PAOLO PULINA (1948 – 2024): QUANDO LA CULTURA SARDA COSTRUISCE PONTI

Paolo Pulina

L’emigrazione sarda, tutta, organizzata e non, è in lutto. La notte del 27 luglio è venuta a mancare una delle sue “anime” e “cuori” pulsanti del mondo de “su Disterru”. Uno per cui, nonostante le ultime divergenze personali sul modo d’intendere l’emigrazione oggi, la parola “cultura” non è mai banale. Questo, sostanzialmente, è stato Paolo Pulina da Ploaghe, pavese d’adozione. Uno per cui “costruire ponti” è stata la normalità. Lungo tutta la sua vita, dedita alla cultura ed alla diffusione, in tutte le sue forme, della cultura sarda.

Un “costruttore di ponti” già dall’ infanzia, legata indissolubilmente a quel suo “luogo del cuore” che è Ploaghe, da cui è partito tutto. Nel 1948. “Ponti” che hanno costruito strade, indicato percorsi e nuovi indirizzi. A Ploaghe, appunto, innanzitutto, sulle orme dei grandi intellettuali come il canonico Giovanni Spano, il padre dell’archeologia sarda moderna, e dello storico e giurista Giovanni Maria Lei Spano, autore di una magistrale opera, ancora tutta da studiare e conoscere, “La Questione Sarda”, di stringente attualità. Quel comune che, nel giugno 2006, lo onorerà del “candeliere ploaghese” per gli indiscussi meriti culturali. Legate al suo “humus” familiare e di origine sono le seguenti opere: “Ploaghe e Santa Giuletta: cultura di paese e dintorni (1984)”. E, soprattutto, “Il tesoro del Canonico. Vita, opere e virtù di Giovanni Spano, 1803-1878 (2005)”, curato con Salvatore Tola, presentato alla Fiera Internazionale del Libro di Torino del 2005 e nel dicembre 2005 a Ploaghe con la partecipazione di Francesco Cossiga e Manlio Brigaglia. Per arrivare alla curatela della voce “Ploaghe” nel quarto volume del “Dizionario geografico dei comuni della Sardegna” (2005). Sempre legata a Ploaghe è la curatela della voce dedicata ad Enzo Bontempi per la “Grande Enciclopedia della Sardegna” apparsa sulla Nuova Sardegna nel 2007. Bontempi che era stato direttore didattico nel paese logudorese.

L’ altro “ponte”, costruito imprescindibilmente dal primo suo luogo d’origine, è stata la città di Sassari, dove il giovane Paolo Pulina matura e si diploma al liceo classico “Azuni”. Allievo di colui che sarà uno dei suoi padri “culturali” di sempre, il compianto storico prof. Manlio Brigaglia. Manlio Brigaglia che, come ha avuto a definirlo da poco il prof. Guido Melis, compagno liceale di Pulina, “ne aveva fatto di Paolo un uomo, il suo capolavoro”. Stando a quanto ha scritto, in modo commovente lo storico sassarese dell’amministrazione pubblica, Manlio Brigaglia ebbe a definire Paolo Pulina in questo modo: “Ho formato generazioni di ragazzi, alcuni sono diventati intellettuali importanti. Ma il mio capolavoro è stato Paolo”. Capolavoro, perché il ragazzo Paolo, a sedici anni, era venuto da Ploaghe, un piccolo centro della provincia, senza avere alle spalle tanti studi né cultura. Iscritto al Liceo Azuni di Sassari, aveva avuto la fortuna di incontrare il grande storico. Che lo aveva praticamente formato: inoculate le letture che contavano, insegnato a scrivere e a pensare, immerso di stimoli di ogni genere, trasmesso il virus della conoscenza. Ne aveva fatto poco a poco un altro uomo. Anzi, a dirla con Brigaglia “un uomo”. Lettore accanito di giornali, aggiornato culture di varie discipline umanistiche, studente e poi studiosi esemplare. Brigaglia, per il quale, in sede di ventunesimo Congresso dell’Emigrazione sarda organizzata in Italia l’allievo Pulina si era fatto promotore dell’istituzione di una borsa di studio. Sono questi anche gli anni dove “matura” la vocazione pubblicistica “a tutto campo” del giovane ploaghese, con persino le cronache calcistiche degli anni Sessanta della squadra del Ploaghe che, a sua firma, trovavano spazio fra le colonne sportive della Nuova Sardegna. Cronache, come ha avuto modo lui di ricordare di recente “dettate di getto telefonicamente alla redazione sportiva del quotidiano sassarese”. Ma sono anche gli anni dei primi riconoscimenti culturali. E di uno ne andava fiero: il “Premio Ozieri”. Premiato con una “segnalazione speciale” per la saggistica nel 1966, a 18 anni, all’ undicesimo Premio di poesia sarda “Città di Ozieri”. Il legame con il suo paese ed il suo territorio non si è per niente reciso, tanto che è stato sempre Pulina a curare, nel 2007, la voce Logudoro nel secondo volume E-L del Dizionario Storico-Geografico dei Comuni della Sardegna (2007).

