SUA MAESTA’ IL FLAUTO E SILVIA CAREDDU: UNA STRAORDINARIA CARRIERA INTERNAZIONALE NEL MONDO DELLA MUSICA

Silvia Careddu

Una carriera internazionale straordinaria partita dalla Sardegna e arrivata nei teatri più importanti del mondo della flautista Silvia Careddu, Premio Navicella 2024.
Tanti i riconoscimenti ricevuti in questi anni. Uno per tutti il prestigioso concorso internazionale di Ginevra, conquistato nel 2001. Da quel premio in poi è stato un susseguirsi di traguardi.
Flautista principale in orchestre come la Wiener Philarmoniker e l’Orchestre National de France ed anche insegnate, oggi all’Università di Zurigo.
Tanti premi e riconoscimenti, non ultimo il Premio Navicella. “A volte si pensa anche di essere un po’ dimenticati dalla propria terra e invece poi sapere di essere stata scelta tra chi ha portato l’isola all’attenzione del resto del mondo, fa davvero piacere. Noi sardi poi rimaniamo legatissimi alle nostre radici. Io oramai sono via da tantissimi anni e le posso dire che tra l’altro all’inizio è stato anche uno shock lasciare la Sardegna. Riesco a tornare ogni estate e quando ho la possibilità anche nel periodo di Natale. Mi piace vivere la Sardegna, perché me ne sono privata tanto da giovane”.
Come ha iniziato a fare musica? “I miei genitori si sono accorti che avevo doti musicali e mi hanno indirizzata verso lo studio del flauto traverso, anche se io, avrei preferito il pianoforte. Sono riusciti a convincermi solo utilizzando uno stratagemma: mi avevano detto che se avessi studiato pianoforte, non sarei più potuta andare d’estate a La Maddalena. La scelta fu ovvia per me: amante dell’arcipelago maddalenino, scelsi il flauto!”


Dopo i 16 anni è stato amore totale per il flauto. Quando dopo il Conservatorio è andata a studiare a Parigi che cosa si aspettava dalla musica? Quali traguardi vedeva? “Premettendo che nei confronti della musica nutro le stesse speranze che nutrivo allora da ragazzina, avevo un grande desiderio di imparare, di studiare a fondo la musica, di spingere sempre oltre i miei limiti, perché più si va avanti, più aumentano le difficoltà. C’era il desiderio di apprendere il più possibile tutti gli aspetti dell’arte musicale, per interpretare al meglio il repertorio. Io preferivo la musica da camera ed il repertorio da solista, ma c’era anche il bisogno di suonare in orchestra per ampliare la propria sensibilità musicale, studiando a fondo la letteratura dei più grandi compositori. Col tempo ho scoperto un’altra mia grande passione legata alla musica: l’insegnamento.”
A proposito di questo, se dovesse dare un consiglio a chi inizia a studiare musica? “La strada musicale è appassionante e un po’ contorta, ma le soddisfazioni possono essere tantissime. Bisogna sempre restare coi piedi per terra, perché la strada è lunga e la musica è sempre più in alto di tutti noi. Occorre pensarla un po’ come una ‘divinità’: si può solo continuare a imparare tutta la vita e cercare di servirla al massimo e di regalarla agli altri. La cosa più bella che si possa fare da interpreti”.
Come si scopre un talento? “Non è facile, ci vuole anche fortuna. Un talento si può riconoscere dalla fluidità, dalla spontaneità del fraseggio musicale, dall’armonia dei gesti. Tanto si può imparare e non tutto il potenziale all’inizio risulta chiaro, ma quando lo si intravede, occorre preservarlo e farlo crescere perché è prezioso”.
Per chi vive in Sardegna emergere è più difficile? “Direi di no, certo noi eravamo più agguerriti, non c’era niente prima, a malapena c’erano i primissimi telefonini. Se avessimo voluto trovare un’informazione sarebbe stato più complicato cercarla, non avevamo tutti gli strumenti che ci sono ora. Ma anche i soldi per comprare una partitura. Un cd, per fare un viaggio, per una lezione. Oggi è più semplice, forse per certi versi anche troppo., e si è persa un po’ quel saper dare il giusto valore a quel che si ottiene strada facendo”.


Che cosa le piace della musica della sua terra? “Mi piace moltissimo il canto a tenore, soprattutto la loro intonazione perfetta. Sono andata a sentire in concerto i Tenores di Bitti, è stata una di quelle esperienze che ti entrano nel cuore”.
Le piacerebbe suonare con loro? “Magari, si dovrebbe inventare qualcosa per l’occasione, inserire una voce in più perché le loro sono perfette così, o dovrei doppiare una delle voci perché non vorrei mai disturbarli. Vede, loro fanno musica per trasmettere qualcosa di forte, per passione pura, per far continuare a vivere il canto tradizionale sardo, è bellissimo”.

https://www.lanuovasardegna.it/

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5 commenti

  1. Silvana Michelini

    Sono di parte, ma gli applausi se li merita tutti 👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻

  2. Sei fantastica

  3. Che dire, una grande!!!

  4. Straordinaria

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