da sinistra: Antonello Argiolas, Giovanni Cervo e Carmina Conte
di SERGIO PORTAS
Per promuovere la Sardegna “attraverso i territori” (questa volta si è trattato della città metropolitana di Cagliari) i circoli sardi promotori dell’evento: Milano, Cesano Boscone e Magenta hanno prima messo in piedi un documentario, Antonello Argiolas della “Grazia Deledda” e Giovanni Cervo del circolo milanese se ne sono andati in giro per il cagliaritano a fare domande ed a intervistare soggetti che, a loro avviso, meglio rappresentassero i fermenti di novità e di successo dei vari paesi e territori. Una volta in mano quanto avevano girato si sono rivolti a Carmina Conte, che è giornalista coi fiocchi e qui presiede (a suo dire “solo” laziale di nascita, ma sarda per scelta irrevocabile) che assieme a due addetti del settore, Paolo Carboni e Daniele Arca, hanno confezionato un prodotto mediale variegato, un “falso corto” lo definirei, visto la sua durata insolita, ma evidentemente troppe erano le cose che si volevano portare all’attenzione della gente che ne avrebbe fruito. E così, presso il “quattro stelle” Klima di Milano, che se fosse vicino a una delle fermate del metrò acquisterebbe subito una quinta e una sesta stella, e che senza “navigatore” mai riuscirei a raggiungere nella sterminata periferia milanese, ha fatto da apripista, il documentario suddetto, al convegno che ne è seguito. Una roba abbastanza tosta che solo una cena coi meglio prodotti isolani ( in ispecie vini appositamente scelti da Virginio Mazzei, sommelier di lunghissimo corso, il S’Elegas Nuragus di Cagliari D.O.C. di Argiolas fra tutti ) e piatti scelti e cucinati da uno “chef” cagliaritano : Davide Bonu che nel capoluogo isolano dirige un suo locale a nome “Impasto”, è riuscita a stemperare, al quattordicesimo piano del “Klima” che, per velocità dei suoi ascensori, può competere coi motori più competitivi della formula uno. Il documentario si apre coi fenicotteri del Molentargius che fanno da corona al sindaco di Quartu Graziano Milia, uno dei pochi che può vantare in Sardegna un aumento di abitanti che, nel tempo, dai ventimila è passato ai settantamila. Cosa che l’ha portato a fare una “scommessa sul mare del Poetto”, con cui prima i rapporti non erano felicissimi. E se andrete mai a Quartu non scordatevi di visitare le sue pasticcerie di cui due “zie” di rispettivamente di 90 e 96 anni dicono meraviglie. E ancora vi lavorano giornalmente. Cagliari apre col rifugio antiaereo dell’ospedale “San Giovanni di Dio”, costruito nel ‘43 per 850 persone, e molte ne deve aver salvate dai bombardamenti “alleati” che l’avrebbero quasi resa al suolo. Tocca poi a Cristiano Erriu, segretario generale della camera di Commericio Cagliari-Oristano, dire delle sue imprese in crescita (non altrettanto nel circondario), specie rette da giovani donne, e al sindaco Massimo Zedda soffermarsi sulla crescita di relazioni generate dai teatri, cinema e università. Parla di un vero e proprio mosaico culturale. Ne è esempio la cineteca sarda della società Umanitaria (sorella di quella milanese), Antonello Zanda che ne è direttore cita il suo archivio contenente 30.000 documenti audiovisivi, i 12.000 filmati di “cinema di famiglia” degli anni ‘40/80 che ci permettono di rivederci “ in quanto sardi”, situata nell’ex Manifattura tabacchi. A seguire una serie di interventi che dilungano sulle eccellenze agro-alimentari di livello extra-nazionale, con Valentina Argiolas che ricorda la partenza del nonno con la sua “bingia beccia” di Serdiana, ora lei dirige una azienda di otto cantine, con cinquanta paesi del Parteolla impegnati a fornire le uve, e due enologi e due chimici impegnati in una ricerca continua. Fanno vini di qualità che non temono confronti a livello mondiale. Anche la cantina Pauli’s di Monserrato, a dire di Antonello Serra che “detta la linea”, dal 2011 ha un nuovo corso, ora può esibire ben 6 vini Doc, una produzione di 300.000 bottiglie per anno e si vanta di esportare sin in Giappone, e naturalmente in mezza Europa, Norvegia e Francia comprese. A Maurizia Cilloccu, consigliera comunale a Cagliari, tocca dire delle meraviglie del Mercato di san Benedetto, dei suoi 70 box di venditori di pesce, della sua straordinaria qualità a chilometro zero, tanto che viene citato persino nelle guide turistiche. Il mercato coperto porta benissimo i suoi quasi settant’anni di età. A Cagliari è una vera e propria istituzione. Come lo è la sfilata dei costumi sardi proveniente da tutta l’isola per la festa di Sant’ Efisio, il primo di maggio, carri e cavalieri, launeddas a perdifiato, folla ai lati delle strade. Quelli di “ S’atra Sardigna” si definiscono come i pionieri del biologico sardo, e un po’ di ragione ce l’hanno, nati oramai più di quarant’anni fa a Sestu, ora sono 80 soci e trecento famiglie che vi lavorano, vendendo un terzo dei prodotti nell’isola, e poi metà in Italia, metà in Europa. Un bio distretto che si allarga verso le campagne del Sulcis, del Campidano, sino all’Oristanese. Coi gusci dei 70 ettari di mandorle convertiti in biomassa sono quasi autosufficienti per quello che riguarda l’energia elettrica che serve loro per far funzionare l’azienda. Non occorre elettricità per le “pietre sonore” di san Sperate. Dice