Francesca Biscu
di LUCIA BECCHERE
Francesca Biscu, per tutti Ciccia Conchedda, nata a Oliena il 28 febbraio 1924 da padre contadino e madre tessitrice, ancora oggi muove un velato rimprovero alla mamma per averla ritirata dalla frequenza scolastica in 5 elementare e per aver preferito acquistare un terreno piuttosto che sostenerla agli studi, nonostante le insistenze della maestra Carboni che aveva colto in lei grandi capacità. “Volevo diventare professoressa – racconta cia Ciccia mentre recita la poesia appresa fra i banchi di scuola: “Quando a scuola andrò, tante cose belle imparerò, anch’io assai voglio studiare, professoressa voglio diventare …”.
Nata e vissuta nel rione antico di Sant’Idogli dove bambina giocava a partha arena, a chimbe, a carte e a tombola, aveva acquisito molto presto l’arte del cucito e della tessitura.
A 25 anni, mentre casualmente si trovava a dare una mano in campagna, aveva conosciuto Michele Massaiu che da sopra un albero le chiedeva di porgergli una canna. Poiché quell’incontro era stato per lui un vero colpo di fulmine, aveva inviato come paraninfo Ciu Cattoi, lontano parente e omine de gabbale, per chiederla in sposa ai suoi genitori.
Rientrato dall’Africa dopo 5 lunghi anni di prigionia, Michele (1921-1971) che di mestiere faceva il porcaro, aveva deciso di mettere su famiglia. Dal matrimonio celebrato nel 1949 alle prime luci dell’alba come da consuetudine, nacquero 5 figli. “Ho scelto mio marito de geniu – racconta -. Il primo bacio glielo ho dato nel cortile di casa eludendo la stretta vigilanza di mia sorella che mai avrebbe dovuto perderci di vista”.
Ciccia sapeva bene sbrigare le faccende domestiche, cuciva e ricamava le camicie del costume, al telaio realizzava cappotti d’orbace per i pastori, zappava l’orto, vendemmiava e raccoglieva le olive. Sempre molto vicina alla chiesa, una circulina che fino a qualche anno fa ha seguito tutte le conferenze. Partecipava ai viaggi organizzati dal parroco, Grecia, Turchia dove ha comprato diversi tappeti, Terra Santa, 15 giorni a Cancun in Messico, sul monte Tepeyac ha visitato la Madonna di Guadalupe, in Egitto per vedere le piramidi e una crociera di dieci giorni sul Nilo. “Non stavo mai con le persone anziane – puntualizza -, preferivo la compagnia dei giovani”. Il suo viaggio più interessante l’ha fatto a 87 anni all’Ermitage di San Pietroburgo. È stato anche l’ultimo.
Aveva 93 anni quando, già vedova da diverso tempo e venuta a mancare anche la sua amica dirimpettaia, è andata a vivere con la figlia Grazia nella zona periferica di Istei, un quartiere senza storia, uno come tanti, portandosi dentro quel rione identitario che la sua memoria poetica avrebbe custodito per sempre con struggente nostalgia. A Sant’Idogli il sabato e la domenica si giocava in piazza, a carte gli uomini e a tombola le donne che i giorni di Pasqua, San Lussorio e Ferragosto indossavano la camicia bianca per onorare Dio. Quel vicinato dove c’era vita, costituiva il prolungamento della sua casa e della sua famiglia, lasciarlo le aveva procurato tanta sofferenza. “Essimus a bidda” chiedeva ai suoi, perché Istei non era Oliena.
Non ha mai fatto uso degli occhiali neppure per infilare il filo nella cruna dell’ago. “Gli occhi vanno tenuti in allenamento, più li sfrutti e più ci vedi”, ripete come un mantra. Legge il vangelo e le biografie dei Santi. Ha educato i figli alla fede, all’onestà e al lavoro perché “nella vita bisogna sapere fare tutto, non si sa cosa mai può capitare”. Col marito ha sempre condiviso il valore della cultura per questo entrambi ci tenevano a che i figli studiassero.
Ai suoi 11 nipoti che l’adorano (ha anche 3 pronipoti), ha sempre raccontato la sua vita e le storie dei suoi viaggi.
Il suo piatto preferito sa suppa, fette di pasta dura con formaggio e brodo di carne. Ha un grave deficit uditivo a cui sopperisce con il labiale del suo interlocutore e si muove con l’aiuto del deambulatore.
Si è piacevolmente intrattenuta con le ragazze di Galaveras (Presidio Turistico) che sono andate a trovarla per il suo compleanno: “Oggi ricordo ogni cosa – ha detto nel congedarle -, non so se ricorderò tutto allo stesso modo quando avrò 100 anni”.
Che bella donna sorridente!
Ego so nasia in santidogli mi la mento vene
Bellissima signora 😘