Dopo Sassari, un altro “ponte”, quello per Milano e gli studi universitari. Pulina si laureerà alla Statale in Lettere moderne con una tesi di laurea quanto mai originale sulla ricezione di Gramsci in Francia. E sulla figura del filosofo e pensatore di Ales è collegato l’altro suo “ponte culturale”, perno di una solida formazione. Parliamo, più precisamente, di una serie di scritti ed interventi apparsi tra il 1989 ed il 1999, ossia: “Ploaghe, Sardegna, Gramsci e altri temi (1989)”; “Gramsci, PCI-PDS, Sardegna. Impegno culturale, politico e civile di un sardo della diaspora (1992)”; Dibattito sull’attualità di Antonio Gramsci (1998); Il pensiero permanente. Gramsci, oltre il suo tempo (1999). La figura di Gramsci ha, poi, segnato il congresso del 2005 tenutosi a Pisa ed in cui il nostro era intervenuto con una relazione dal titolo: “Crisi e mutamento. La Sardegna fra tradizione e modernità (2008)”.

Da Milano a Pavia, altro, indissolubile ponte. Sarà quello della sua realizzazione definitiva. Come uomo, sotto lo sguardo vigile del mentore Brigaglia, come professionista e come sardo. Innanzitutto come professionista. Nel 1977 entrerà a far parte, come funzionario, dell’Amministrazione provinciale. Con decenni di onorata dipendenza dal settore culturale. Fino al 2011, anno della quiescenza. Nel 1982, poi, diventerà anche giornalista pubblicista coronando la sua passione giovanile. Al capoluogo del Ticino sono dedicate opere basilari di cui ne ha curato la pubblicazione in numerosi convegni. Parliamo, fra gli altri, di: “Viaggiatori stranieri e grandi italiani in provincia di Pavia (1995)”; “Per una guida letteraria della provincia di Pavia (2005; 300 pagine)”. Senza dimenticare la pluriennale docenza all’ Università della Terza Età di Pavia, dove risulta aver tenuto diciassette corsi annuali sui temi della storia e della cultura del territorio provinciale. Come giornalista pubblicista ha scritto su quasi tutti i giornali (quotidiano e periodici) del territorio. Il “ponte” con Pavia, per tanti motivi, storico, culturali e religiosi (non ultima la storia del trasferimento della salma di S. Agostino da Cagliari alla Certosa), ha, poi, riportato Pulina a “riscoprire” la sua e nostra Sardegna. Sotto ogni punto di vista. Un “ponte” infinito. Di storia, di storie, di personaggi. Di cultura. E di lotte. Quelle degli emigrati sardi. Per rivedere riconosciuti i loro diritti. Un “ponte” che ha avuto la sua “origo” certamente in Sardegna, ma che si è rinvigorito in “continente”, a Pavia, in quel dinamico circolo culturale sardo “Logudoro” di cui lui è stato “anima indefessa” e propugnatore di cultura. Un circolo che, in ambito culturale, diventava sempre più istituzione. Per i sardo- pavesi. E non solo. E lui, Paolo Pulina da Ploaghe, ne era presto diventato uno dei perni. Per questo, non si può parlare di Sardegna senza gli opportuni collegamenti con le attività del circolo “Logudoro”. E non si può parlare del circolo “Logudoro” senza connetterlo alla F.A.S.I., la Federazione delle Associazioni delle Associazioni Sarde in Italia, che proprio a Pavia, con l’azione del compianto buddusoino Filippo Sotgiu, aveva avuto una nuova spinta alla fine degli Ottanta sulle ceneri della prima Lega Sarda. Ma andiamo con ordine.  Prima la grandissima attività di un circolo- istituzione. Di cui ne era diventato vicepresidente a partire dal 1996. Già prima, però, la sua attenzione per la lingua e la cultura sarda, aveva trovato spazio, nel 1982, con la pubblicazione “La poesia dialettale in Sardegna negli anni 1963-1965 (1982)”. Poi, con il circolo “Logudoro”, è stato un proliferare continuo. Curandone, soprattutto, gli atti dei convegni. A partire dal 1986. Ecco qua i contributi. A partire da “I problemi storici della Sardegna (1986)”. Per continuare, nel 1990 con  “Autonomia e federalismo nel pensiero politico sardo (1990)”; “Il piano regionale dei trasporti per la Sardegna nel quadro dei programmi nazionale ed europeo: un contributo dei sardi non residenti (1993)”; “Sardegna. Natura e mare da proteggere (1995, con Gesuino Piga)”. A seguire, “Grazia Deledda a 80 anni dal Premio Nobel per la letteratura” (2006, curato con Gianluca Bavagnoli); “Sardegna ed Europa: 50 anni di autonomia” (2008, ancora con Gesuino Piga). A Pavia si sono, poi, approfondite anche le figure complesse di Giorgio Asproni e di Sergio Atzeni, “Fede nella democrazia e nella repubblica e realismo politico in Giorgio Asproni (2008, con Gesuino Piga); “Sergio Atzeni (1952-1995): un “classico” della nuova narrativa sarda (2008, con Gianluca Bavagnoli). Corollario a questa documentazione imponente, i volumi sui primi venti anni di attività del Circolo.

