UN SECOLO DI PATERNITA’, TRA PASSATO E PRESENTE: “STORIE DI PADRI. STORIE DI FIGLI”, L’ULTIMO LIBRO DI ANDREA POLO

Andrea Polo

Andrea Polo, nel suo ultimo libro Storie di padri. Storie di figli (Paesi Edizioni), ci porta in un viaggio emozionante. Un secolo di storia familiare che racconta l’evoluzione del ruolo paterno attraverso le generazioni. Un’opera che tocca le corde del cuore e ci invita a riflettere sul nostro rapporto con i padri e sui cambiamenti sociali che hanno plasmato questa figura.

Il tuo libro è un vero e proprio viaggio nel tempo. Cosa ti ha spinto a scrivere questa storia così personale e intima? Io scrivo di paternità da 14 anni ormai, prima su Panorama.it e poi su Ilfattoquotidiano.it, ma la vera spinta per questo libro è arrivata in due momenti molto precisi; il primo fu un pomeriggio romano quando, al tavolo con due amici, il discorso cadde su mio nonno, raccontai loro la sua storia incredibile e ne rimasero affascinati. Mi dissero che avrei dovuto scriverla, ma mi sembrava strano che la storia di mio nonno potesse essere interessante per altre persone, quindi sorrisi e declinai il loro invito. Il secondo momento, invece, arriva ad agosto del 2022. In quel mese venne a mancare mio padre e io, rimettendo a posto il suo studio da medico, trovai tantissime cose che mi raccontarono pezzi della sua vita (e di quella di mio nonno) che non solo non conoscevo, ma nemmeno avrei mai potuto immaginare. In quei pomeriggi seduto sul tappeto della stanza in cui visitava i suoi pazienti, rilessi molti episodi del mio passato sotto una luce nuova, adesso avevo i tasselli mancanti di un bellissimo puzzle di cui anche io ero parte. Se quei pezzi erano giunti a me in maniera così rocambolesca, però, i miei figli non li avrebbero mai conosciuti e men che meno chi sarebbe venuto dopo. Questo non era giusto per loro, ma nemmeno per mio padre e per mio nonno. La loro storia, la nostra storia, meritava di essere raccontata. E così ho preso in mano la penna e tutto è cominciato. 

La figura del nonno Cosimo è molto affascinante. Un uomo che, nonostante le difficoltà, ha saputo dare ai suoi figli un futuro migliore. Quali sono le lezioni più importanti che hai imparato da lui? La lezione più importante è quella della tenacia. Mio nonno è nato in un paesino dell’interno della Sardegna alla fine dell’ 800, a 5 anni è stato mandato a fare il servo pastore, è cresciuto analfabeta e nemmeno ventenne è stato mandato al fronte in una guerra non sua. Questo avrebbe potuto distruggere chiunque, ma lui ne ha fatto la propria forza con un unico obiettivo; migliorare se stesso e fare in modo che i propri figli potessero essere, diceva lui, “migliori di lui”. Questo voleva dire studiare, istruirsi; ma non per gli altri, bensì per se stessi.

Il tuo libro sottolinea come il ruolo del padre sia profondamente cambiato nel corso del tempo. Quali sono, secondo te, le principali differenze tra la figura del padre di oggi e quella di un secolo fa?

La più importante è quella dei sentimenti e del pudore nel mostrali. Mio nonno è stato padre in un periodo in cui agli uomini non era concesso mostrare in pubblico i propri sentimenti; nemmeno quelli per i propri figli. Era giudicato sconveniente e, termine che ho sempre trovato raccapricciante “roba da donne”. Lui non ha mai preso in braccio nessuno dei suoi 11 figli e dei suoi 20 nipoti (tranne me, ma per scoprire il motivo di questa differenza dovrete leggere il libro!). Mio padre, al contrario, era molto più “fisico e giocherellone” con me e con i miei fratelli, anche se pure per lui era ancora in qualche modo imbarazzante mostrare a pieno i propri sentimenti. Per me, come padre del ventunesimo secolo, è assolutamente normale farlo. Voglio che i miei figli sappiano che la forza di una persona passa anche dalle proprie fragilità. E mai, per nessun motivo al mondo, avrei rinunciato a prendere in braccio i miei figli e a gioire, magari fino alle lacrime, per i loro successi.

Nel tuo libro parli anche dei momenti difficili, delle sfide che hai dovuto affrontare come padre. Quali sono le maggiori difficoltà che un padre deve affrontare oggi? Può sembrare strano, ma proprio quella di essere padre e non amico. A mio parere i figli devono trovare gli amici fra i pari, ma hanno necessità di figure di riferimento, che facciano anche gli educatori, che svolgano il ruolo di genitori. Supporter di tuo figlio sì, sempre. Amico no, è un’altra cosa. 

Hai definito la paternità “il mestiere più bello del mondo”. Cosa rende questo ruolo così speciale? L’imprevedibilità. Ogni giorno è una scoperta. Ogni giorno una sfida. Ogni traguardo una gioia incredibile. 

Qual è il messaggio principale che vorresti trasmettere ai lettori con il tuo libro? Non limitatevi nei sentimenti. Mostrateli, mostrateli ai vostri figli, ai vostri genitori. Non siatene spaventati, fatene la vostra forza. E non smettete mai di credere che potrete raggiungere traguardi incredibili. 

Quali sono i tuoi progetti futuri? Continuerai a scrivere? “Storie di padri. Storie di figli” sta andando benissimo, molto meglio di ogni mia più rosea aspettativa della vigilia e, a meno di sei mesi dall’uscita in libreria si è già conquistato la prima ristampa. Per adesso mi godo questo e continuerò a portarlo in giro con tante altre presentazioni. Se nel mentre arriveranno nuove idee, sarà bello metterle su carta. Chi vivrà vedrà.  

Qual è il ricordo più bello che hai di tuo padre? Ne ho tanti, anzi tantissimi. Se devo sceglierne qualcuno, però, non posso non pensare a quando ero bambino e, in estate, mi sbucciava uno ad uno gli acini d’uva e me li metteva meticolosamente sul pane perché io facessi la merenda. Non ho mai avuto la voglia di dirgli che a me la buccia dell’uva piace; era bellissimo vederlo dedicare a me tutto quel tempo e tutta quella tenerezza. Da grande, invece, il nostro ricordo più bello fu il viaggio per i test di ammissione all’università. Anche di questo, se vorrete, potrete leggere nel libro.

Qual è il momento più emozionante che hai vissuto mentre scrivevi questo libro? Il momento in cui ho messo l’ultimo punto e ho capito che era vero. Quel libro esisteva veramente. Sentivo di aver fatto qualcosa di importante per me, per i miei figli, per mia nipote e per i miei fratelli. Ma soprattutto per mio padre e per mio nonno. Ho pianto di gioia, di stanchezza, di commozione e di tristezza. Un mix incredibile, un’emozione bellissima e travolgente.

Qual è il consiglio più importante che daresti a un giovane padre oggi? Non perdere un solo minuto del rapporto con tuo figlio o tua figlia. Sii coinvolto anche in quelle cose per le quali la società o chi per essa vorrebbe tu non lo fossi. Come ha detto qualcuno più saggio di me; perdete tempo coi i vostri figli, perché non è mai tempo perso.

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