Antonello Menne
di GRAZIANO GIOVANNI MANCA
Turismo lento e sostenibile, storia millenaria, cultura, spiritualità e possibilità di raggiungere molteplici destinazioni di pellegrinaggio (con l’opportunità di farle diventare esperienze attraverso cui “rinascere”), contesti naturali unici al mondo e benessere, senso di comunità e accoglienza, una terra meravigliosa da scoprire. Sono alcuni degli elementi su cui si fonda la crescita del movimento dei Cammini anche in terra sarda. I Cammini sardi sono numerosi, ce n’è per tutti i gusti: si va dal Cammino di Santu Jacu che si snoda per 1600 Km., al Cammino di San Giorgio Vescovo (500 Km.), dal Cammino di S.Efisio (60 Km. da Cagliari a Nora), al Cammino di Bonaria (oltre 350 Km.), e così via. Il Cammino di Bonaria è di recente istituzione. Parte da Olbia, attraversa la Sardegna centrale (i santuari di S’Annossata a Bitti e di S.Francesco a Lula, Nuoro, il Redentore e poi Orotelli, Sedilo, Fordongianus), per arrivare a Usellus, Sini, Sanluri e infine Cagliari. Ideatore del Cammino e primo presidente dell’associazione che ha il compito di progettarne e costruirne il percorso è Antonello Menne, che negli ultimi anni ha dato molto del suo tempo alle più diverse esperienze di Cammino. Avvocato e docente di diritto commerciale presso la Cattolica di Milano, scrittore, amante della cultura in tutte le sue forme e della sua terra, Menne è barbaricino di Orotelli. È titolato camminante fin da quando, nell’agosto del 2017, compie in solitaria da Saint-Jean-Pied-de-Port a Santiago, dalla Navarra alla Galizia, il Cammino di Santiago (ottocento chilometri a piedi con lo zaino in spalla per giungere a Santiago de Compostela, appunto, nella cui cattedrale sono conservate le spoglie di San Giacomo il Maggiore, apostolo di Gesù e fratello di Giovanni l’evangelista). È avvezzo si a traguardi da camminante, il nostro, eppure per indole Menne appare lontanissimo dai narcisismi che si riscontrano spesso in coloro che amano il mero primato fisico. È più, quello di Menne, l’afflato filosofico che anima chi vuole privilegiare gli aspetti umanistici che il Cammino incarna, un interrogarsi sul senso dell’esistenza terrena piuttosto che perseguire materialità ed effimero, pure così ben radicati nel vivere odierno. Tra il 2018 e il 2022 Antonello Menne pubblica quattro libri: “Il Cammino di Santiago. Ti mancherà” (2018, ma è del 2023 una seconda edizione del libro con capitoli aggiuntivi e la rivisitazione dei capitoli originari), “La via Francigena, tanta vita. A piedi da Milano a Roma” (2019), “Da Roma a Gerusalemme. Diario di un Cammino” (2021), “Il ritorno. A piedi da Milano a Bonaria” (2022). Nel 2024, con Luigi Falasconi pubblica “La via di Francesco”, resoconto dedicato al percorso compiuto nel 2022 che si snoda dall’Eremo di La Verna fino ad Assisi passando da Sansepolcro, Citerna, Gubbio e fermandosi nei luoghi che hanno accolto il Santo. Il volume è arricchito dagli acquerelli di Luigi Falasconi, che rendono il libro davvero prezioso. A Menne, sulla sua esperienza di camminante e sul Cammino di Bonaria abbiamo rivolto alcune domande.
Quando e come nasce in te la passione per le esperienze di Cammino?
Al Cammino non si arriva mai per caso, ne sono convinto. Trattandosi di un’esperienza molto impegnativa e, per alcuni aspetti, radicale, c’è sempre un periodo di “incubazione”, di preparazione interiore. È come una chiamata che matura in te, una voce che ti invita a metterti alla prova. Così, 10 anni fa ho avuto il coraggio di fermarmi per fare il punto, con mille dubbi e incertezze. Ho preso l’aereo per Porto e mi sono messo in cammino verso Santiago…
Quali desideri intimi esistenziali e/o spirituali, a tuo avviso il Cammino riesce a colmare?
