IL MERCATO NEGLI STATI UNITI: I DOLCI RICAMATI DI RITA CARDIA CHE PORTANO LA SARDEGNA OLTREOCEANO

. Passione pasticcera ereditata da una madrina, “decor” ispirato al “filet” di Bosa, base a San Sperate: e clienti anche in Usa
Come in certe fiabe tradotte in cartoon dalla Disney, a mettere in moto le cose nel modo giusto è stato l’apporto di una buona madrina. Priva della bacchetta magica o dei superpoteri di quelle disneyane, ma provvista di sicura mano e altrettanto certa vocazione per la confezione di dolci in generale e torte in particolar modo. È da lì, dalla frequentazione quotidiana e precoce con “tzia” Maurizia (che a sua volta aveva appreso l’arte in una pasticceria di via Napoli allora piuttosto famosa a Cagliari) che Rita Cardia ha introiettato, ancora poco più che bambina, la prima scintilla.
La seconda, quella per il pizzo e il ricamo, è arrivata un po’ più tardi. Quando, lasciata per voglia di lavorare subito la scuola superiore, e in cerca di un suo posto nel mondo, Rita aveva fatto tra l’altro la rappresentante di biancheria intima. Intanto però la dimestichezza con imparti, creme, glasse e decori era cresciuta. E ancora diciassettenne la futura “ricamatrice” di delicatezze aveva, diciamo così, fornito il suo primo dolce ricevendone in cambio a sua volta (vendere in quel momento e in quelle circostanze non era parola usabile ufficialmente) una donazione in danaro. Le cose sono andate avanti. Ma perché due più due non facesse banalmente quattro, ma… ventidue, è servito un po’ di tempo, e doppiare intanto boe fondamentali nella vita di tutti (sposarsi, ad esempio) e quelle ancor più nodali nella vita di una donna: come avere un bambino.


Si è arrivati così al fatidico 2020, e a quella che Manzoni definirebbe, dovesse raccontarla lui, come “provvida sventura”: la forzata reclusione da Covid nella casa di San Sperate dove Cardia, cagliaritana della Marina, nata in clinica alla Sant’Anna, si era intanto trasferita, e dove vive (e lavora) tuttora.
“Mi sono iscritta a tutti i siti più importanti e alle chat di cucina e pasticceria sarda. E ho scoperto – quasi c’è da vergognarsi a dirlo ma è così, ed è così per tanti sardi – quant’è ricca la Sardegna. Ricca non solo delle bellezze che sappiamo e che attirano i turisti, e che sono in fondo le più semplici: ma altre meraviglie, e di tanti “saper fare” che se non sono arte la sfiorano da vicinissimo. Ho scoperto insieme la profondità delle radici del mondo dei dolci tradizionali e la bellezza dei gioielli e dei lavori di taglio, intaglio, ago e uncinetto che le più brave e i più bravi di noi sanno fare, e che portano ognuno il nome di un posto, com’è regola nell’isola. E come è per il “filet” di Bosa”.
E appunto l’incasso antico ispirato a temi tradizionali bosani ha conquistato il cuore di Rita. Mentre i suoi primi capolavori conquistavano la “home page” dei siti di cui prima era frequentatrice stupita e curiosa, e ora protagonista capace a sua volta di stupire. E di attrarre. Visto che son cominciate ad arrivare le prime richieste. Di bellljeddus di ogni forma e tipo, di pastissos, di torte decorate con quell’alveare magico ed etereo che a modo di striscia o centro ricamato Cardia sa comporgli sopra, di “gioielli” (altro stilema ornamentale che richiama la lavorazione de “su coccu”, l’ornamento-amuleto di onice o ossidiana che viene poi istoriato finemente e destinato a mille usi, dal pendente classico alla “protezione decorativa” della culla di un neonato) e via via di altro ancora. Con in cima alla scala dell’orgoglio della creatrice, forse i “cestini sardi”: “Perché – dice – quelli alla fine come dolci li ho inventati io”.


E a un certo punto… “A un certo punto, per come andavano le cose, è nata la voglia e l’esigenza di mettersi a fare sul serio. Cioè aprire un laboratorio. In casa, perché il bimbo, che ora è un ragazzino, era piccolo assai. E di andar fuori non mi pareva, e ancora non mi pare, il caso”.
Avviare in casa una produzione di pasticceria non è esattamente un esercizio semplice. Burocrazia, regole, strumentazione, investimenti. Ma Paola ha superato gli ostacoli, un passo per volta, aiutata e sostenuta da un’associazione provvida, lungimirante e flessibile, Sa Mata, che con il suo progetto “Fattu in Dommo” promuove la traduzione in redditività e occupazione alternativa del “fatto in casa” appunto, stimolando e favorendo la nascita di una rete di laboratori domestici. Come quello da cui oggi Rita Cardia serve clienti in Germania, Paesi Bassi e ora anche negli Usa. Oltre che ovviamente in Sardegna e nel resto d’Italia. Con prodotti che sono tutti a modo loro un unicum, personalizzabile, “customizzabile” e reso sartoriale (meglio: “filettato”) su ogni evento, circostanza, ricorrenza.
E Rita oggi chiosa così la quadratura del suo cerchio esistenziale: “Diciamo che sono felice. Vivo facendo quello che amo senza allontanarmi dalle persone che amo”. Ma a una Pasticceria Cardia proprio non pensa? “Per ora no. Quando il cucciolo sarà più grande magari… Ma per ora “ricamare” e comunque fare in casa, come “tzia” Maurizia e tante donne e uomini che hanno aderito a questo tipo di progetto, mi appaga e funziona. E tanto basta”.

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3 commenti

  1. Capolavori!!!

  2. belli

  3. Eccellenti

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