Pietro Pinna Parpaglia
a cura di ORNELLA DEMURU
Pietro Pinna Parpaglia nasce a Pozzomaggiore il 12 gennaio 1891, figlio di una famiglia di latifondisti del paese.
Compì gli studi di giurisprudenza, insieme a Palmiro Togliatti ed a Mario Berlinguer, laureandosi nel 1913.
Poco dopo aver conseguito la laurea iniziò la carriera in magistratura ma, dopo l’entrata in guerra del Regno d’Italia avvenuta il 24 maggio 1915, si arruolò volontario nel Regio Esercito con il grado di sottotenente, assegnato al 46º Reggimento artiglieria da campagna.
Nel 1916 fu promosso tenente per merito di guerra, e fece domanda per entrare nel Servizio Aeronautico in qualità di osservatore militare.
Conseguì il brevetto di pilota d’aeroplano nel corso del 1919, e poi divenne comandante della 27ª Squadriglia.
Nel 1923 transitò in forza nella neocostituita Regia Aeronautica, scalando rapidamente le gerarchie militari. Ricoprì gli incarichi di Direttore della Scuola di osservazione aerea, Capo ufficio Consulente Tecnico d’Aeronautica presso lo Stato Maggiore Generale, Consulente tecnico d’aeronautica presso la Delegazione italiana a Ginevra
Nel 1939 divenne Grande Ufficiale dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, e nel dicembre dello stesso anno tornò nuovamente in A.O.I. come comandante delle forze aeree presenti in quel settore, sostituendo il generale Gennaro Tedeschini Lalli. Il 10 giugno 1940 l’Italia entrò in guerra contro la Francia e la Gran Bretagna, e le forze della Regia Aeronautica presenti nell’Impero entrarono immediatamente in azione.
Il 30 aprile 1941, dopo la caduta dell’Impero italiano, venne fatto prigioniero dagli inglesi e trasferito in India, presso il campo di prigionia di Prem Nagar, otto miglia ad est di Dehradun. Il 20 dicembre 1942 venne trasferito negli Stati Uniti d’America, rinchiuso nel campo di prigionia di Monticello (Arkansas), organizzato sul modello tedesco, ben più duro di quello indiano.
Dopo la caduta del fascismo (25 luglio 1943), e l’armistizio con gli anglo-americani (8 settembre dello stesso anno), scrisse una lettera al Presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt invitandolo a favorire la creazione di unità combattenti tra i prigionieri di guerra italiani, da utilizzare contro l’ormai comune nemico tedesco. Tale iniziativa ottenne l’appoggio del sindaco di New York Fiorello La Guardia che era stato maggiore pilota nella 5ª Squadriglia del Corpo Aeronautico italiano e mosse affinché venissero creati reparti combattenti pro-alleati. Vista la sua presa di posizione gli alleati lo trasferirono dapprima in Algeria, e poi lo fecero rientrare in Italia, mandandolo Napoli e poi a Salerno.
Il 27 gennaio 1944 fu lo stesso governo militare alleato a nominarlo Alto Commissario per la Sardegna.
Egli si impegnò, seppure tra mille difficoltà dovute alla scarsezza di mezzi a disposizione, ma con buoni risultati, per indirizzare e gestire il processo di ricostruzione economica, politica e sociale dell’isola che soffriva la tragedia del dopoguerra, ottenendo buoni risultati.
Tra le sue iniziative si annoverano l’istituzione della Fiera campionaria di Cagliari e la realizzazione dell’aeroporto di Alghero.
A causa di questo fatto il governo presieduto dal Maresciallo d’Italia Pietro Badoglio decise di affiancargli una consulta formata da 18 elementi.
Fu confermato nell’incarico anche durante il primo governo Parri e i successivi cinque De Gasperi, rimanendo in carica fino al 28 maggio 1949 quando ci furono le prime elezioni del Consiglio Regionale. La nomina ad Alto Commissario lo rese automaticamente membro della Consulta Nazionale.
Nel corso del 1949 fu richiamato al servizio militare come direttore generale dell’Aviazione Civile e del traffico aereo e, nel 1953, divenne Consigliere di Stato fino al 1961, quando fu collocato a riposo con il grado di Presidente di sezione giurisdizionale.
Si ritirò nella città natale di Pozzomaggiore, dove trascorse gli ultimi sei anni di vita, spegnendosi il 9 ottobre 1966.