di OMAR ONNIS
Non proprio temi leggeri, in linea con lo spirito festaiolo del ferragosto, si potrebbe osservare. Ma non è una scusa. Chi il 15 agosto avesse difficoltà a recarsi in edicola, o semplicemente di meglio da fare, può sempre ricorrere all’acquisto differito, possibile anche negli Store online del Corriere e della Gazzetta.
Due parole per dire di cosa si tratta. Barbara Biscotti scrive nella presentazione, intitolata in modo significativo Il rompicapo sardo.
Il tema affrontato da Omar Onnis in questo volume è decisamente scottante, come in generale quello dei rapporti – reali o presunti – tra movimenti indipendentisti e terrorismo. Innanzitutto è fondamentale la contestualizzazione. E infatti Onnis a ragione inizia la trattazione con una messa a punto della storia peculiare dell’«isolitudine» sarda (espressione coniata da Gesualdo Bufalino) e dei termini in cui si è svolta la lunga e multiforme lotta identitaria condotta dal popolo sardo. […]
La “messa a punto”, che occupa tutto il primo capitolo, serve insomma a inquadrare storicamente i temi e le vicende principali a cui si lega poi, nei capitoli successivi, la ricostruzione specifica dei fatti e delle circostanze.
Non un lavoro semplice, per tanti motivi. Non ultimo, il fatto che alcune delle vicende recenti trattate le ho conosciute da vicino, in qualche caso dall’interno.
Nell’incipit del libro metto io stesso le mani avanti:
La Sardegna è stata a lungo nota come terra di banditi e, almeno per un certo periodo, di sequestratori a scopo di estorsione. Di separatismo sardo, nelle cronache italiane, si è parlato sporadicamente e incidentalmente.
Di terrorismo quasi mai, salvo una breve stagione tra fine anni Settanta e primi anni Ottanta del secolo scorso. Una serie di avvenimenti piuttosto complessi, intrecciati in vario modo, resta dunque pressoché sconosciuta alla cittadinanza e in ogni caso mal compresa.
Beninteso, non è una materia facile da trattare, data anche la possibile componente soggettiva che entra in gioco quando si ricostruiscono vicende del genere. Trattandosi di fatti dai connotati politici, è inevitabile che la loro qualità e il loro senso mutino a seconda di come li si inquadra. Conta molto anche se li si osserva da una visuale italiana o da una sardo-centrica.
Inevitabile che la mia visuale sia quella sardo-centrica. Il che non significa parziale o tendenziosa. Niente di ciò che troverete scritto nel libro è frutto di speculazioni personali o di impressioni puramente soggettive. Mancano anche retroscena pruriginosi e tentativi di spiegazione avventurosi, non suffragati da fatti e dati riscontrabili. È un lavoro onesto, dunque, almeno negli intenti.
Cambiando lo sguardo, cambia anche la ricezione del libro. Immagino che le impressioni che se ne possono trarre siano diverse a seconda che lo legga una persona sarda, che magari qualche vicenda l’ha conosciuta direttamente o ne ha sentito parlare, o una persona non sarda, che ha un’idea vaghissima non solo di queste storie, ma della storia sarda contemporanea nel suo insieme e in generale della Sardegna.
Si tratta per altro di una storia non conclusa. Una parte consistente delle vicende più vicine attende ancora di esaurirsi. Sia nel senso che l’indipendentismo sardo, nonostante la crisi attuale delle sue formazioni organizzate, è pur sempre un fattore vivo e per certi versi decisivo della Sardegna di oggi, sia nel senso che in qualche caso ci sono procedimenti giudiziari ancora in corso.
La trattazione è di tipo giornalistico, più che saggistico. Non è un testo referenziato. Il linguaggio è adatto a una fruizione ampia.
In definitiva, direi che ce ne sia abbastanza per incuriosire sia chi conosce storie e personaggi, sia per chi non ne sa nulla. E magari anche per sollecitare qualche ricerca storica e/o sociologica su molti dei temi trattati, dato lo stato lacunoso degli studi in materia.
Grazie, Omar Onnis! Non lo perderò!