UOMO E SPORT, UN BINOMIO INDISSOLUBILE: CORRADO SORRENTINO, L’AMORE PER IL NUOTO, PER LA VITA, PER LA FIGLIA AMELIA

Corrado Sorrentino

Il legame tra l’uomo e lo sport è un’affinità antica quanto la storia stessa dell’umanità. Attraverso i secoli, l’attività fisica è stata molto più di un semplice passatempo: è stata una forma di espressione, un mezzo di socializzazione, una via per la crescita personale e, in molti casi, un vero e proprio stile di vita. Incuriosita nel mettere a confronto le due facce della stessa medaglia, ovvero l’uomo e lo sport, mi immergo in un grande atleta e uomo del nostro panorama cagliaritano. Corrado Sorrentino, 3 volte campione nazionale assoluto, 23 volte campione nazionale giovanile. Un bronzo Europeo Juniores, 5 volte campione mondiale master e 4 volte europeo master. Non si fa mancare il podio per ben 3 volte come primatista mondiale master e unico atleta al mondo ad aver circumnavigato la Sardegna a nuoto.  Si definisce un allenatore assassino ma soprattutto un atleta che va oltre i propri limiti. Ciò che però pone l’accento alla sfida e al superamento è l’espressione di se’ come uomo.

“Vivo senza la paura di morire, del resto siamo solo di passaggio, mi piace amare e sentire le farfalle anche se non sono un ragazzino, perché senza certe emozioni la vita sarebbe solo sofferenza, ed è tutto così veloce che si rischia di perdere ogni cosa in un attimo, perché la vita è così lunga da passare ma troppo breve per disperderla, meglio viverla, viverla a mille che stare a lamentarsi per ciò che non si può più avere”

Come è nata la tua passione per il nuoto?  Io credo che risalga a qualche altra vita precedente perché ciò che sento quando sono dentro l’elemento acqua, specialmente se parliamo del mare, non credo abbia un collegamento particolare in questa vita. Tutto inizio quando i miei genitori presero in gestione il bar della Rari Nantes, piscina storica di Cagliari all’interno della quale sono stato per trent’anni. Avevo pochi mesi quando sono entrato la dentro. 

C’è stato un momento particolare che ti ha fatto innamorare di questo sport? Non proprio. Di fatto sono sempre stato a mio agio dentro l’acqua al punto che una volta finito l’allenamento di nuoto iniziava quello di pallanuoto e viceversa. E’ stato un po’ tutto normale in termini di evoluzione e sebbene sia arrivato in una piscina all’età di tre mesi, in un’epoca, parliamo del 1974 in cui non esistevano i corsi neonatali, ho intrapreso un percorso di sviluppo solo tre anni dopo.

Qual è la tua specialità e perché hai scelto proprio quella? Ho avuto diverse vite sportive. Da giovane privilegiavo il dorso ma le cose importanti che ho vinto sono arrivate nei 200/400 misti, distanze che ho poi sempre in effetti portato avanti. Nel tempo proprio per la fortuna di essere così eclettico sia negli stili che nelle distanze, ho avuto l’opportunità con i master e da agonista di esprimermi un po’ in tutto. Ci fu in particolare qualche campionato nazionale giovanile dal quale tornai per esempio con sei medaglie, due d’oro nei 200/400 misti, due d’oro nei 100/200 dorso, un bronzo nei 200 rana e un argento nei 200 delfino. In tutta sincerità, dai primissimi anni ’90 cercavo di spaziare un po’ dappertutto.

Descrivi la tua routine di allenamento tipo. Quanto tempo dedichi all’allenamento in piscina e in palestra? Ormai dopo i quarant’anni ho fatto funzionare le preparazioni in virtù degli obiettivi, perché poi nel tempo mi sono orientato molto verso le gare in mare e capisci bene che il tipo di preparazione è completamente diverso rispetto a quella in vasca. Strutturandomi per obiettivi, mi organizzo sempre più o meno un anno prima in modo tale che al netto del bagaglio che mi porto appresso posso perfezionare le relative qualità tecniche, esperienziali, modulando quelle fisiche. Sono consapevole che in virtù del mio vissuto di oggi, posso permettermi di pensare di fare qualsiasi cosa perché dopo l’esperienza vissuta con mia figlia, non ho più paura di nulla.

