di LUCIA BECCHERE
Nell’interessante percorso espositivo “Tra pittura e parole” si può comprendere la formazione umana e artistica di Elio Moncelsi, pittore raffinato, grafico e scultore, illustratore di libri e riviste, nonché poeta. Una personale di 200 opere realizzate dal 1974 al 2024, allestita nel centro Polifunzionale di Via Roma a Nuoro.
Qual è l’opera che la rappresenta maggiormente.
“Quel bambino raffigurato in locandina –confessa -, sono io. Poggia la sua vita sulla parola contenuta nella Bibbia e cresce sorretto dalla speranza del regno millenario di pace promesso da Gesù e dove solo Lui sarà il signore della Terra”.
Di religione cristiano-evangelica, Elio Moncelsi 73 anni, nato ad Armingia, vive ed opera a Nuoro, ha conosciuto Gesù appena ventenne, ha letto la Bibbia e il Vangelo a 12 anni, ha sempre creduto nel Dio della Bibbia venuto in terra a morire per noi sulla Croce, risorto, salito in cielo e poi tornare per portare il regno. Ha accettato la parola di Gesù e preso un impegno di vivere come Lui, farlo conoscere agli altri e per questo ha fatto voto di trascrivere sempre una Sua parola in ogni opera.
Attraverso quali tecniche si è sviluppata la sua arte?
“Sono un autodidatta che dipinge da circa 50 anni. Inizialmente avevo necessità di proporre in più copie un concetto visivo riportando un pensiero di Gesù e ho utilizzato la tecnica della spritz technique, usata dai cavernicoli sebbene con altri mezzi espressivi per realizzare le pitture rupestri. Mediante mascherine di carta determino l’immagine che rende le atmosfere delicate e soffuse. I soggetti, per quanto possano essere duri e tristi, diventano leggeri e morbidi. Attualmente uso l’aerografo con il quale, a getto libero, soffio il colore sulla superfice dell’opera”.
Un soggetto molto ricorrente è il bambino, perché?
“Non ho soggetti preferiti. Trovo i volti eccezionali perché con questa tecnica acquisiscono rotondità e bellezza, così il nudo e i cavalli che poi sono il nudo di per sé, gli scorci, di grande fascino, suggeriscono una bellezza antica. Tuttavia il bambino rappresenta l’ingenuità, la purezza, per questo è più vicino a Dio. Gesù predicava: “Se voi non tornate come bambini, non entrerete nel regno dei cieli”.
Fra le opere una straordinaria fonte battesimale bizantina. “Battezzare significa immergere – dice Moncelsi – Immergersi nell’acqua da adulti era una pratica eseguita dagli ebrei, per purificarsi e, in quanto figli di Dio, andare incontro ad una nuova vita”.
Altro soggetto ricorrente il clown. Anche quando ha la morte nel cuore “sa divertire i bambini”. Si deve svolgere il nostro compito fino in fondo. Tante le maschere perché tanti e diversi sono i volti dell’uomo.
Numerose le rappresentazioni della maternità dai volti sereni, accomunate dalla dolcezza dell’essere madri. Niente e nessuno potrà mai eguagliare la bellezza di una madre che serba in grembo una vita. “La maternità –spiega l’artista -, esprime il concetto di avere qualcuno a cui dare amore che rimanda al concetto divino. Dio ha creato l’uomo per amarlo”.
Le barche che veleggiano silenziose esprimono il concetto di libertà verso l’infinito, i passi incerti impressi sulla sabbia, evocano la precarietà della vita, mentre il vecchio pensieroso per non aver fatto fino in fondo il suo dovere davanti al fantasma di un bambino che non c’è più, l’uomo con la bisaccia che sostiene il peso fisico e spirituale della sua esistenza, l’emigrante con la valigia che riceve la benedizione della madre e i bambini che giocano spensierati con sa bardofula, esprimono i tanti volti di un’umanità che si muove attorno a noi.
Di grande fascino gli scorci antichi con la porta che rappresenta la fede attraverso la quale si arriva a Dio. Il portone attraverso il quale i bambini guardano il mondo perché a loro era vietato uscire se non accompagnati, ci riporta lontano nel tempo. “Non ci sono portoni per i sogni di un bambino – confessa Moncelsi -, coi sogni si va lontano e io sono andato in capo al mondo con quei veloci cavalli legati alla lorica di ferro. Ora che ho girato il mondo con cento aerei, mi sono tuffato su tanti mari e ho bevuto da mille sorgenti, ho ancora un pozzo d’acqua freschissimo e un asinello nel cortile dei miei sogni”.
E’ nell’arte sacra che noi ritroviamo il pittore più maturo e sofferto, L’Annunciazione, la Crocifissione, l’Ultima Cena, vere espressioni di una fede consapevole, colpiscono ogni coscienza, creano turbamenti e intime riflessioni.