ALLA SCOPERTA DI RITI E TRADIZIONI AUTENTICHE: LE PROCESSIONI DELLA SETTIMANA SANTA A CAGLIARI

Fin dal XVII secolo, in relazione alla forte connotazione religiosa acquisita dall’isola durante la dominazione spagnola, le confraternite cittadine portano avanti riti e celebrazioni liturgiche che si sono codificate soprattutto nel corso dell’Ottocento e che ancora oggi rappresentano momenti altissimi di fede, tradizione, devozione e cultura.

Protagonisti assoluti di questi riti, oltre alle già citate confraternite, sono i Misteri, simulacri lignei che rappresentano i momenti salienti della Passione, morte e resurrezione di Cristo.

I Misteri. I Misteri sono statue lignee policrome realizzate dallo scultore sardo Giuseppe Antonio Lonis nella seconda metà del Settecento, che rappresentano i principali momenti della Passione di Cristo, come l’Agonia nell’Orto, la Cattura, la Flagellazione, la Coronazione di spine, la salita al Calvario e la Crocifissione, a cui si aggiunge una statua della Madonna. Quest’ultima è vestita a festa o a lutto a seconda dell’occasione, e il rito della vestizione è uno tra i più sentiti.

I Misteri – sette per il quartiere Villanova e sette per Stampace, animano le processioni religiose che si snodano tra i quattro quartieri storici di Castello, Stampace, Marina e Villanova, interessando alcune delle loro parrocchie.

La prima processione dei Misteri a Villanova. La prima Processione dei Misteri si svolge il Venerdì di Passione, che precede la Domenica delle Palme. La partenza avviene dall’Oratorio del Santissimo Crocefisso a Villanova, dove le statue, posizionate nella navata secondo l’ordine cronologico di uscita, vengono portate in spalla dai confratelli e toccano progressivamente 7 chiese dislocate tra i quartieri. In ciascuna chiesa fa il suo ingresso uno dei Misteri, secondo l’ordine cronologico della Passione, per una visita al Santissimo accompagnata da una breve meditazione e il canto di un inno. Il simulacro viene sempre accompagnato all’interno da quello della Madonna, mentre gli altri sostano all’esterno consentendo ai confratelli qualche minuto di riposo.

Ad aprire il corteo è s’andadori, il messo della confraternita, preceduto da uno o più tamburini. Seguono, nell’ordine, la “croce degli attrezzi”, in origine lugubre insegna delle compagnie di penitenti o flagellanti, e i vari simulacri montati su speciali portantine.

La stessa processione dei Misteri si svolge anche il Martedì Santo con partenza dalla chiesa di San Michele nel quartiere Stampace, che custodisce gli altri 7 simulacri – più recenti rispetto a quelli di Villanova – ugualmente eseguiti dal Lonis. A dispetto del fatto che venga celebrata in seguito a quella del Venerdì di Passione, la processione dei Misteri di Stampace è più antica, ed è documentata a partire dal 1670.

I simulacri vengono portati in processione dalle tre arciconfraternite del Gonfalone, del Santissimo Crocifisso e della Solitudine. La prima ha sede a Stampace e si occupa anche delle processioni che coinvolgono il simulacro di Sant’Efisio. Le ultime due, invece, hanno sede a Villanova, rispettivamente nell’omonimo oratorio e nella chiesa di San Giovanni.

Anche in questo caso in ciascuna delle sette chiese entra un solo simulacro per volta, accompagnato sempre da quello della Vergine Maria.

La vestizione della Madonna. Dopo le due processioni dei Misteri, un momento importante e ugualmente attesissimo è quello della vestizione dei simulacri della Madonna, che avviene in due occasioni: il Mercoledì Santo, per la vestizione a lutto che precede la Processione dei Sepolcri, e la sera del Sabato Santo, per prepararla alla festa della Resurrezione e al tanto atteso momento de “s’incontru”, la Domenica di Pasqua.