Qual è il tuo rapporto con l’acqua? Come dicevo inizialmente, probabilmente tutto risale a qualche vita precedente. Entrare in mare, come entrare in casa mia. Sento di appartenere a quel mondo liquido pur sapendo che, nel qui e ora, sono sempre ospitato in un mondo che ora appartiene ad altri esseri viventi.

Quando so di dover nuotare e quindi stare un po’ di tempo dentro l’acqua, medito per un breve tempo chiedendo al mare di proteggermi e ai suoi abitanti di accogliermi. Ho maturato una consapevolezza tale, che mi spinge a nutrire un estremo rispetto per la vita degli altri esseri viventi, nonostante mi sento sempre molto accolto anche nelle situazioni peggiori di un mare in tempesta.

C’è un significato simbolico che attribuisci al nuoto?

Il nuoto mi ha salvato la vita. Ho sempre percepito qualcosa in questa relazione tra me e l’acqua ma non avevo in realtà mai maturato quale fosse davvero il nostro legame. Di fatto se non fosse per il mio vissuto acquatico forse non sarei stato in grado di superare le difficoltà di questi ultimi sei anni. Ho avuto l’opportunità di mettermi in discussione in qualcosa in cui davvero potevo fare la differenza e dare una mano a qualcun altro al di là delle banali prestazioni sportive o imprese. 

Qual è stato il tuo più grande successo finora? E qual è l’obiettivo che ti manca ancora di raggiungere? Sotto il profilo sportivo non c’è dubbio che Giro della Sardegna Nuoto, sia stato straordinario sotto il profilo umano. Il mio più grande successo è stato la nascita di mia figlia nel 2011. Quando nacque, mi sono sentito cambiare schiudendo un varco emotivo infinito fino al 2018 quando per Amelia, è  terminato il suo percorso in questa terra. A livello sportivo non saprei, vorrei fare 1000 cose ma mi rendo conto che forse è iniziato il momento di dare spazio a qualche giovane da sostenere con ogni mia risorsa. Voglio dedicarmi contestualmente ad aiutare gli altri, soprattutto quei bambini con le loro famiglie che quotidianamente lottano per la vita. Penso, nonostante il mio Palmarès sportivo sia molto ampio, che le medaglie importanti siano quelle della vita vera, non quelle sul podio che servono soltanto per formarci affinché nel tempo si riconoscano i sacrifici ai quali ognuno di noi si sottopone perché ci preparano alle difficoltà della vita stessa.

Come ti vivi la gestione, la pressione della competizione?  A dire il vero ho sempre avuto molta consapevolezza di ciò che avevo fatto per arrivare su quel blocco in quel preciso momento, per cui sapendo degli enormi sacrifici e della gigantesca dedizione non ho mai sofferto molto certe pressioni. Sinceramente, più qualcosa si manifestava ostico, maggiore la percezione e stimolo dal mio canto, soprattutto quando l’ignoranza di certi avversari li portava ad esprimere preconcetti a sfondo razziale o pseudo tale. Posso confermare che in quei momenti veniva fuori tutta la mia – barra- da sardo!

Hai qualche rituale pre-gara? A parte quello che ho descritto prima ogni volta che entro nel mare diciamo che non c’è un rituale ben preciso se non una routine di riscaldamento a secco in cui cerco di stimolare ogni distretto muscolare nonché raggiungere il massimo della consapevolezza di me stesso. Tante volte in tal senso, sono riuscito a disconnettermi completamente dalla realtà circostante facendo sì che l’unico legame con tale realtà, fosse appunto il conto alla rovescia piuttosto che la partenza dello starter. 

Qual è la cosa che ami di più del nuoto? E quella che invece ti piace meno? Il nostro rapporto, io quando sono dentro l’acqua mi sento parte di essa.Dopo cinquant’anni sono diventato un po’ pigro con i preparativi specialmente in quelle situazioni in mare in cui per evitare determinate problematiche alla pelle bisogna ungersi, assicurarsi che gli occhialini siano puliti. In generale, i preparativi un po’ mi pesano.

