Maria Luisa Congiu e Antonio Maria Masia
di FRANCESCO CANEPA
Non c’è niente da fare: ma quando si cambia qualcosa nelle modalità consuetudinarie son sempre guai.
E così, essendoci organizzati per il venerdì, anziché, come di consueto, per il sabato, le cose si erano messe male: pioveva a dirotto; c’era lo sciopero nazionale dei mezzi di trasporto; trovare un taxi alla stazione Termini per i nostri ospiti si rivelava un’impresa disperata e penso che possa bastare!
Noi pubblico ed il nostro Presidente eravamo ormai sull’orlo della disperazione quando c’è stato un primo rivolgimento della serata: la nostra socia Maria Paola Manucci si siede al pianoforte e si lancia in un repertorio che ci ha riportato alla musica leggera intramontabile di questo Bel Paese.
All’improvviso si aggiunge la bella voce di Carlo Capria – anche lui uno dei soci affezionati del Gremio, grazie alla moglie sarda Greca – che si accorda perfettamente con lo stile della nostra provvidenziale pianista : “O Sole mio”, “Vecchio frack” e via cantando contagiano i presenti.
Ormai il pomeriggio era quasi salvo!
Ci stavamo godendo quell’inaspettato concerto, quando arrivano (in mero ordine alfabetico) Maria Luisa Congiu, Clara Farina, Pierfranco Meloni!!!
Avreste dovuto vedere Antonio Maria Masia, perché il suo volto si era illuminato e l’applauso che accoglieva gli interpreti del nostro programma fu uno scroscio che annichilì quello della pioggia.
Purtroppo il ritardo cumulato e le esigenze di rientro in Sardegna in giornata del pianista hanno impedito di presentare la storia artistica dei tre ospiti. Ma ci rifaremo.
Rapido cambio di costumi, prova della tastiera sotto le decise mani di Pierfranco Meloni e vai!
Un repertorio che la ferma e misteriosa voce di Maria Luisa Congiu ha scolpito nella “Sala Italia” in maniera indelebile e struggente.
Un repertorio proveniente dai Nuraghe del nuorese ed in parte di matrice congiana che ci ha incantato tutti. Incantesimo che si è interrotto un attimo quando il Pianista ci ha dovuto abbandonare per volare a casa ad Alghero.
Ma la nostra Maria Luisa non è rimasta sola, perché l’attrice “retzitadora” Clara Farina ha affiancato il suo possente repertorio per trascinarci in un’esperienza vocale congiunta assolutamente emozionante.
Dalle sue opere di cantante nata nel “canto gregoriano”, una grande ispirazione per il suo “canto a chitarra” con una vocalità “a boghe crara” che l’ha resa un pilastro della recitazione delle opere dei principali poeti della Sardegna.
Una vera e propria improvvisata corsa sfrenata fra due voci della Sardegna salde e drammaticamente evocative della creatività della nostra gente.
Un’esplosione di sofferta religiosità resa ancora più intima da due voci che non potevano nascondere lo sbocco matriarcale di una ancestrale “armonia” sgorgata alle origini della nostra civiltà isolana.
Ma tutto è destinato a finire ed anche il nostro Concerto si è dissolto lasciandoci visibilmente commossi dall’eco di due voci magicamente unite nella proposizione del “canto sardo”.
Il Presidente Masia è riuscito a tracciare una brevissima storia della cantante nata a Roma, ma rientrata ad Oliena, a vent’anni, per intraprendervi una carriera sviluppata fra il “Duo di Oliena”, esibizioni dal vivo, incisioni discografiche, ri-scrittura di canti, fra i quali “Deus ti salvet Maria”.
Per l’emittente sarda “Videolina” diventò una stella fissa e la sua ultraventennale carriera venne riconosciuta internazionalmente con l’attribuzione del premio “Il filo della pace” nel 2015.
Una struggente versione di “No potho reposare” non potheva mancare.
Esprimere la nostra gratitudine alle Artiste per l’emozione che ci hanno saputo far vivere, non è stato facile neppure per il nostro Masia e tutti noi siamo rimasti vittima di una sensazione di smarrimento per la fine di una simile inaspettata profonda esperienza.
Stavolta la tavolata predisposta dalle nostre padrone di casa (Toia, Anna, Maria Antonietta e Adriana) si è rivelata più opportuna del solito, perché non si era trattato di un semplice Concerto di Natale, ma di una vera e propria impegnativo tensione interiore.
Forse per questo le torte della nostra Anna son sparite più in fretta del solito, affogate nell’ottimo vino arrivato dalla Sardegna: vermentino e cannonau!