Il Mercoledì Santo nell’oratorio del Santo Cristo la statua della Madonna, reduce dalla prima processione dei Misteri e ancora vestita con abiti colorati, viene collocata ai piedi dell’altare per essere vestita a lutto. La vestizione è officiata dalle consorelle che la spogliano degli indumenti colorati e l’avvolgono di cotone profumato. Segue la vestizione con le lugubri vesti del lutto, con camicia e sottogonna nere, blusa e gonna con plissettatura anteriore bianche, il soggolo e un lungo velo nero.

Analogamente nella chiesa di Sant’Efisio a Stampace i confratelli del Gonfalone effettuano la medesima vestizione.

Il rito de s’incravamentu. Il Giovedì Santo in entrambi i quartieri di Villanova e Stampace ha luogo un suggestivo rito, ripetuto in varie chiese: “s’incravamentu”. Si tratta della Crocefissione di Cristo che, sebbene anticipi di un giorno l’evento descritto nei Vangeli, è funzionale alla logistica delle celebrazioni, diventando uno tra i più attesi dell’intera Settimana Santa.

Secondo i Vangeli, infatti, la morte di Cristo è avvenuta alle 15.00 del Venerdì. Tuttavia, per agevolare le confraternite nella preparazione delle varie fasi delle celebrazioni liturgiche e delle processioni devozionali, nella pratica si è anticipata di un giorno la fase rituale che porta alla Crocefissione.

Nell’oratorio del Santissimo Crocefisso, intorno alle ore 15:00, una grande croce di legno nero viene posta al centro dell’aula. Dalla teca situata sotto l’altare maggioresi estrae una statua di Cristo con gli arti snodabili, il quale viene inchiodato alla croce. Dopo alcune preghiere il Cristo crocifisso viene vestito con fasce di cotone profumato fino a ricoprirlo completamente. Il cotone viene poi distribuito ai fedeli in segno di buon auspicio. Viene quindi applicata la corona di spine sul capo e circondato il simulacro da lumi, fiori e piatti di nenniri (piantine di grano fatte germogliare al buio, che assumono un caratteristico colore bianco). A questo punto il simulacro diventa il fulcro di una vera e propria veglia funebre. Questa veglia, la cui tradizione si è mantenuta anche in molti paesi della Sardegna, ha sostituito le successive fasi dell’innalzamento della croce e della Deposizione, cui seguono storicamente l’imbalsamazione e il compianto, temi carissimi alla pittura Rinascimentale.

Qualche ora dopo, nella Chiesa di San Giovanni, l’Arciconfraternita della Solitudine porta avanti lo stesso rito. Anche qui un grande Cristo crocifisso con gli arti snodabili viene prelevato dalla cappella laterale, ove era stato deposto la Domenica delle Palme, per essere solennemente offerto alla venerazione dei fedeli al centro dell’aula circondato da lumi, fiori e nenniris. La veglia dura fino a notte tarda.

La Processione dei Sepolcri. Sempre il Giovedì Santo da Stampace prende avvio la Processione dei Sepolcri, che prevede la significativa, seppur anacronistica presenza di Sant’Efisio nei riti della Settimana Santa. I confratelli del Gonfalone portano in processione la statua di Sant’Efisio vestito a lutto a visitarne le 7 chiese, rientrando all’interno dell’omonima chiesa di Stampace intorno alle 20.30. Questo elemento, decisamente parte integrante del folklore cagliaritano, si deve ad un voto fatto al santo a seguito di un miracolo avvenuto nel Seicento e tramandato da alcune fonti, secondo cui il santo guerriero avrebbe liberato la città dal pericolo di avvelenamento delle acque nei pozzi cittadini.

La presenza di Sant’Efisio è assicurata anche nella successiva processione del Lunedì dell’Angelo sempre come ringraziamento per il miracolo della vittoria dell’esercito sardo contro i francesi nell’attacco del 1793.

Il Venerdì Santo e la processione del Cristo Morto. Il Venerdì Santo ha luogo il solenne trasporto del Cristo crocifisso dalla chiesa di San Giovanni Battista a Villanova verso la Cattedrale. A occuparsi della processione è stavolta l’Arciconfraternita della Solitudine. Le consorelle sono vestite a lutto, come la Madonna Addolorata alla cui vestizione si era provveduto il mercoledì precedente, e portano in mano una candela accesa. I due simulacri del Cristo Crocifisso e dell’Addolorata sono preceduti dai cantori vestiti di bianco e dal nutrito gruppo di fedeli.