E, poi, “naturaliter”, vi è la Fasi e l’emigrazione “organizzata”. Di cui l’intellettuale ploaghese ha percorso quasi tutto il “cursus honorum”. Questo ha voluto dire riallacciare, su vasta scala, il “ponte con la Sardegna”, che non si era mai reciso. Nei congressi di Genova (2002) e di Milano (2006) è stato eletto nell’Esecutivo nazionale della Federazione, della quale è stato responsabile Informazione e Comunicazione. Ed è in questa vece che la Sardegna si è fatta sentire. E dove il contributo di Pulina è stato incisivo e determinante. Sebbe ultimamente siano state chiare le nostre divergenze sul modo d’intendere l’emigrazione sarda oggi e sul bisogno di rivedere la presenza di certo “associazionismo organizzato”, non posso non esimermi dal constatare la validità di certe tematiche e di certe battaglie, “cuore pulsante” della “Questione Sarda” e del “rivendicazionismo sardo d’antan”. Parliamo di tematiche inerenti l’autonomia, la lingua e la cultura sarda e, soprattutto, i trasporti. Con le sue relazioni nei vari volumi e curatela di voci. Dal 1996 al 2007. Nello specifico parliamo di “Autonomia, cultura, lingua sarda nell’Italia del federalismo, nell’Europa delle Regioni (1996)”; “Il nuraghe nel villaggio globale. Emigrazione e informazione. Solidarietà e rappresentanza degli interessi della Sardegna (1997)”. Vi sono poi gli interventi nel secondo, terzo e quarto congresso della Fasi, tenutisi nel 1999, nel 2003 e nel 2007. I sardi nel mondo: una risorsa per la Sardegna. Atti del secondo Congresso nazionale della Federazione delle Associazioni Sarde in Italia (1999); I sardi nel mondo: cultura, identità. Atti del terzo Congresso nazionale della Federazione delle Associazioni Sarde in Italia (2003). Per concludersi nel 2007, con I sardi nel mondo: una rete per la conoscenza e l’innovazione. Atti del quarto Congresso nazionale della Federazione delle Associazioni Sarde in Italia. Con questi non si possono non ricordare altre pubblicazioni come quella sul critico letterario sardo “Salvatore Farina ed il suo ruolo a 150 anni dalla nascita (2001)”. O come l’efficace “Processo al maiale. Inchiesta semiseria su Vita, Morte e Miracoli ‘dal nimàl’. Bene o male fattore dell’umanità? (2002)”. Opera, quest’ ultima, in cui tra il serio ed il faceto, univa, in perfetto connubio, le tradizioni contadine di Sardegna e Lombardia. Nel 2007, il “ponte” sardo trova la sua “perfetta sistemazione” con la curatela della voce “Fasi” per la “Grande Enciclopedia della Sardegna” uscita in abbinamento alla Nuova Sardegna. Riconoscimento ufficiale, quest’ ultimo, per cui il tema secolare, dell’emigrazione era, ormai, entrato a fare parte dell’ “idem sentire” quotidiano del popolo sardo. Ma non solo. Sono da ultime, le due voluminose pubblicazioni, di oltre mille pagine, “Cronache culturali dae su Disterru”, pubblicate per il nostro magazine “Tottus in pari’.  Per raccontare un quindicennio di storia dell’emigrazione sarda. Otre mille pagine complessive dal 2002 al 2015. Con, in serbo anche il terzo volume.