Come descriveresti te stesso fuori dalla piscina? Sono molto fumantino. Talvolta non riesco a stare zitto e purtroppo, delle volte dico ciò che penso e questo non piace. Nella società moderna, la gente detesta sentirsi dire la verità da qualcun altro poichè probabilmente risulta scomoda. L’esperienza di mia figlia, mi ha fatto morire e poi rinascere in una nuova forma umana. Mi accorgo di avere una mentalità diversa sentendomi spesso, nella condizione di sfruttare ogni mia risorsa per un bene comune e non personale. Mi piace molto cercare di aiutare gli altri soprattutto se sono persone che non hanno opportunità.

Quali sono le tue passioni al di là dello sport? La musica senza dubbio. In generale, nella mia vita da dj non troppo professionale, ho spaziato un po’ dappertutto. Ancora oggi, se capita l’occasione mi piace mettere musica ma difficilmente riuscirei a passare la notte in una consolle.Ultimamente mi sono buttato nel mondo della politica perché ritengo che solo attraverso questa, si possono cambiare le cose per cui pur non essendo un grande esperto nel campo, ritengo di poter dire la mia nell’interesse della comunità diversamente da quello che la maggior parte delle volte è stato fatto fino ad ora.  Sono dell’avviso, che stiamo vivendo un periodo storico in cui è in atto un grande cambiamento e io voglio dare il mio contributo naturalmente, per cui con queste elezioni nel consiglio comunale di Cagliari, sto entrando sempre di più nel mondo politico. Ho scoperto che mi piace.

Come concili la tua vita privata con gli impegni sportivi? A dire il vero, gli impegni sportivi sono il meno peggio. Cerco di andare di pari passo per obiettivi e questi, vengono scelti anche in base alla loro fattibilità considerando che di mestiere gestisco due piscine all’interno delle quali, ho il ruolo di direttore sportivo. Nella vita privata, desidero dedicare quanto più tempo possibile alla persona che amo, compatibilmente alle nostre professioni.

Qual è il tuo più grande sogno nel cassetto, al di là del nuoto? Sono padre di Amelia, lo sarò sempre nonostante la perdita.  Vorrei diventare di nuovo padre in questa vita ma essendo spiritualmente molto coinvolto in alcune filosofie, accetto il fatto che questo possa non accadere.

Cosa significa per te essere un atleta professionista? In realtà non lo sono mai stato, almeno sotto il profilo formale, perché di fatto non ho mai avuto un contratto da atleta sebbene lo fossi in tutto e per tutto.

Ciò che ho sempre pensato e che aldilà della professione, essere atleti sia una filosofia di vita, e anche questo è un mantra che mi porto appresso da sempre.

C’è un momento della tua vita in cui lo sport ti è stato particolarmente d’aiuto? In questi sei anni dopo Amelia senza dubbio, il nuoto mi ha salvato la vita.

Se potessi dare un consiglio ai giovani che vogliono iniziare a nuotare, quale sarebbe? Nel caso specifico dei giovani sardi dico che sarebbe importante saper nuotare per questioni di sicurezza, questo prescinde dal fatto che si possa diventare atleti o meno. Logicamente in una condizione di difficoltà un atleta penso abbia più possibilità di cavarsela. Ragionando sull’essere atleti o meno, la differenza la riscontriamo in tutte le discipline sportive esistenti. I ragazzi che praticano sport a livello agonistico, generalmente hanno un approccio alla disciplina differente . Si evince, un rispetto diverso nei confronti della vita e delle persone. Riescono a sviluppare meglio, il concetto e l’azione dell’aggregazione sociale.

Qual è il tuo più grande rimpianto nella vita? Mi sono sempre detto che primo poi avrei fatto le olimpiadi, da allenatore o atleta ma questo ancora non è accaduto. Ho partecipato alle olimpiadi Master, organizzate da una organizzazione parallela con sede australiana. Diciamo che è tutto molto affascinante anche per il fatto che non esiste distinzione tra normodotati e persone con disabilità e le presenze sono sempre intorno alle 30.000 persone. Di fatto però le olimpiadi “ufficiali” sono un’altra cosa, diciamo che entra in gioco l’aspetto professionale dello sport che ne determina le relative prestazioni che in una Olimpiade master ovviamente non possono esserci.

