Giuseppe De Gioannis
di LUCIA BECCHERE
A seguito della scomparsa della madre Francesca colpita dall’influenza spagnola, Giuseppe De Gioannis (Lanusei 1900 – Nuoro 1976), rimase orfano a 16 anni e quando il padre Salvatore, falegname ad Alghero, convolò a nuove nozze, andò a vivere a Cagliari presso le zie paterne dove dai suoi parenti apprese l’arte di lavorare il legno. A 24 anni ha sposato Antonietta Steri di Portoscuso e dalla loro unione sono nati 9 figli, Carmine (Minuccio) a Cagliari, Italo a Lanusei e gli altri sette a Nuoro dove la famiglia si stabilì definitivamente al centro storico.
Giuseppe ha aperto la sua prima bottega in via Angioi, casa Cualbu e dopo diversi anni l’ha trasferita in piazza Italia, angolo via Cedrino, facendosi presto valere per le sue creazioni in legno, in particolare le cassepanche perennemente esposte all’esterno e ammirate da tutti i passanti, sulle quali riproduceva a intarsio i disegni della tradizione sarda: gallinelle, cervi, pavoncelle, rosoni, soli, personalizzando ogni pezzo destinato ad arredare le case di tutta Nuoro. Lavorava alacremente per soddisfare le richieste della clientela sempre più numerosa, attratta delle rifiniture e dell’eleganza degli oggetti realizzati interamente a mano su legni pregiati, dedicandosi, allo stesso tempo, con maestria e passione al restauro dei mobili. Ad affiancarlo nel suo lavoro i figli Italo e Tito che diventeranno presto dei bravissimi artigiani. Alla morte del padre saranno loro ad ereditare e tramandare i segreti del legno. Italo, specializzato nei lavori a intaglio, ha portato avanti in autonomia la bottega paterna fino alla sua morte avvenuta nel 1981 a 57 anni mentre Tito, diversi anni dopo aver avviato un nuovo laboratorio in via Roma dedicandosi principalmente alla corniceria e al restauro, pensò di trasferirlo nella sua casa di via Ferracciu.
Nel 2015, a Tito succederà il figlio Salvatore (Tore) già titolare dell’attività dal 1982 al 1990 anno in cui ha dovuto chiudere perché gli fu imposto di delocalizzare l’esercizio a Prato Sardo. Era geometra e per diversi anni trovò lavoro presso ditte private come progettista arredatore e rivenditore di mobili adibendo il locale a punto espositivo per mobili da cucina. Tuttavia di recente ha ripreso a lavorare come hobbista trasformando la bottega di via Ferracciu in museo dove hanno trovato collocazione tutti gli strumenti e gli attrezzi di falegnameria dai più curiosi ai più significativi, ricordi vari, foto di famiglia e antichi lavori appartenuti al nonno, al padre e allo zio.
“Mio nonno Giuseppe – ricorda Tore, 64 anni, che oggi rappresenta la terza generazione degli artisti De Gioannis -, era una persona stimata e rispettata. Fin da piccolo mi ha insegnato a lavorare il legno e mi retribuiva con una paghetta mensile di 5.000 lire per ripulire la falegnameria dai trucioli. Mi raccontava come, per andare incontro alla modesta disponibilità pecuniaria del cliente, abbia più volte praticato il baratto con formaggi e salsicce che volentieri venivano consumati in famiglia”.
“Mio padre – racconta la secondogenita Pasquina di 90 anni -, frequentava molti amici, era appassionato di caccia e amava cantare le opere che da ragazzo aveva appreso a Cagliari. Puntualmente accompagnava la famiglia alla festa di San Francesco di Lula, a Lanusei in visita ai genitori, alla fiera di Cagliari e d’estate al mare di Bosa. Il giorno del suo onomastico e festa del papà aveva la consuetudine di portare a casa la torta e i dolci.
Era molto credente – conclude -, frequentava la chiesa del Rosario e la Cattedrale dove, negli anni settanta, vescovo Monsignor Melis, aveva restaurato il vecchio portone in legno, in seguito sostituito con quello in bronzo. Nel 1974, durante la festa di San Giuseppe, priore mio fratello Tito, gli è stata conferita la medaglia d’oro per le sue spiccate doti di artigiano”.
Bellissime!
stupende complimenti
Nella mia casa fiorentina fanno bella mostra e sono invidiatissime cassapanca, piattaia e sedie della premiata ditta De Gioannis abilmente intagliate dal mio carissimo amico di sempre Tore.
Belle..belle
Bellissime
Nonno, di cui purtroppo non ho ricordi, zio Italo di cui né ho pochi, per la prematura scomparsa, ma tutti che ritraggono una persona di una dolcezza e gentilezza infinita.
Zio Tito che era la gioia fatta a persona e Tore, suo figlio nonché mio cugino, che è la dimostrazione che la mela non cade mai lontana dall’ albero.
Nonno ❤️