Rosaria Appeddu
di LUCIA BECCHERE
Ultima di 5 figli di padre agricoltore e madre casalinga, Rosaria Appeddu Pessei di Orosei, 103 anni compiuti il 3 giugno, trascorreva molto tempo in campagna dove, nell’azienda di famiglia, tutti lavoravano e producevano. Le difficoltà oggettive per raggiungere ogni giorno il paese non le hanno consentito una regolare frequenza scolastica per cui, suo malgrado, ha dovuto interrompere gli studi dopo la seconda elementare. A sette anni ha indossato sa vardetta per volere della mamma che, fin da piccola, le ha insegnato le faccende domestiche. Lei era felice di dare una mano in casa senza tuttavia rinunciare ad essere pur sempre una bambina: “Possedevo una bambola – racconta – e giocavo a far la mamma. La chilliaio col vecchio brossolu in legno appartenuto a mia nonna”.
In seguito, pur continuando a coltivare la terra, la famiglia decise di stabilirsi in paese. Giunta all’età dell’adolescenza, in occasione della festa di Sant’Antonio, andava a ballare in piazza indossando sa vardettedda moderna di lana. Presto cominciarono a farsi avanti i primi corteggiatori. “Non davo retta a nessuno – confessa -, ma quando è arrivato quello che mi piaceva, l’ho scelto per la vita. Avevo 18 anni, lui 24 – prosegue -. Nenneddu pro mene iti bellu, bravo, simpatico e un gran lavoratore, cosa di non poco conto. In principio appena un saluto, poi si è dichiarato inviandomi per posta una, due, tre e quattro lettere. Con la sola quinta elementare scriveva così bene da sembrare un avvocato. A quel punto, mi cata iffadatu e gli ho detto di sì. Sicuro di essere accettato, è venuto a casa a chiedermi in sposa, tuttavia io ho preteso che si presentassero anche i genitori come garanti e questo è avvenuto. Non appena l’amos accraritu, la mamma mi ha regalato un anello d’oro a suggello di un impegno serio e condiviso.
Durante il fidanzamento ero sempre sotto stretta sorveglianza della famiglia, a lui era stato concesso di venire a trovarmi una volta a settimana, seduto a debita distanza. Se succedeva di trovarmi da sola non entrava per rispetto verso i miei. Beh! … – confessa dopo una breve pausa -, mancari timende, qualche bacio scappava e poi veloce andava via furtivo”.
Si sono sposati nel 1945 nella chiesa di San Giacomo. Hanno dovuto aspettare che lui rientrasse dalla guerra perché impegnato nello scacchiere Mediterraneo. La sposa indossava la camicia e sa vardetta ‘e pannu, lo sposo vestiva l’abito. Una cerimonia sobria con pochi intimi perché il fratello di lui, Sebastiano, era dato per disperso. Non tornerà mai più. “Comunque dopo il pranzo, il ballo sardo era d’obbligo e la gente si è divertita lo stesso”.
Un matrimonio felice quello fra Rosaria e Nenneddu, si sono scelti e amati. Hanno cresciuto i tre figli all’insegna del rispetto e dell’educazione. Una vita interamente dedita alla famiglia, con una grande consapevolezza del valore della cultura. “Non ci è costata nessuna fatica mandare i figli a scuola – sostiene mamma Rosaria -, un normale impegno per ogni genitore. Di questo siamo stati ripagati in quanto loro non sono mai venuti meno alle proprie responsabilità”.
Zia Rosaria aveva appreso l’arte del cucito e del ricamo dalla mamma Mattea e dalla sorella Rimedia, scomparsa a 106 anni. Ha ricamato il suo corredo, a sua volta maestra di giovani apprendiste, ha coltivato questa sua passione fino alla soglia dei cento anni. E’ stata prioressa di San Giacomo e mandataria degli oratori di Santa Rughe e de su Rosariu. Nel 1995 ha celebrato i 50 anni di matrimonio e per quel giorno ha voluto indossare il costume da sposa.
Vedova dal 2002, ha festeggiato i 100 anni con gli intimi e con l’affettuosa presenza di don Roberto Biancu e don Gesuino Corraine. Accoglie tutti col sorriso trascorrendo le giornate coccolata dalla figlia Angela e circondata dall’affetto di Antonia e Francesco. Prega in continuazione, “si sas preghieras non servini a mie e a sa familia mea, ana a servire a chie nde tenete bisonzu”. Molto devota alla madonna del Rimedio, di recente si è raccolta in preghiera nell’omonimo santuario.
“I giovani di oggi – afferma -, sono senza controllo, mi sarei imposta su molte cose. Durante la guerra, le fidanzate e le mogli rimanevano a casa in attesa del rientro dei loro uomini. Lavare i panni al fiume, attingere l’acqua alla fontana e sentire messa erano per loro gli unici momenti d’incontro”.
Un rimpianto?
“Forse qualche viaggio”.
Augurios mannos!!!
Bellissima signora 😘 😘
Complimenti alla Signora augurandole vita lunga 🎊🎊🎉🎉🎉🎉🎉🥂🥂💐💐💐💐💐💐💐💐💐💐
Auguri Bella Nonna!!!!
Che bella Augurissimi 😘
Tantissimi auguri 💐