Come ti prendi cura del tuo corpo? Non sono molto fissato in realtà, cerco solo di non ingrassare troppo nei periodi in cui non ho tante opportunità per allenarmi. In questo preciso momento infatti, sto pedalando sopra una bicicletta elettronica proprio perché non avendo molto tempo faccio due cose contemporaneamente: la nostra intervista Azzurra utilizzando il sistema di dettato sull’iPad e nel frattempo sono passati 50 minuti sui pedali.

Qual è la tua alimentazione? Tutte le volte che ho cercato di rispettare un piano alimentare specifico ai fini della prestazione purtroppo mi è andata male perché non sono mai stato in grado di rispettare alla lettera il piano alimentare che dovevo portare avanti. Tuttavia sono stato sempre molto fortunato perché sebbene abbia sempre avuto una forte attrazione per la pizza e i carboidrati in genere, il dispendio energetico quotidiano mi ha dato un enorme mano d’aiuto. Sono diventato vegetariano qualche anno fa, forse quattro, nel momento in cui mi sono reso conto che sebbene mangiassi poca carne, quest’ultima non sarebbe stata necessaria per poter vivere bene. La decisione definitiva è arrivata nel momento in cui stavo per mangiare un boccone di pollo e mentre questo accadeva incrociavo lo sguardo di uno dei miei tre cani che mi guardava con l’occhio languido. Ho pensato che in altre parti del mondo lui, Toby, sarebbe stato cibo per gli umani. In quel momento ho posato la forchetta. Quella volta è stata l’ultima che ho avuto davanti a me un piatto con proteine animali, intesa come carne.Ultimamente sto eliminando altre cose, quasi divento vegano.

Come gestisci lo stress e la stanchezza mentale? Mi sfogo facendo sport, credo che sia la cosa migliore!

Hai mai avuto momenti di sconforto o dubbi sulla tua carriera? Non tantissimi. Uno in particolare quando avevo 19 anni e venni arruolato in polizia e di conseguenza sarei dovuto entrare, cosa che è accaduta per pochi mesi, all’interno della squadra militare, le fiamme oro. Poi una serie di circostanze non solo mi hanno portato ad uscire dal corpo ma anche a smettere di nuotare. Ricominciai due anni dopo circa, reinserendomi nella squadra di pallanuoto della Rari Nantes.

Come li hai superati? Mi sono sempre rimboccato le maniche, ho cercato di capire quali fossero gli errori e i relativi problemi da risolvere

Come ti vedi tra 20 anni? Di recente durante una chiacchierata con un carissimo amico ho dichiarato che farò un altro giro di Sardegna a NUOTO. Per cui tra vent’anni potrei pensare di nuovo ad una follia del genere!

C’è un libro, un film o una persona che ti ha ispirato particolarmente nella tua vita? A cinquant’anni sono state tante le esperienze che in qualche modo mi hanno guidato nel percorso. Tante volte sono uscito fuori strada e tante altre volte sono stato bravo a rientrare in carreggiata. Sono molte le persone che mi hanno dato una mano nei momenti di difficoltà ma anche tante quelle che mi hanno voltato le spalle.Non c’è dubbio che Amelia abbia inciso in maniera evidentemente netta il mio percorso di vita. Tante volte quando qualcuno mi chiede in che cosa io credo, facendo riferimento anche agli aspetti spirituali, asserisco sempre che credo in lei, il mio Dio è lei.

Qual è il tuo più grande successo nella vita, al di là dello sport? Amelia. 

Cosa ti rende felice? Il pensiero che l’universo possa farmi diventare di nuovo padre ma ripeto, se questo sarà il mio destino ne sarò estremamente felice altrimenti accetterò il mio percorso di vita.

Se potessi cambiare una cosa del mondo, cosa faresti? Banalmente cambierei la sofferenza ma mi rendo conto che fa parte della nostra evoluzione dell’anima. Ognuno di noi in base alla propria evoluzione fa un percorso piuttosto che un altro. E’ importante comprendere che ad ognuno di noi arrivano o capitano solo cose che siamo in grado di superare. Questo dipende appunto dalla nostra evoluzione nel momento in cui decidiamo di reincarnarci, cosa nella quale credo ciecamente.

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