Il Cammino sa dare molte risposte a chi sa ascoltare e ascoltarsi. Nel Cammino, in particolare, si fa esperienza di essenzialità. Lo zaino è la casa del pellegrino. Contiene il minimo indispensabile. Quando torni a casa ti accorgi che molte cose che ti circondano sono inutili e appesantiscono le tue giornate. L’essenzialità arricchisce.
Negli ultimi anni, anche in Sardegna i Cammini vengono condivisi da un numero sempre crescente di persone…
Il movimento dei Cammini sta crescendo in tutt’Italia e anche in Sardegna. Questo è un fatto molto positivo, è il segno che le persone stanno cercando il ritorno alle cose semplici e alla terra. Chi cammina respira la polvere e ha un contatto profondo con la terra. Questo aiuta a ricuperare la dimensione della natura e fa crescere la cultura del rispetto dell’ambiente.
Hai fatto le più diverse esperienze di Cammino, peraltro ben descritte nei tuoi libri. Quale tra esse ti ha lasciato di più, quale ti sentiresti di definire la più arricchente sul piano umano?
Tutti i cammini sono scolpiti nel mio cuore perché ognuno mi ha regalato sensazioni e insegnamenti positivi. Tuttavia, uno lo porto dentro di me come quelle cotte giovanili: mi riferisco al Cammino Francese, 800 km al nord della Spagna, fino a Santiago. Nell’agosto 2017 l’ho percorso partendo da Saint Jean Pied Port. È nella dispensa della mia memoria.
Nel mese di Agosto del 2019 percorri l’Appia antica fino a Otranto e da qui prosegui il viaggio fino a Gerusalemme passando per i luoghi del Gesù storico (Nazaret, Monte Tabor, Lago di Tiberiade, Cafarnao e Gerico) con i tuoi figli Luca e Chiara. Anche alla luce dei recenti avvenimenti e dell’attuale situazione in Terra Santa, come valuti oggi quell’esperienza?
Proveniente da Roma ho attraversato l’Alta Galilea e poi la valle del Giordano fino a Gerusalemme. Adagiare il proprio zaino sul Golgota ti fa capire il dolore di quella terra che è santa ma, oggi più che mai, macchiata dal sangue del conflitto. Per capire il mondo bisogna camminare sulla terra di Gesù. Quando camminavamo sotto il sole, ebrei e palestinesi ci fermavano, volevano parlare con noi, raccontarci i loro problemi. Ho trovato moltissimi punti di contatto fra di loro. Hanno sete di pace. I nemici di quei territori non sono le persone, ma i loro leaders che sono portatori di impressionanti interessi economici.
Nel 2021 nasce “Il cammino di Bonaria”. È stata costituita un’associazione con sede a Lula. Quali le peculiarità e le diversità di questo cammino rispetto agli altri da te sperimentati? Quali sono i principi fondanti dell’associazione e quali le finalità che essa persegue?
Nell’agosto 2020 ho attraversato gli Appennini, poi la Corsica e, infine, da Olbia, con altri pellegrini, sono arrivato al Santuario di NS di Bonaria a Cagliari. Doveva essere il “Cammino di Ritorno”, ma poi è diventato il Cammino di Bonaria. Le persone ci fermavano e ci chiedevano dove fossimo diretti, alla nostra risposta tutti ci raccomandavano di portare una preghiera alla Patrona Massima dell’Isola. Ecco, camminando in quel mese assolato di agosto 2020 è nato il Cammino di Bonaria. Abbiamo costituito un’associazione che aggrega più di 100 volontari. Il percorso attraversa 27 comuni e città, da Olbia, passando per Nuoro fino a Cagliari. Stiamo coinvolgendo le comunità attraversate dal Cammino, a partire dai sindaci, poi i parroci, le associazioni e le proloco in particolare. In ogni comune registriamo adesione e grande entusiasmo. Per suggellare questa intima condivisione stiamo posando all’interno dei centri abitati le pietre in granito con la scritta Siste Viator, fermati pellegrino per un momento di riflessione. Poi le strutture di accoglienza dei pellegrini, B&B, case private e parrocchiali. Per gli oltre 350 km del percorso, abbiamo pronte le tracce digitali e cominciato a posare i cartelli di direzione nelle singole tappe. Il modello che stiamo seguendo è quello di Santiago. Il colore del Cammino è l’azzurro intenso su sfondo giallo. Contiamo di essere pronti per la primavera 2025. Un gran lavoro tutto basato sul volontariato e la partecipazione delle comunità locali cui affideremo il Cammino.