Maria Sciola: “tutto il mondo viene qui a visitare il sogno realizzato da babbo Pinuccio. Le sue opere sono accessibili a tutti. Nel nostro archivio solo in Sardegna sono presenti in 170 paesi. La Sardegna, diceva lui, è la più bella scultura al centro del Mediterraneo. Al museo Sciola di san Sperate lavorano ormai 20 persone. Erano 8.000 a seguire il funerale di babbo”. Allo scrittore Francesco Abate ( lui un grande comunicatore) tocca spendere parole di miele per la “sua Cagliari”, da cui mai sente il bisogno di allontanarsi, si ricorda ancora quando la nonna, una Pisano, a Cagliari ce ne sono migliaia, lo mandava a comprare i bottoni in quella che allora veniva detta “piazzetta dei cinesi”, ora è piazzetta Savoia, per ricordare a tutti che la città è sempre stata multietnica, una volta a un nuorese che al solito vantava la sua origine dall’”Atene sarda” ha sbottato: “E nosu seus Babilonia!”. Un salto a Dolianova per un’altra famiglia Argiolas, quella dei formaggi, ne fanno 40 tipi lavorando 10 mila litri di latte, una economia circolare che niente butta via, facendosi aiutare sin dall’Intelligenza Artificiale. Anche qui l’imprenditrice che dirige è giovane e donna:Alessandra Argiolas. Che passa il testimone virtuale a Doriana Usai, di Assemini, una artigiana della ceramica che lavora al tornio e fa delle “cose mostruosamente belle”, tanto che ha vinto per sei volte il campionato mondiale dei lavoratori al tornio. Da una donna fuoriserie all’altra: Marta Maggetti non ha bisogno di presentazioni, medaglia d’oro alle ultime olimpiadi con la sua vela da windsurf: “Ho comprato casa a Cagliari, dice, al Poetto oggi vi è una grande scuola di vela. Ho iniziato sin da piccola qui, e per le competizioni occorre una lunga esperienza di lettura del mare e del vento. Amo la fotografia e trovo per essa scenari di sogno nella Sardegna tutta”. A spegnere un po’ gli entusiasmi è Giuseppe Melis dell’Università di Cagliari, scienze economiche e statistiche, vorrebbe più università, più studenti, più docenti. La scuola sarda soffre di tre principali criticità: l’abbandono scolastico in crescita costante, poi ci sono troppo pochi diplomati e troppo pochi laureati. Mentre tutto il mondo progredito va nella direzione opposta. E il successo di “Sardegna Ricerche” di Pula, dimostra che anche da noi si possano fare cose di alto valore scientifico”. A chiudere il documentario un altro successo: quello dei suonatori e costruttori di launeddas, nel 1987 si erano ridotti al misero numero di cinque o sei, oggi ci sono 200 giovani che le suonano, con concerti numerosissimi in tutta l’isola. La musica tradizionale è in cassaforte. Dopo i saluti “ in absentia” dall’assessora al lavoro Desirè Alda Manca ( la più votata nell’ultima tornata elettorale) e in presenza di Luca Aloi che presiede a Magenta il consiglio comunale, tocca a Giuseppe Melis dell’università di Cagliari l’intervento più significativo. A nome del rettore , naturalmente magnifico, un altro che per scelta si dichiara sardo anche se parla con accento napoletano: Francesco Mola: “ All’università, dice Melis, lavorano 2000 persone. Pur essendo importante sapere chi siamo e da dove veniamo in Sardegna siamo ignoranti per quanto riguarda la nostra storia, che non c’è nei libri di scuola italiani. Urge un approfondimento cognitivo. Io sono sardo, vivo in Casteddu e sono cosciente di essere un privilegiato. Noi sardi siamo stati vittime di una colonizzazione e anche ora questo si riverbera nel modo subdolo con cui vorrebbero farci pagare la transizione energetica. Dobbiamo difenderci insieme. Io voglio stare nel mondo da sardo. Noi anche se non ne siamo coscienti abbiamo un vantaggio competitivo derivante dalla nostra unicità, e su quello dobbiamo fondarci per lavorare alla preservazione della nostra lingua e della nostra cultura”. Auspica poi un interagire costante tra FASI e Università sarda. Cosa che, dice il presidente emerito Tonino Mulas in sede di chiusura, c’è stata ed è stata proficua tempi addietro , è ora di riprendere con più lena di prima. L’intervento di Raimondo Mandis, di slow-food Cagliari (dove è nato e cresciuto), fa aumentare l’acquolina in bocca degli astanti, evoca piatti da favola: burrida con gattuccio di mare, “pisci a collettu”, “cocciula imbriaga con sa fregula”, capperi con inflorescenza leggera (poco salati) , dolci di Quarto e panada d’anguilla di Assemini. Una cooperativa di Pula che prima produceva solo pomodori camuni ora ne produce nove varietà, tutte sarde. A Simone Pisano, linguista di professione, tocca ricordare come da sempre Cagliari sia stata “punicizzata” ( c’è un’epigrafe in latino e punico del 2° secolo d.C.). E la lingua del sud Sardegna è di tipo romanzo del tutto unico, è stata parlata in tutto il Nord Africa sino al 1400. Notevole anche il legame tra il Giudicato di Cagliari e Bisanzio. Costantino I giudice fa regalie a S. Vittore di Marsiglia con documento scritto in sardo con alfabeto greco. Ma tutto questo non basta a decretare che Cagliari sia una “città turistica”, lo dice Marco Sulis, che di mestiere è tour-operator. E visto cosa accade alle “turistiche” Firenze e Roma e Venezia, dove il fenomeno del”troppo-turismo” è oramai endemico, speriamo che non lo diventi mai.