DON GRAZIANO MUNTONI, IL VANGELO ESIGENTE: A 25 ANNI DALLA TRAGICA MORTE, UN RICORDO INTIMO E FAMILIARE DELLA SORELLA CATERINA

don Graziano Muntoni

Alla vigilia di Natale di 25 anni fa ad Orgosolo veniva trucidato don Graziano Muntoni. Aveva 57 anni, 8 di sacerdozio e 48 di vita sociale, politica ed ecclesiale: presidente dell’Azione Cattolica, consigliere comunale, assessore alla cultura e allo sport, presidente della Pro loco, docente.

La sorella Caterina molto legata a lui per età, meno di due anni di differenza, per la comune professione di insegnanti e per qualche scelta di vita condivisa, gli raccomandava sempre molta prudenza quando nell’omelia usava toni troppo duri nel condannare ingiustizie, violenze e omertà. “Non mi sono fatto prete perché mi battano le mani – replicava -, ma per annunciare il vangelo e il vangelo è esigente per me e per tutti”.  

Graziano era il penultimo di sei figli di Michele cantoniere e Maria casalinga, la famiglia aveva vissuto per 5 anni nella cantoniera “Sa Casa” fra Aritzo e Laconi prima di rientrare a Fonni dove il padre lavorava lungo la strada del Correboi. Rimasta vedova anzitempo, la mamma ha dovuto affrontare enormi sacrifici per farli crescere e studiare.

Maria non dimenticherà mai Sa Casa e più volte si era fatta accompagnare da Graziano per rivedere quella “villetta” dove erano nati due dei suoi figli. Un giorno, grande fu la sua delusione e un po’ anche di Graziano nel constatare che la cantoniera era stata demolita. “Mamma non ti preoccupare – l’aveva rincuorata lui stringendola a sé -. vedrai che qui un domani ci sarà una lapide con scritto: “Qui ha vissuto la famiglia Muntoni, qui sono nati Graziano e Caterina”, profetico del suo destino già segnato perché oggi la lapide c’è in quanto gli aritzesi lo hanno voluto ricordare con questo epitaffio: “Qui nacque don Muntoni assassinato il 24-12-1998. I pellegrini della Barbagia a don Graziano”

Graziano aveva frequentato il seminario minore a Nuoro e il maggiore a Cuglieri. Diploma magistrale a Roma, laurea in pedagogia, aveva insegnato lettere alle medie nei vari paesi della Barbagia, dell’Ogliastra, del Mandrolisai e l’ultimo anno, quello fatale, a Orgosolo.

Che rapporto aveva con la mamma?

“Avere un figlio sacerdote – ricorda Caterina -, era per mia madre il desiderio più grande e quando Graziano aveva abbandonato il seminario per motivi di salute, fu per lei un dolore immenso. Sul letto di morte era tentato di rivelarle la sua decisione di riprendere gli studi per diventare prete, non lo ha fatto per timore di procurarle una forte emozione”.

Si era iscritto in Teologia a Cagliari e poiché era d’obbligo la frequenza gli era stato concesso l’esonero dall’insegnamento per sei mesi senza retribuzione. In quella facoltà, professor Muntoni si ritrovò fra ragazzi giovani che nutrivano nei suoi confronti tanta soggezione, ma il futuro don Graziano si era messo al loro fianco sempre disposto ad aiutarli. Alla fine di quel percorso discuterà la tesi su “Il metodo preventivo di Don Bosco, sull’amorevolezza”, tesi che in seguito verrà donata dalla famiglia a Giovanni Paolo II che l’aveva voluta incontrare dopo la tragedia.

Quando nel ‘90 è stato ordinato sacerdote, la mamma non c’era più, a festeggiarlo tutta la comunità di Fonni, il mondo della scuola, alunni, colleghi e perfino il provveditore. Una fede incrollabile la sua, unita alla capacità di interfacciarsi con l’altro e per tutti era semplicemente don Graziano Metteva in atto il Metodo educativo di Don Bosco e diffondeva l’amore fra i giovani che considerava suoi figli, molti di loro sono diventati sacerdoti. Ha trascorso da viceparroco 8 anni a Orgosolo, paese che ha amato in maniera totalizzante e ricambiato allo stesso modo.

La prima uscita coi ragazzi della parrocchia è stata ad Aritzo nella chiesa dove aveva ricevuto il battesimo.

 “Il Signore ci ha reso tutti fratelli” predicava nell’ultima omelia del 23 dicembre 1998, giorno prima del suo martirio avvenuto all’alba mentre col breviario fra le mani andava in parrocchia a celebrare messa. Da quel momento il dolore dei familiari ha ceduto il passo al perdono, nessun rancore e nessun desiderio di vendetta. Durante un incontro a Galanoli, in un momento di pausa si era seduto accanto al cardinale Tonini, i confratelli benevolmente gli avevano chiesto se andava in cerca di porpora, Tonini gli poggiò sul capo lo zucchetto dicendo: “ricordati che il rosso è martirio”. Il cardinale ricorderà l’aneddoto nell’omelia del trigesimo da lui celebrato a Orgosolo e a Fonni.

Ad un anno dalla sua scomparsa i familiari avevano adottato un ragazzo del Madagascar diventato don Julien nel 2004. Oggi lavora nelle isole Mauritius e per due volte è giunto a Fonni per abbracciare la famiglia Muntoni.

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