Emma Fenu
di ANNALISA ATZENI
“Amo la vita con passione ed entusiasmo: una sola non mi basta. Ho riso, ho cantato sotto la luna e ho ballato con il vento, ma ho anche pianto e sono caduta. Mi sono rialzata esono ricascata ancora in mille pozzi per trovare meraviglie.”
Così scrive di sè Emma Fenu che ho il piacere di intervistare. È un’autrice sarda nata a Alghero, laureata in Lettere e Filosofia, che ha conseguito un Dottorato in Storia delle Arti e vari master e corsi di formazione. È presidente e fondatrice di dell’associazione culturale “Cultura al Femminile”, ideatrice e direttrice artistica del festival letterario itinerante della Letteratura e delle Arti intitolato “Madre Isola”, curatrice di collana per la casa editrice “Gli scrittori della porta accanto”. Impegnata nella lotta contro la violenza di genere, insegna italiano a madri migranti. Scrive romanzi, saggi e storie per bambini.
Dopo aver vissuto per quindici anni all’estero, fra Medio Oriente e Scandinavia, Emma si è da pochi mesi trasferita a Trento,
Il legame con la sua terra d’origine resta, però, fortissimo e ispira molte delle sue opere.
Sono stata allieva di Emma Fenu nei suoi corsi di scrittura creativa e emotiva e sua collaboratrice in vari progetti culturali. Poiché mi affascinano le storie di sardi, siano essi emigrati, artigiani, produttori locali, scrittori e operatori culturali, ho chiesto a Emma di raccontarsi con noi.
Grazie, Emma, e benvenuta, sei una scrittrice prolifica e versatile. Mi puoi parlare delle tue opere? Grazie Annalisa per la stima e, soprattutto, per l’affetto: sono reciproci. Riguardo alla tua domanda, io scrivo per passione, per studio, per desiderio di comunicazione e crescita personale e formativa, non solo per lavoro.
Spazio fra generi molto diversi, dai saggi storico antropologici, ai romanzi storici, psicologici e noir, ai memoir autobiografici fino alle storie per bambini e ragazzi, ma c’è un filo conduttore: le Donne, la loro storia, spesso volutamente dimenticata, il loro apporto alla letteratura, alle arti e alle scienze, la loro voce negata quando volevano affermare i propri diritti, esprimere la propria opinione, nella ricerca della libertà da un modello patriarcale misogino. Una libertà che pagarono, talvolta, a caro prezzo: bruciate come streghe, emarginate come puttane; relegate davanti a un focolare, internate in manicomio, solo per fare alcuni esempi. E se la lotta di quante ci hanno preceduto ci ha concesso diritti ora considerati ovvi, la strada per la vera parità e il rispetto dell’Altro non è conclusa.
“Il Natale più bello” è il tuo ultimo libro illustrato dedicato alla magia del Natale: da cosa nasce l’idea di questa storia per bambini? Nasce dall’amore per il Natale più autentico, quello che si veste di luci e colori, ma che scalda, soprattutto, il cuore. Non mi riferisco a modelli stereotipati, a famiglie felici e numerose, a persone che possono permettersi viaggi e regali, ma a realtà, tutte uniche, in cui sentirsi a “casa”, ossia accolti, protetti e amati.
Il Natale è un tema che risveglia sempre emozioni profonde: quale messaggio hai voluto trasmettere ai piccoli lettori e alle loro famiglie? “Il Natale più bello” è la storia di una bambina, costretta a casa con i genitori da una bufera di neve, che trascorre quasi tutto il giorno sola e triste perché mamma e papà sono impegnati nello smart working. Ho voluto far riflettere su come il possesso di troppi giochi e molti supporti tecnologici non possa sostituire relazioni affettive autentiche e profonde e come la corsa alla conciliazione fra famiglia e lavoro si rivela, talvolta, un’impresa impossibile. La piccola Annabel, la protagonista della storia, scriverà, dunque, a Babbo Natale per chiedere in dono non “qualcosa”, ma “qualcuno”, ossia un amico. Arriverà allora, a grattare dietro i vetri della sua finestra, un micio di nome Terence che sarà il suo regalo più prezioso. Terence rappresenta l’Altro vicino a noi, appena fuori dalle nostre case o dalla nostra comfort zone, colui che per distrazione non vediamo, ma che potrebbe renderci la vita più bella.
Nel libro dedichi la tua opera a Terence e a tutti i tuoi custodi con i baffi e coda. È una dedica bellissima e molto poetica. Ti va di raccontarmi chi sono questi “custodi”? Oltre l’invito all’amicizia, all’accoglienza, alla costruzione di rapporti reali basati sul potere di un abbraccio, la mia storia fa riferimento all’importanza della relazione con gli animali, nello specifico i gatti, nostri custodi, che insegna a piccoli e grandi l’amore puro, il rispetto della diversità e degli spazi altrui, la semplice ma preziosa comunicazione attraverso piccoli gesti in piccole cose, quelle che ai bambini – e ai gattini – non sfuggono, quelle che regalano emozione, attesa e stupore. Aggiungo che Terence è un mio custode anche se non è più fisicamente accanto me: ho desiderato che, nella fantasia dove tutto è possibile, diventasse prima un aiutante di Babbo Natale, poi l’amico di una bambina in difficoltà. So, infatti, che averlo incontrato aver e percorso un tratto di viaggio con lui sarà sempre uno dei regali preziosi che ho ricevuto.