Vi è poi un altro “ponte” costruito da Paolo Pulina. Un “ponte” meno conosciuto, ma non meno intimistico come quello sardo. Quello “costruito” con la Sicilia, altra terra- isola- continente che lui ha adottato, in quanto patria dell’amata moglie e compagna Marinella. Aspetto che, in un certo senso, accomunava il sottoscritto a lui, essendo io figlio e marito di siciliane. Una terra, la Sicilia, dove anche lui trascorreva parte delle ferie estive. In un luogo e paese particolare, S.Alfio, alle pendici dell’ Etna, paese originario della fedele compagna di una vita. Ed anche qua è riuscito nel suo intento di “costruire ponti” fra culture, quella sarda e quella siciliana. Due isole- continenti, accomunate in molto. E Pulina si è fatto apprezzare anche là come uomo di cultura e grande “esportatore della migliore tradizione”. Ne è stata testimonianza un suo pezzo, pubblicato il 22 agosto 2012 per “La Notizia” e ripreso anche da ” Tottus in Pari”, dal titolo: “A Sant’Alfio, in Sicilia, in provincia di Catania, alle pendici dell’Etna, un evento che ha fatto notizia anche per l’emigrazione sarda in Australia”. E quest’evento è stato, come scritto da lui, l’incontro a Catania della delegazione del “Comitato dei Tre Santi di Brisbane (Queensland, Australia) in visita in Sicilia per partecipare ai festeggiamenti dei tre Santi (Alfio, Filadelfo e Cirino) in corso nel comune di Sant’Alfio. Era l’8 maggio 2012.  Incontro importante della comunità di origine siciliana in Australia tesa a rinnovare anche le tradizioni religiose. E, in quell’ occasione, con un “tocco” di sardo. Perché uno dei capi delegazione, come rilevato dall’ intellettuale ploaghese era stato Fausto Zanda dell’Associazione degli italiani in Australia e presidente dell’Associazione sardi del Queensland. Un “ponte”,quindi, quello con la Sicilia, segnato dall’ amore, per via della sua Marinella, ma anche di quell’ indistinto “mal di Sardegna” che, da sempre, in un certo senso, “perseguita” un sardo segnato da “su Disterru”. E Paolo Pulina lo ha ben incarnato: trovare, anche in luoghi ed ambienti differenti, un qualcosa che ti “riportasse” a casa. In Sardegna.

Infine, l’ultimo “ponte” di Paolo Pulina, il mondo. Segnato precipuamente dalla sua intensissima attività giornalistica svolta sia a Pavia che in Sardegna. Quotidiani e periodici che hanno segnato la sua attività. In cui si è perfettamente realizzato il “connubio- ponte” Sardegna -mondo di cui lui ne è stato l’alfiere. Dalla “Provincia Pavese”, ai sardi “Il Messaggero Sardo”, mensile della Regione Sardegna per gli emigrati sardi nel mondo, ai diocesani  “Nuovo Cammino”, “Voce del Logudoro”, “L’Ortobene”. Fino ad arrivare a “Tottus in Paris”, diventato ora, grazie all’ indefesso impegno di Massimiliano Perlato, di cui Pulina è stato instancabile propugnatore, l’unico vero “ponte” fra la Sardegna ed il mondo. Un “ponte” che, solo poche settimane fa, ha raggiunto la ragguardevole cifra dei mille numeri. E che il grande ploaghese, nonostante la malattia e l’impossibilità, aveva avuto modo di salutare con parole accorate, quasi di padre. Forse è stato anche questo un segno del destino: che Paolo Pulina, il protettore e primo sostenitore del fondamentale blog dell’emigrazione sarda nel mondo, fondato da Massimiliano Perlato nel 1997, se ne andasse a poche settimane esatte da questo fatidico compleanno.

