Alessandra Derriu
di PIER BRUNO COSSO
Magia e stregoneria in Sardegna tra ‘800 e ‘900 (Nemapress Edizioni, 2023), è il titolo molto accattivante del tuo ultimo libro; un argomento che hai trattato diverse volte nei testi e nei convegni. Ci hai studiato, hai fatto ricerche molto approfondite, e ne hai scritto, dove è la molla? Quale aspetto di questa tumultuosa materia ti colpisce, ti affascina tanto? Quello che mi affascina è sicuramente il lato umano delle storie che racconto, che sono storie vere, di vita vissuta, quello che si legge tra le righe dei documenti, e il loro legame con la storia di ognuno di noi e della nostra terra. La molla poi è sicuramente una grande passione per lo studio e la ricerca, nonché il piacere, che vivo anche come un privilegio, di poterlo raccontare.
Il tuo incontro con la magia, come studiosa e come donna di grande cultura. È stato un incontro molto desiderato, sognato da bambina, un sogno che poi era passato in secondo piano, che avevo anche dimenticato e che alla fine si è realizzato. È stato occasionale, o forse no, mentre ero impegnata in altri studi, è arrivato dopo molto tempo, da “grande”, sicuramente quando ero pronta non solo a capirlo ma anche ad affrontarlo e a comprenderlo. Credo sia arrivato al momento giusto.
Perché la magia e la stregoneria si insinuano sottopelle così tanto? Certo, è stata dominante nei secoli che furono, ma anche fino a pochi decenni fa, e, in ceti ambienti, forse ancora. Quale è la nostra carenza spirituale o culturale che lascia posto a questo sentimento irrazionale? Perché ci credevamo, o ci crediamo… La magia è legata nell’antichità all’aspetto devozionale e religioso, era il mondo che non si comprendeva, a volte una consolazione, spesso una speranza che ci fosse un potere altro, salvifico, o malefico. Diviene poi stregoneria nella sua accezione e concezione negativa. Sicuramente in passato le credenze erano necessarie a spiegare quello che la medicina e la scienza ancora non avevano compreso, un tempo, all’ombra della ragione e nel buio della conoscenza. Dava una visione dei fatti e della vita. Ma l’essere umano resta pur sempre limitato dalle cose terrene, le stesse sono nei secoli le paure, i desideri, ed è quindi affascinato da ciò che va oltre il suo essere logico, resta per tutti, ancora oggi, qualcosa di inspiegabile, forze, sentimenti, eventi, e nella ricerca di un senso, di una spiegazione e di una soluzione, una parte della nostra mente resta legata all’aspetto magico.
Bello il passaggio nel tuo Magia e stregoneria in Sardegna tra ‘800 e ‘900 dove anche il tribunale giudicante dell’epoca sembra vacillare nel non credere ma avendone paura: adesso siamo vaccinati? Non credo esista un vaccino! Si ha sempre paura di ciò che non si conosce e non si comprende e anche se si cerca di dare una spiegazione resta a volte, una zona grigia, di dubbi. Esiste ancora una forma di rispetto, a volte di timore si, al di là del giudizio razionale, che gesti, parole, persone, ci possano influenzare, aiutare, ostacolare e resta ancora oggi, latente, a volte inconscia.
E ancora magia e cultura sono davvero agli antipodi, oppure ci sono dei punti di contatto, delle aree grigie della nostra razionalità, nelle quali si insinua? La magia fa parte del nostro essere, il pensiero magico del bambino è un modo di spiegare e controllare la realtà innato, potremo azzardare a definirla una tecnica che poi viene soppianta dalla razionalità, dall’esperienza e dalla conoscenza del mondo. La magia fa parte della nostra cultura e della nostra storia, ed è basata sulle credenze delle generazioni che ci hanno preceduto ma anche sulla loro esperienza. Era il dono di saper ascoltare e guarire, di saper leggere la realtà che ci circonda interpretandone i segnali. Nella storia delle nostre maghe si può rileggere la storia della mitologia antica classica, dei poemi, delle leggende ma anche delle religioni antiche. Magia e cultura non sono quindi in contrasto se lette insieme, la cultura è un mezzo per comprendere il senso della magia.
