di LUCIA BECCHERE
Una biblioteca comunale gremita ha accolto il seminario “Sulle tracce del Beato” il 27 ottobre ad Oliena in occasione della festa del Beato Giovanni Antonio Solinas. Pasquale Puligheddu, assessore alla Cultura, ha definito la scuola gesuitica e l’epoca del Beato “Una temperie culturale che ha cambiato il volto e i destini del nostro paese. Gli studi di Francesco Palimodde hanno portato alla luce due lettere “vere e proprie reliquie” – ha sottolineato Puligheddu – che testimoniano la riconferma dei voti e dalla presa del quarto voto. Lettere che Carmen Garfias, ha letto in lingua originale, accompagnata alla chitarra dal maestro Battista Giordano”.
Dopo i saluti di Lara Serra consigliera regionale, Don Cheri parroco di Oliena e don Mattana vicario del Vescovo, la sindaca di Dorgali Angela Testone ha ricordato il cammino dei beati pensato tra i comuni di Galtelli, Orgosolo, Dorgali, Oliena e Orosei “Sulla base dei collegamenti spirituali religiosi e laici fra le nostre comunità – ha detto –, abbiamo pensato al percorso di Santu Jacu, al Cristo miracoloso, alla Beata Maria Gabriella, alla beata Antonia Mesina e al beato Solinas. Assicuriamo il nostro impegno per rafforzare legami di amicizia e cooperazione”.
La storia di Oliena e delle sue chiese fin dal Basso Medioevo è stata ripercorsa dall’archeologo Giuseppe Maisola. “Il paese che nel 1643 ha dato i natali al Beato, ha avuto una sua importanza fin dai tempi antichi. Dalla documentazione rinvenuta sappiamo che la diocesi di Galtelli colloca la Villa di Oliena nel giudicato di Gallura e nello specifico nella curatoria di Galtelli-Orosei fino al 1288.
Del XV secolo – ha spiegato -, abbiamo l’inventario dei beni della mensa vescovile di Galtelli al momento del suo accorpamento all’arcidiocesi cagliaritana checi consente di avere un quadro sulle tante chiese esistenti percui Oliena, dove si formò il Beato, gravata di tasse elevate rispetto ad altre ville, doveva essere un importante centro, da qui la scelta dei gesuiti”.
Per cogliere il valore della testimonianza del Beato Solinas, come ha spiegatodon Tonino Cabizzosu, bisogna ricostruire i tratti salienti della sua vita che lo spronarono ad evangelizzare le tribù dei Tobas, e dei Macovies e dei feroci Chiriguani. Il suo martirio in odium fidei a 40 anni, fu il culmine di un cammino interiore maturato in seno alla famiglia, alla testimonianza dei religiosi gesuiti, all’identità olianese ricca di valori umani e cristiani.
Dal 600 al 1649 il numero dei gesuiti in Sardegna era passato da 123 a 220 e in questo contesto è da collocare la fondazione nel 1658 del collegio di Oliena. Il progetto ambizioso fu ridimensionato stabilendo una comunità di una ventina unità tra padri e domestici laici dove, all’ombra dei padri Pietro Sanna e Gavino Pinna, maturò la vocazione religiosa di G. A. Solinas che ventenne entrò nella compagnia di Gesù. A Siviglia nel 1673 venne ordinato sacerdote e nel 1674partì per Buonos Aires. Svolse la missione evangelizzatrice nelle riduzioni diSant’Anna e di Tapua dal 1675 fino al 1682prima di partire per il Gran Chaco. Oliena deve andare orgogliosa dell’eredità del suo messaggio firmato con il sangue.
“Dopo la sua lunga missione evangelizzatrice a Buones Aires- ha detto Palimodde -, nel 1681 padre Solinas è tornato nella riduzione di San Giuseppe per poi recarsi in quella di Conception dove vi resterà fino alla partenza per il Gran Chaco. Prima di partire per Conception, il giorno dell’Assunta il 15 agosto del 1682 in una solenne concelebrazione eucaristica presieduta da padre Belanguer, il Nostro rinnova i sacri voti sottoscritti a Sivigliae prende il 4 voto leggendo la formula scritta di suo pugno.
“Della prima lettera del 26 giugno del 1683 – ha affermato lo studioso -, non è stato possibile reperire il testo originale, lo riportiamo così come è stato pubblicato da padreLozano nel 1733. Questa lettera si colloca in una fase concitata della azione missionaria quando già piccoli gruppi di Tobas Tanos e Ojoates iniziavano a collaborare. Don Pedro Ortiz e don Diego Ruiz decidono di andare dai Vilelas lasciando padre Solinas con i Tobas. Padre Ruiz chiedeva al padre Provinciale che venisse inviato un altro sacerdote, di massima carità, dal cuore aperto e di fede robustaper essere d’aiuto al Nostro.
I missionari decisi ad abbandonare il forte inospitale di Martin de Ledesma vanno alla ricerca di un posto più salubre per costruirvi una nuova riduzione che venne intitolata a San Raffaele. Don Pedro e padre Solinas vollero raggiungere i Vilelas con l’intentodi creare un’altra riduzione.
In questo contesto – ha proseguito Palimodde-, si colloca la lettera di padre Solinas datata 9 settembre 1683 e indirizzataal Padre Provinciale Lettera mai pubblicata integralmente in quanto nel 1733 sono stati censurati alcuni stralci oggi presenti nel testo. Abbiamo ottenuto dai responsabili dell’archivio di Roma che ci venisse concessa una copia conforme per la pubblicazione dei documenti in nostro possesso perché riteniamo giusto che i fedeli colgano lo spirito evangelico che animava il nostro beato e nella trascrizione abbiamo mantenuto la grafia originale senza nessun correttivo. Quarantotto giorni dopo aver scritto questa lettera – ha concluso Palimodde -, il padre Giovanni Antonio subiva il martirio consegnando la sua anima a Dio, il suo corpo alla terra, il suo cuore ad Oliena”.