Salvatore Tola
Giunto alla settima edizione del Festival Letterario Internazionale della Letteratura Autobiografica Stràngius, è organizzato dal Comune di Serramanna, in collaborazione con l’Associazione “Città della Terra Cruda” e patrocinato dalla Regione Sardegna.
Durante la seconda giornata del festival è stato assegnato a Salvatore Tola il premio “Franco Putzolu: testimone dell’identità sarda”, un’opera “Arature come scritture” realizzata dall’artista Marina Putzolu (figlia di Franco Putzolu).
Le motivazioni della commissione: “Antonio Gramsci scriveva: “La Lingua è un dialetto che nella Storia vince politicamente”. Quando pensavamo che La Sardegna non avesse vinto, in molte istituzioni, scuola, percepirono il Sardo come inadeguato, facendoci sentire inadeguati parlarlo. Salvatore Tola fu uno di quegli intellettuali che ci fece capire quanto importante fosse conoscere e parlare il sardo rivalutando tutta la Letteratura scritta in lingua Sarda.
Salvatore Tola, residente a Sassari, è stato insegnante. Come pubblicista ha collaborato alla pagina culturale del quotidiano locale “La Nuova”. Si occupa della poesia sarda contemporanea come membro delle giurie di alcuni concorsi, tra i quali l’“Ozieri”; e di quella tradizionale curando raccolte per la collana “I grandi poeti in lingua sarda” delle Edizioni della Torre di Cagliari. A questi temi ha dedicato saggi-antologia. Esperto di libri e di editoria, è stato segretario dell’Associazione Editori Sardi ed è collaboratore di alcune case editrici isolane. Nel 2010 ha dato avvio, presso l’editrice Soter di Salvatore Ligios alla “Piccola collana di memorie” – in volumetti tascabili – di cui Stràngius ha già presentato nel 2022 la memoria del capitano Partigiano Geppe Nino Garau.
“Mai avrei immaginato che i librini della mia collana mi avrebbero portato un premio” – afferma Salvatore Tola – Vorrei anche ricordare Franco Putzolu. L‘ho incontrato una volta e la sua figura mi è rimasta impressa, un uomo semplice, ho vissuto il tempo in cui le sue vignette venivano pubblicate sia sull’Unione Sarda che sul Messaggero Sardo, di cui sono stato anche collaboratore regionale, e devo dire che il suo tratto molto pulito, direi quasi elementare era accessibile, la sua scrittura per immagini era facilmente leggibile. La mia impressione era che lui facesse quello che fa una persona che deve fare uno scherzo, cioè far divertire anche la persona vittima dello scherzo. Le sue satire erano garbate. Per me è una grande soddisfazione ricevere in qualche modo una sua eredità”.