormai è quasi alla fine del suo dottorato. «Fare ricerca è un turbine di emozioni incredibile. È molto elettrizzante pensare che ogni piccolo passo avanti significa progresso per tutta la comunità scientifica, e che ciò a cui stiamo lavorando potrebbe davvero apportare qualcosa alla società. Allo stesso tempo però ci sono tanti, tantissimi momenti in cui non ci capisci nulla… gli esperimenti non funzionano e non capisci perché! E proprio perché è “nuovo” spesso non trovi spiegazioni nella letteratura…devi essere tu a risolvere l’enigma e venirne fuori. Ma non sempre i problemi possono essere risolti e bisogna tenere duro. È un po’ come essere sulle montagne russe. Il gruppo con cui lavoro allo Swiss Plasma Center mi ha sempre dato un supporto enorme, sia dal punto di vista emotivo che scientifico. Penso di essere stata estremamente fortunata!»
E per il futuro, nuove corse. «Sarà un’estate densa di emozioni. Nell’immediato sto lavorando agli ultimi esperimenti. A luglio sono stata invitata a presentare il mio lavoro presso una conferenza di fisica del plasma organizzata dalla European Physical Society… ancora non ci credo! Dopodiché mi aspettano la fatidica scrittura e difesa della tesi.Dovrò poi scegliere se continuare a fare ricerca per l’accademia oppure lanciarmi nel mondo delle aziende. Valuterò in base a quali possibilità si presenteranno nei prossimi mesi ma non sarà una scelta facile. La Sardegna mi manca tantissimo e sogno di poter tornare un giorno, chissà!»