Antonella Marini
di CARMEN SALIS
Una mostra a Cagliari, organizzata da Vittorio. E Pisu, fondatore dell’Associazione Sardonia, presso i locali del De Candia per Antonella Marini, cagliaritana, fotografa per diletto. Le abbiamo chiesto di raccontarci come la fotografia sia diventata la forza per esprimere se stessa.
Antonella, la fotografia come stumento o come cura? Sono una persona pragmatica che ama il Bello. Mi sono avvicinata alla fotografia con l’ambizione di poter affrontare e gestire tutto il procedimento fotografico da sola. La fase in camera oscura era soprattutto tecnica. Per me era come fare bene un dolce. Non si devono cambiare le dosi e gli ingredienti, ma l’amore e l’attenzione che ci metti, possono trasformare il risultato, perché l’ingrediente principale è la passione. Vivere la camera oscura è un’esperienza di raccoglimento e riflessione. Poter star sola e riuscire con questo mezzo a trasmettere emozione, è stata sicuramente cura e consolazione, ma sempre senza abbandonare l’attenzione per la tecnica. Credo che per la stessa ragione io abbia iniziato a studiare in Ingegneria, ma poi ho avuto bisogno di completare l’ambito tecnologico con l’amore per la dimensione “Uomo”.
L’arte ti porta a lasciare, in giovane età, Cagliari, poi però ti richiama alla tua terra. Andare via dalla mia terra ha richiesto per me una buona dose di coraggio. Il bisogno di trasformare il mio malessere in una fonte di energia, furono la salvezza. Tornare in Sardegna non è stato frutto di riflessione. Ho deciso e organizzato il mio ennesimo trasloco in un paio di giorni. Ho iniziato il viaggio di ritorno con due macchine e un container a seguito. Nel mentre che crescevo, cresceva anche il mio bagaglio.Ho dovuto portare con me un intero laboratorio di restauro e tutti i macchinari necessari per continuare un’impresa che era iniziata in Toscana. Non avevo la più pallida idea di cosa mi aspettava. Mi illudevo che il ritorno in patria sarebbe stato accolto con squilli di tromba: un sardo che rientra col suo bagaglio di conoscenze ed esperienza. Il desiderio di poter insegnare un mestiere era uno dei miei sogni. La mia vera missione e la ragione del mio rientro erano legati alla mia famiglia d’origine. Mi ero riproposta di accudire i miei genitori nell’ultima fase della vita. Non lo feci per riconoscenza, ma per dimostrare a me stessa che potevo essere una persona migliore. Sono felice di averlo fatto e di essermi concessa l’opportunità di conoscere i miei genitori e condividere le nostre fragilità.
La Donna è il soggetto che rappresenti meglio? Perché? Ho sofferto molto per affermarmi come donna. Avevo ambizioni che una donna poteva solo sognare, in un mondo che era dominato da uomini. Scoprii che attraversando il mare la realtà era differente. Erano tante le donne che come me sognavano di diventare architetti. In Sardegna la facoltà di Architettura neanche esisteva.La vita mi ha privata giovanissima della mia natura di donna. Non sarei mai stata madre e i medici mi consideravano invalida, con loro la società. Ho scoperto cosa vuol dire subire le umiliazioni e la violenza in quanto donna. Questo mi ha resa particolarmente sensibile verso il mondo femminile, forse anche perché era capace di capire e condividere la mia debolezza.
Hai amato il bianco e nero: come farlo sopravvivere in un mondo che sembra aver bisogno solo del colore? Ho amato molto il bianco e nero perché, più di tutti i colori, è ricco di infinite sfumature. La luce è certamente la ragione che domina il bello. Quando la fotografia era solo analogica, il colore potevo vederlo solo attraverso una diapositiva, proprio perché era la luce che rendeva tutto perfetto nello scatto. Ora preferisco il colore se posso trasformarlo in strumento grafico. Il realismo mi annoia
Cosa significa essere un fotografo? Oggi, per me essere fotografo significa saper vedere cosa c’è dietro la realtà. Devo sempre domandarmi, Perché? Non credo mai a ciò che vedo e cerco di scoprire cosa sta dietro un viso, un gesto, una composizione.
Il gusto estetico è qualcosa che si apprende osservando. Bisogna essere curiosi e onnivori. Una volta capito cosa mi piace, cerco di raccontare una storia, che inevitabilmente è la mia storia.Ho bisogno di urlare al mondo che odio le ingiustizie, odio i soprusi, odio la guerra… e oggi più che mai le vittime sono le donne e i bambini. Forse è anche per questo che mi rivolgo a loro, anche se il mondo dei bambini, per ovvie ragioni, non mi appartiene più, l’ho rinnegato.
Grande
Super
Bravissima Antonella e bravissima Carmen.
Brava Antonella ❤️
Super Antonella ❤