LA CENTENARIA DI FONNI: GIUSEPPINA COCCOLLONE RACCONTA L’AMORE, IL LAVORO E PENSA ALLE NUOVE GENERAZIONI

Giuseppina Coccollone

Pippina (Giuseppina) Coccollone, nata a Fonni il 23 luglio 1924 da Raffaele e Eleonora Nolis, è rimasta orfana di madre a 8 anni. Quarta di sei figli, due nati da un precedente matrimonio che il padre aveva contratto con una vedova di guerra e quattro da Eleonora. Vedovo per la seconda volta, Raffaele era convolato a nozze con Raffaela Serusi. Aveva smasso di frequentare le elementari dopo la quarta e come tante altre bambine aveva dovuto portare la divisa da balilla, gonnellina nera plissettata e camicetta di cotone bianca, in seguito vestirà la gonna con una balza centrale verde fra due fasce di orbace bordeau e sa vardetta indumento che indossa tutt’ora.

Con sorprendente lucidità, Pippina rievoca i giochi vivaci da ragazza ma anche tanto tanto lavoro. A casa faceva il pane e i dolci, tuttavia la sua vera passione era il cucito, una dote innata la sua. Da autodidatta aveva appreso l’arte del ricamo, il filo come pennello col quale trasmetteva stati d’animo e dipingeva emozioni. Realizzava scialli, stole, fazzoletti e tovaglie per abbellire gli altari di Fonni e Nuoro. Nelle pareti della sua casa si possono ammirare splendidi dipinti in filo di seta e d’oro che sprigionano raffinate armonie di forme e colori.   

A 25 anni aveva sposato Michele Biccone, pastore di 41 anni, suo vicino di casa. “Era bravissimo – racconta -, è stato un buon marito e un buon padre. Sotto il pergolato ero solita ricamare il corredo e quando mi spostavo, mi lanciava nel cestino i bigliettini con scritto ti amo, ti voglio bene. Il nostro è stato un matrimonio d’amore, celebrato nel ’49 alla presenza dei parenti stretti”.

Lei vestiva il costume tradizionale, su vardellinu, su gipone e il fazzoletto di seta ricamato con le sue mani, a seguire il pranzo, i balli e il gioco di sa murra. Dalla loro unione sono nati 3 figli, due maschi e una femmina, oggi tia Pippina è nonna di 5 nipoti e bisnonna di 2 pronipoti.

Quando nel ‘68 il marito aveva smesso di fare il pastore e avviato un mulino per cereali con rivendita di mangime, lei aveva lavorato duro. Coltivava gli orti, vendeva le patate, accudiva le galline e i maiali, preparava le provviste per i suoi tre figli che studiavano a Cagliari. Poiché Michele, omine ‘e messu per la capacità di risolvere dissidi e diatribe e perito a vista nella valutazione in merito a divisioni, danni e quant’altro, era spesso assente, è stata lei a mandare avanti la casa e a sostenere i figli agli studi.

Alla sua figura esile e minuta si contrappone un carattere forte e intraprendente, un linguaggio forbito e una argomentazione logica di chi si porta dentro uno straordinario vissuto lavorativo.

“Ai miei tempi – commenta -, per unirsi in matrimonio e formare una famiglia occorreva avere la testa attaccata al collo, oggi ci si separa con facilità perché i giovani non sono preparati a gestire le difficoltà della vita. Ieri, c’era molto poco e si faticava tanto, oggi si fatica meno per il troppo benessere. Ai miei nipoti – prosegue -, raccomando l’onestà del vivere e il rispetto per il lavoro, seppur con qualche capriccio, sono giovani e ci sta. A Fonni, quando io ero giovane, non avevo mai visto un uomo fare pane e dolci, adesso fanno tutto, sono molto collaborativi e questo mi piace”.

Una specialità gastronomica d’altri tempi? Patate con ricotta secca e minestrone con cagiau. 

Un aneddoto? “Avevo 8 anni – ricorda -, quando i miei mi avevano mandato nel nostro terreno di dudulu alle pendici del monte Spada a recuperare un colabrodo consegnandomi anche una bustina di fagiolini per metterli a dimora in palas dei solchi. Avevo precorso 15 chilometri a piedi, sola e impaurita, non avendo capito cosa si intendesse per palas, li ha buttati in un dirupo facendo rientro col colabrodo”.

Tia Pippina vedova dal 1981, è sempre stata vicina alla chiesa, ha frequentato regolarmente gli incontri di preghiera, ha fatto parte dell’associazione cattolica e dell’associazione del Sacramento.

Il 23 luglio ha festeggiato il suo centesimo compleanno con grande partecipazione da parte di tutta la comunità fonnese. Il nipote Raffaele, giunto da Roma per l’occasione, le ha consegnato la pergamena con gli auguri di papa Francesco, il parroco don Antonello Solinas le ha impartito la benedizione e la sindaca Daniela Falconi le ha portato i saluti dell’amministrazione comunale.

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