Alle 15.00 il corteo fa il suo ingresso in Cattedrale. Il Crocefisso viene innalzato sopra il presbiterio e successivamente calato e deposto al centro del transetto, esposto alla venerazione fino al giorno successivo. Subito dopo l’Addolorata, con tutta la confraternita, fa ritorno a Villanova.

In quegli stessi momenti, dall’oratorio del Santissimo Crocifisso in Villanova l’omonima confraternita guida un’altra processione del Crocifisso, che si svolge seguendo un cerimoniale del tutto analogo. Ancora, alle 20:30 i confratelli del Gonfalone, al lume delle fiaccole, compongono una processione portando sulle spalle la lettiga di legno laccato e dorato in cui giace un grande Crocifisso a braccia snodabili, parzialmente rivestito dei lini funebri. Segue l’Addolorata, circondata da un nutrito corteo che percorre le principali vie del quartiere, prolungandosi fino a notte inoltrata.

Il Sabato Santo e il rito de “su scravamentu”. Il Sabato Santo è dedicato al rito de “su sclavamentu”, la Deposizione dalla croce, anch’essa tema carissimo alla pittura del Cinquecento. Si tratta di un rito anacronistico rispetto a quanto narrato nei Vangeli, esattamente come accade per il Giovedì Santo, che si è venuto però a codificare secondo una formula più agevole per i confratelli. La Crocefissione, morte, deposizione, compianto, trasporto e sepoltura, che nella narrazione biblica si svolgono in momenti successivi della stessa giornata, sono stati invece dilatati in tre giornate, in modo da rendere i riti più facilmente assimilabili nella loro solennità e permettere alle confraternite di organizzarne adeguatamente le varie fasi. Pertanto, nella mattina del Sabato Santo in molte chiese cittadine avviene “su sclavamentu” o “su scravamentu”.

Il simulacro di Cristo esposto nella Cattedrale viene quindi schiodato dalla croce e deposto in una lettiga. Le consorelle della Solitudine, quindi, stendono sul catafalco un sottile velo di pizzo bianco. Legandone le quattro estremità con fiocchi neri simboleggiano la chiusura del sepolcro, che rimarrà esposto al centro della chiesa fino a sera. Contemporaneamente, nell’oratorio del Santo Cristo, si comincia a respirare un’atmosfera di gioia: le consorellevestono a festa la Vergine, liberandola dagli abiti del lutto indossati il mercoledì Santo e preparandola per il giorno successivo. I confratelli, nel mentre, estraggono dalla sua nicchia la statua del Cristo Risorto.

Nel pomeriggio il simulacro del Cristo morto nella Cattedrale fa ritorno a Villanova, per la cerimonia de “s’interru”, il seppellimento.

La Domenica di Pasqua e il rito de s’Incontru. Diffusa e conservata non solo a Cagliari, ma in quasi tutti i centri della Sardegna, la cerimonia de “s’Incontru” è quella più attesa e partecipata di tutta “Sa Chida Santa”.

Curioso il fatto che questa processione, che concretizza l’incontro tra Gesù risorto e la Madonna, prenda spunto da un fatto non descritto nei Vangeli Sinottici, ma solo in quelli Apocrifi. Sicuramente la dimensione popolare dell’evento è alla base della sua così longeva sopravvivenza, permettendo di dare attuazione ad un momento simbolico di gioia, umanizzando una scena d’amore densa di grande suggestione.

L’incontro avviene in Piazza Garibaldi e, una volta giunte in prossimità l’una dell’altra, alla statua del Cristo risorto vengono fatti compiere tre inchini, che il simulacro della Vergine ricambia subito dopo.Da qui, affiancati, i due simulacri vengono portati alla Chiesa di San Giacomo, per la celebrazione della solenne messa cantata.

Un insieme di riti, folklore e tradizioni che vanno ben oltre la semplice devozione e si configurano come momenti di grande cultura che permettono di collocare la storia della città di Cagliari in un contesto e in una dimensione di grande importanza storica.

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