di ROBERTA PILIA
ll circolo Nuraghe di Losanna, in collaborazione con la R.A.S. e la Federazione dei circoli sardi in Svizzera ha invitato soci ed amici della Sardegna ad un evento intorno al carnevale.
In Sardegna il carnevale non ha solo un volto, non è rappresentato da una sola maschera, una sola usanza. Anche il più piccolo dei paesini ha le sue tradizioni peculiari.
È quello che si è voluto mostrare il Nuraghe con un breve ciclo cadenzato sul carnevale in Sardegna, giunto quest’anno al suo terzo appuntamento.
Dopo aver presentato negli anni scorsi “i carnevali “, ci piace parlarne al plurale vista la grande varietà, barbaricine e del nord Sardegna, caratterizzati dalla loro austerità e dalle maschere antropomorfe e zoomorfe, si è passati per i fantastici colori e le incredibili acrobazie della Sartiglia delle altre giostre dell’oristanese, per raggiungere quest’anno il sud e il Campidano con il Carrasciali di Cagliari, il suo Canciofali pronto ad essere bruciato, la sua interminabile ratantina, le migliaia di persone disposte a vivere il carnevale da protagonisti e non solo da spettatori.
Al di là di tutte le diversità degli innumerevoli carnevali sardi, e della breve e sicuramente non esaustiva presentazione che il Nuraghe ha voluto fare, ciò che risulta più interessante per noi è la partecipazione all’evento, la scoperta ma anche la gioia della riscoperta di feste, usanze, cibi tipici, il ritrovarsi con gli amici.
E se il carnevale sardo ha 1000 volti/maschere, la cucina del Carrasegare, diventa il filo conduttore e accomuna le diverse zone della Sardegna: dappertutto fave, stufati generosi di maiale, vini corposi, zippullasa, che aiutano ad affrontare il freddo fisico di febbraio ma anche la morigeratezza e la serietà della quaresima alle porte.
E poiché uno degli scopi dichiarati del nostro direttivo è la diffusione della variegata cultura sarda, noi del Nuraghe non potevamo non riproporre questa atmosfera anche nella cena che è seguita: fave e lardo, le immancabili zeppole e tanta condivisione.