Emma, scrivere per i bambini è un’arte, perché bisogna riuscire a catturare la loro attenzione e il loro cuore. Com’è stato per te immergerti in questo mondo creativo? Hai incontrato delle sfide particolari? Hai mai avuto l’occasione di leggere Il Natale più bello direttamente ai bambini? Se sì, che reazioni ti hanno emozionata di più? Le storie per bambini… mi vengono a cercare: diventano parole e colori nell’ispirazione di una sera. Forse sono dettate dalla mia bambina interiore, quella che crede nella magia e ha desiderio di meraviglia. I bambini sono ottimi lettori o, se in età prescolare, fruitori delle storie: non hanno pregiudizi, non hanno filtri, non hanno introiettato i limiti dei nostri stereotipi. E ogni bambino “vive” la storia, cogliendone sfumature diverse, ponendola in relazione al suo vissuto, alla sua cultura, alla sua etnia, al suo carattere. L’emozione più grande che si riceve è l’affermazione “questa storia è bellissima!”, perché i piccoli non mentono e non fanno convenevoli.
Parlando del tuo processo creativo, quanto tempo hai dedicato alla scrittura di questa storia? E come hai costruito il delicato equilibrio tra narrazione e valori educativi? Si scrive anche quando non si è davanti alla tastiera di un computer o a un foglio di carta. Le storie nascono nella mente e nel cuore: si formano, si evolvono, si completano in tempi più o meno lunghi, anche se la stesura finale impegna una manciata di giorni, per una fiaba, o due anni, per un romanzo o un saggio. La narrazione ha sempre un intentio anche se non è rivolta ai bambini: si pubblica un libro per comunicare, confrontarsi, veicolare un messaggio, diffondere valori, denunciare abusi e ingiustizie, portare a riflettere sul senso delle nostre emozioni e azioni.
Le illustrazioni in un libro per l’infanzia sono fondamentali per dare vita ai personaggi. Come hai illustrato Annabel e il suo mondo? Ho seguito due corsi di Intelligenza artificiale, ho studiato e mi sono molto impegnata, ma il libro non avrebbe visto la luce senza la grande professionalità di Stefania Bergo, editora de “Gli scrittori della porta accanto”, che ha lavorato sulle mie immagini con altri programmi di grafica e molta inventiva. La creazione di un libro illustrato con l’AI non è solo un processo tecnico, e decisamente non è facile, ma consente di esprimere creatività. Da scrittrice che non usa l’intelligenza artificiale per scrivere, non la temo: i tempi cambiano e nascono nuove forme di lavoro e nuove figure professionali. Ritengo necessaria la trasparenza, l’etica e la consapevolezza che ci sono e, soprattutto, ci saranno, persone brave e creative quanto e più di noi, ma che in più avranno conoscenza approfondita dell’intelligenza artificiale. Servono regolamentazioni chiare e precise, che tutelino ogni professionista e artista, non paure prive di cognizione. Del resto l’Arte, in tutte le sue forme, è eterna. Le opere di Leonardo vivranno per sempre e il progresso e il futuro, che appartengono alle giovani menti, ci porteranno a nuove riflessioni sul concetto di elaborazione artistica, mantenendo vivo l’amore per la tradizione.
Il Natale è una festa che porta con sé ricordi indelebili. Qual è il tuo ricordo personale più bello legato al Natale? Un cielo stellato e una finestra aperta, nonostante il freddo. Corre il 24 dicembre di tanti anni fa: una bambina scruta il cielo nel desiderio di vedere la slitta di Babbo Natale. La bambina scorge una piccola scia attraversare la luna quasi sferica. Corre scalza verso l’andito, invitando la mamma e il papà a contemplare il miracolo. Non smetterà mai più di credere nella magia di un sogno, quella Bambina, anche se ora è una Donna.
C’è qualcosa di quella Emma bambina, dei tuoi sogni o dei tuoi ricordi, che è finito nella storia di Annabel? In ogni mia opera, perfino in un saggio, c’è qualcosa me. Non sono cresciuta con i genitori impegnati nello smart working, ma con una mamma malata, spesso a letto, e un papà che lavorava tantissimo: nei primi anni della mia vita era medico sia ospedaliero che di base. Ho conosciuto la solitudine, nonostante avessi tanti buoni amici che sono tutt’ora parte della mia vita, e di quei momenti di silenzio ne ho fatto un castello di fantasia, magia, sogno e bellezza. Avevo un gatto immaginario, e perfino una scimmia. I miei gatti custodi hanno aspettato che crescessi e andassi a prenderli. Non escludo che ci sia anche la scimmia nel mio futuro!
Emma, so che sei sempre piena di progetti e idee. Dopo “Il Natale più bello”, hai già in mente un’altra storia per i bambini o per un pubblico diverso? Ho già tre progetti in mente: una piece teatrale, scritta a quattro mani con uno scrittore molto amato da “Tottus in Pari”, sulla violenza di genere e un libro illustrato per ragazzi e adulti sul tema della maternità: entrambi saranno editi nel 2025. E poi un altro romanzo, ispirato alla vita di una Donna conosciuta poco, ma che molto ha dato: un lavoro che mi richiederà dedizione, studio, diligenza, passione, fedeltà storica, inventiva e ancora il coraggio di donare briciole di me stessa, soffiate nel vento della Storia universale. Grazie di cuore, Annalisa.
Grazie a te per esserti raccontata a me a ai lettori di Tottus in Pari. Buon Natale a tutti.
A nome di tutto il Consiglio Direttivo dell’Associazione Italiana Sardegna di Villa Bosch, porge a Voi e alle vostre
famiglie i piú sinceri auguri per Natale e Capo d’anno, serena e colma di gioia.