TRE CASI CLAMOROSI: LE OPERE LETTERARIE IN LINGUA SARDA SEPOLTE PER SECOLI

Tre opere letterarie in lingua sarda per interi secoli sono state interrate e, dunque sconosciute e dimenticate.

La prima è Su Legendariu de Santas Virgines et Martires de Jesu Cristu di Giovanni Matteo Garipa, il più grande scrittore in prosa nel ‘600. Garipa, orgolese, pubblica l’opera nel 1627. Poi di fatto scompare. Per secoli. Tanto che anche gli studiosi non la conoscono e continueranno a ripetere il luogo comune che la lingua sarda, per bene che vada, nella sua storia ha prodotto poesia ma non prosa.

Noi conosciamo oggi l’opera grazie alla Casa editrice Papiros di Nuoro che la ripubblica nel 1998. con l’introduzione di Diego Corraine e la presentazione di Heinz Jürgen Wolf e Pasquale Zucca, il più grande studioso del Garipa. Il libro di Garipa è importante non solo perché testimonia l’utilizzo della lingua sarda – e siano nel 1600! – anche nella prosa, ma per altri 4 motivi fondamentali:

Sostiene la tesi, oggi quanto mai attuale, della necessità dell’insegnamento della lingua sarda – definita “limba latina sarda” – come prerequisito per il corretto apprendimento, da parte degli studenti, anche delle altre lingue;

Esprime la convinzione che fosse urgente dotare la Sardegna di una tradizione letteraria «nazionale» sarda, ossia, come si direbbe oggi, di una lingua letteraria uniformemente usata in tutto il territorio dell’isola e sorretta da un repertorio di testi in grado di competere con quelli delle altre lingue europee;

Afferma la necessità di pubblicare libri in lingua sarda: ecco testualmente cosa scrive nel Prologo all’opera: est sufficiente motiuu pro iscrier in Sardu, vider, qui totas sas nationes iscrien, & istampan libros in sas proprias limbas naturales in soro, preciandesi de tenner historias, & materias morales iscritas in limba vulgare, pro qui totus si potan de cuddas aprofetare

Prende atto che la lingua sarda è chiara e comprensibile, a patto che si scriva e si pronunci correttamente: Et pusti sa limba latina Sarda est clara & intelligibile (iscrita, & pronunciada comente conuenit).

La seconda è Comedias (La Natività, La Passione, La Deposizione) scritte da Fra Antonio Maria da Esterzili nel 1668. Anche quest’opera, come quella di Garipa, di fatto viene sepolta. Questa volta per volontà dei Frati Cappuccini cui Fra Antonio appartiene: ha commesso un crimen turpissimum (una relazione sessuale con un confratello che abitava con lui nel Convento?) e, dunque deve essere “dimenticato” e sottoposto alla damnatio memoriae.

Fra Antonio con la sua opera fonda in Sardegna il teatro religioso, la sacra rappresentazione da cui la Chiesa stessa attingerà a piene mani, senza mai nominarlo, soprattutto in occasione delle feste liturgiche della Settimana Santa e della Pasqua di resurrezione. Solo nel secolo XIX si inizierà a parlare di lui, grazie a Giovanni Siotto Pintor, storico e letterato sardo, che ne scriverà nella sua Storia letteraria di Sardegna (vol. IV), ma tratto in inganno dal frontespizio del manoscritto, cadde in un grossolano errore, affermando che si trattava di opere in castigliano.

Infatti, nel frontespizio in alto del manoscritto – che si trova attualmente presso la Biblioteca universitaria di Cagliari – è scritto in castigliano, con grossi caratteri: “Libro de Comedias escripto por Fray Antonio Maria de Estercyly sacerdote capuchino en Sellury 9bre a 18 año 1688” (Libro di Commedie scritto da Fra Antonio Maria di Esterzili, sacerdote cappuccino in Sanluri il 18 Novembre 1668). In realtà le sue “Comedias” (Commedie, drammi) contenute nel manoscritto sono scritte in una bel sardo-campidanese con le didascalie in castigliano, la lingua dominante e ufficiale dell’epoca, in Sardegna.

Il manoscritto che conserviamo contiene: La Natività, La Passione, La Deposizione, più 550 versi, prevalentemente ottonari ed endecassillabi, strutturati in quartine e ottave, intitolati Versos que se rapresentan el Dia de la Resurrection (Versi che rappresentano il giorno della Resurrezione). Vi è inoltre un frammento, costituito dal Prologo e dall’incipit del primo atto di un’altra rappresentazione intitolata Comedia grande sobre la Assumption de la virgen Maria señora nuestra als çielos (Grande commedia sull’Assunzione di Maria vergine nostra Signora nei cieli).

Bene, per conoscere le “Commedie” di Fra Antonio dovremmo aspettare il 1959 quando, a cura di Raffaele G. Urciolo. le Edizioni della Fondazione “Il Nuraghe”, di Cagliari, pubblicheranno una parte delle Commedie stesse contenute nel manoscritto, la Passione. Però per secoli gli stessi studiosi hanno continuato a parlare di mancanza di testi teatrali in lingua sarda!

La terza è Sa Congiura iscoberta de sos Trojanos madamizantes di Padre Luca Cubeddu di Pattada. Secondo lo studioso Angelo Carboni Capiali la Commedia fu scritta tra il 1793 (anno delle stragi della Vandea) ed il 1804, anno in cui il parroco di Bantine, Muredda di Orotelli, citato nella commedia lasciò il paese. Venne pubblicata alla fine del 1800, ma, a quanto pare, non c’è traccia neanche nella Biblioteca Nazionale di Firenze, alla quale era doveroso inviare una copia di tutti i libri stampati, ed è sconosciuta ai più, dispersa nell’indifferenza e nel dimenticatoio. Dispersa e persa.

Una copia viene però “scoperta” e ritrovata proprio dallo stesso Carboni Capiali, rovistando in una mansarda, un vecchio quaderno, malridotto, come un oggetto dimenticato. Ritrovata e poi dallo stesso Carboni Capiali pubblicata in Riu Toltu, (Editrice democratica Sarda, Sassari, 2016).

In seguito nel 2019, un brillante giovane laureando, Luca Mauritziu Atzori di Palmas Arborea (Or) anche su mio consiglio, studierà a fondo la Commedia, facendola oggetto della sua tesi di laurea nell’Università di Cagliari. Consulterà la versione parziale della commedia riportata da Angelo Carboni nel suo libro Riu Toltu, constatando che si trattava però di una versione incompleta: quella integrale riuscirà ad averla tramite un file pdf della commedia stessa dalla Germania, grazie alla preziosa collaborazione della Biblioteca “Giordano Bruno” di Cagliari. Verrà inoltre a sapere che della Commedia esistono solo tre copie complete al mondo: una si trova in Germania, una in Spagna e una a Chicago.

La commedia di padre Luca, brillante ironica divertente e spassosa, arricchisce e completa la sua opera e illumina ulteriormente la sua figura di uomo oltre che di poeta.

Ma tant’è, sono ancora molti in Sardegna, a blaterare di assenza di opere teatrali in lingua sarda.

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Un commento

  1. Dunque w in campidanese, dunque ora,punteranno i fucili e baionette il gruppetto Lsc

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