OLTRE IL SIGNIFICATO DELLA PAROLA: “DEU SO SARDU” LA POESIA DI PAOLO MELONI “SU STORI” DI SADALI

So Sardu in su bene e in su male, cun su ‘entu, su sole e sa traschia, in abbas durches e abbas de sale, in salude, bonesa e maladia. So Sardu cun muzere e cun famiglia, cun parentes, amigos, mamma, babbu: so tristu e mi faghet meraviglia chi totu oe non apat tentu agabbu…

Così esordisce il Poeta Paolo Meloni di Sadali che amava firmare le sue opere con lo pseudonimo di “Su Stori”, nella Poesia “Deo so Sardu” del 1989, tratta dalla silloge “UMBRAS DE BARBAGIA” del 2002, dove ogni parola va oltre il Significato.

Il significato delle parole con tutte le sue sfaccettature può realmente essere considerato un confine oltre il quale esistono interi regni di significato mai esplorati, mai toccati dalla razionalità ci interroghiamo sul significato della parola e sui suoi limiti.

Quella parziale comprensione delle parole ci pone davanti alla crosta del significato al di sotto della quale esiste l’incompreso, l’insondabile, l’irrazionale. Il linguaggio diviene allora metafora di un limite, diventa quasi una caverna che ci sta stretta e ci impedisce di vedere e comprendere tutto ciò che sta all’esterno di questo utopico rifugio della parola. Quelle parole non si muovono e così non riescono a catturare la macchia del cervello. La macchia del pensiero più intimo non può dunque essere colta nell’andirivieni del significato e per questo si resta al di fuori della piena comprensione.

Dopo il silenzio, ciò che si avvicina di più all’inesprimibile è la Musica…la Poesia e non è forse un caso che siano proprio alcuni versi del Poeta Paolo Meloni, a porci l’arcano sui confini del significato della parola. La letteratura stessa nel corso dei secoli si è dovuta confrontare con i limiti della parola scritta e spesso si è affidata alla poesia per travalicare questi confini, in quanto la poesia è parola d’immagine, metafora dell’inespresso. Ogni nostro tentativo di comprensione è dunque uno slancio appassionato verso l’ignoto, quello stesso ignoto che ci avvicina e allo stesso tempo ci respinge e quella crosta di significato altro non è che il risultato, parziale e sofferto, della nostra continua tensione all’infinito.

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