Infine un “capolavoro Pulina”, parafrasando e riprendendo la definizione che ne fece a suo tempo il maestro Mario Brigaglia, non poteva non avere esito migliore nella poesia, soprattutto in quella in lingua sarda. Perché Paolo Pulina è stato anche un poeta in “limba”. Grazie, soprattutto, al suo mentore che lo ha “forgiato”. E sono degne di considerazione le sue poesie, pubblicate anche nel sito internet di Luigi Ladu (importante riferimento per chi ama la poesia sarda antica e contemporanea). Si tratta di “Augurios de Mesaustu”, “Augurios pro s’annu nou”, “Bona Pasca 2017”, “Bona Pasca beranile 2013”, “Bona Pasca de Nadale 2014 e Bonu Annu Nou”, “Bonu Annu 2016”, “Buggerru”, “Mente e bratzos pro sa essida de sos Candhaleris a Mesaustu”, “Nuraghes e monuments de Pavia”, “Propositos pro s’Annu Nou”, “Sa bindita faraonica de Cleopatra”, “Sardos semus finzas nois”, “Su libberu de s’annu nou”, “Un atter’annu si ch’est andende”. Componimenti che parlano, sostanzialmente, del trascorrere del tempo, con i messaggi augurali di inizio anno e pasquali, cui si aggiungono le tematiche religiose legate alla “Discesa dei Candelieri”, fulcro della religiosità del piccolo mondo di Ploaghe, o di vasta eco come la “vendita faraonica di Cleopatra” o la descrizione in sardo dei monumenti pavesi, perno di tutta la missione culturale di Pulina. Senza dimenticare quel “sardos semus finzas nois” , anche noi siamo sardi, dedicato, con forza e coraggio, al rivendicazionismo del nostro “status”, di sardi, sebbene emigrati. Che, con le nostre famiglie (anche non sarde) facciamo parte della più vasta “comunità sarda”), come statuisce la legge regionale sarda n. 7 del 1991, “pietra miliare” in Italia nel tema. Rivendicazionismo che, sempre in Pulina, prosegue, quasi come fosse anch’esso un “ponte”, con le altre due poesie, questa volta scritte in italiano, e sempre pubblicate da Luigi Ladu. Testi quanto mai eloquenti e di stringente attualità: “Con i cartelli contro il cartello che ha acquistato la Tirrenia”, per “mettere il dito nella piaga” del secolare problema dei trasporti e “Pastori sardi”, per sostenere le lotte sul prezzo del latte.

 Ora Paolo Pulina non c’è più.  Se ne è andato in silenzio, quasi con rispetto. In una di queste calde notti estive. Ora tocca a noi, a chi è rimasto, fare e scrivere di cultura ed emigrazione sarda nel mondo, organizzata e non. Per, continuarne a seguirne il solco. Sapendo che sarà tutto più arduo. E che saremo un po’ più soli. Ma sicuri che la “stella” di Paolo (mi sia concesso solo ora di dargli del “tu”) continuerà a seguirci ed a proteggerci nelle nostre lotte di sardi e cittadini del mondo. Proprio come egli ci voleva e ci descriveva.

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5 commenti

  1. grande sei sempre con noi.

  2. Gianfranco Pinna

    Un gran Signore Raffinato, in tutte le sue qualità non e facile dimenticare. Grande Amico.

    • Bellissimo questo ricordo del grande Maestro, Paolo Pulina! E’completo di tutte le tappe esistenziali più importanti, con le opere letterarie legate tutte dal filo conduttore della nostalgia e dall’amore per le sue radici sarde, per Ploaghe e per tutta la sua Isola. Risalta sempre, in tutto ciò che Pulina ha scritto, il suo messaggio: la cultura come ponte tra tutte le terre, in particolare con la Terra che dovette troppo presto abbandonare e mai dimenticare.
      Inoltre,dall’intero scritto di Raimondo Farina, emergono – dando luce al suo vissuto – le molteplici qualità dell’animo appartenute a Paolo da quelle intellettuali a quelle, rare, di una grande sensibilità e umanità.
      Complimenti!

  3. Adriana Valenti Sabouret

    Bravo, Gianraimondo Farina e grazie, Tottus in Pari

  4. Grazie a Gianmarco Farina per la testimonianza…ho avuto modo di conoscere personalmente Paolo, di apprezzarne il valore e lo spessore umano e intellettuale.
    Mancherà la sua voce narrante competente seria e appassionata. Grazie Paolo

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