Invece magia e religione: nei tempi andati si poteva essere credenti, ma affidarsi a pratiche di stregoneria? C’era forse un malinteso di fondo sulla sulla stregoneria, o sulla religione? C’era sicuramente una religione popolare legata ad antichi culti pagani assimilati poi in parte dalla religione ufficiale, in parte contrastati. I rituali per i raccolti, per la pioggia, per l’abbondanza, per esempio, si trasformano spesso in preghiere di benedizione. Ben chiaro era invece il concetto di netta separazione tra chi deteneva compiti sacerdotali e chi medici e chi non li doveva avere, ma nella quotidianità restavano figure, di donne soprattutto, che fuori dalle norme prestabilite erano ancora sacerdotesse e medichesse e avevano un rapporto semplice, diretto, e libero con il mondo dell’aldilà, con i defunti, con i Santi, con Dio, come le donne di cui parlo nel libro.
Nel tuo saggio tu analizzi il processo di sei donne che, tra Ottocento e Novecento, sono apparse davanti al tribunale per rispondere all’accusa di magia. Sono state denunciate da chi ha scelto di rivolgersi a loro; da vittime che ci hanno creduto, ci si sono affidate e poi le hanno denunciate! Allora era l’imbroglio, il raggiro, che faceva perdere fiducia nella magia? Faceva perdere la fiducia nella magia il suo, umano fallimento. A mio avviso la credenza iniziale era dovuta sicuramente ad uno stato di necessità delle persone che si rivolgevano alle “maghe” ma anche alla fama che le donne si erano conquistate a seguito di successi ottenuti. Probabilmente il successo era dato dall’aver assecondato situazioni che erano già destinate ad una buona risoluzione, e le cure, come aimè capita anche oggi, anche se prima legate al solo uso di erbe e composti, a volte funzionavano, a volte no.
Se non ho inteso male tu dai al successo della magia una spiegazione molto affascinante: sembri dire che la magia faccia facilmente breccia nelle persone perché è ascolto, accoglienza, condivisione emotiva. Ti sembrano dei valori che mancavano e mancano? Il significato della mia lettura dei fatti e della magia è proprio questo! Sicuramente anticamente era più difficile trovare ascolto, in mancanza di medici, psicologi, terapeuti, di confronto con il mondo e di informazioni, si era più soli. Oggi abbiamo più strumenti a disposizione ed è innegabile che queste figure di riferimento abbiano perso spazio e potere, non fascino. Restano forse di più nelle piccole comunità e in questo sicuramente la condizione orografica di isolamento della Sardegna ha permesso una conservazione più duratura come per i riti e le tradizioni.
Nei tuoi libri e nelle tue relazioni ai congressi, che spesso ho avuto la fortuna di ascoltare, dai voce alla magia e alla stregoneria. Lo fai con equilibrio, raccontandoci e facendoci vivere le passioni, ma anche i tormenti, la fiducia cieca, irrazionale, e pure quel temerario desiderio di salvezza a tutti i costi. Ti chiedo, secondo te, nei secoli bui la magia ha aiutato lo sviluppo, o invece lo ha depresso? L’aspetto legato all’animo umano, oltre a quello religioso e devozionale, è sicuramente molto affascinante, per me. Credo che la magia abbia aiutato lo sviluppo nel momento in cui questa è stata studiata, odiata, e a volte compresa. Se vista come evoluzione di pratiche legate alla cura, all’ascolto, alla preghiera. Ovviamente una cieca ed estrema credenza, non supportata da uno spirito consapevole che possa dare il giusto peso alle cose, non porta mai conseguenze positive, e in quest’ottica si, è doveroso ammettere che a volte la magia può essere stata un limite allo sviluppo.
Dove sono le emozioni nella stregoneria? Nel senso: le emozioni stanno nelle passioni che la magia dovrebbe governare, e quindi dentro il nostro stesso animo; oppure la magia è emozione primaria, di per sé, irrazionale e che ci affascina? Sicuramente il pensiero magico, a cui facevo riferimento prima è un emozione primaria o meglio un’idea innata, ed è irrazionale. Probabilmente il suo fascino nasce proprio dall’aspetto irrazionale che è parte di ognuno di noi, in misura diversa per ciascuno e che ci porta a conservare comunque una zona di credenza basata su istinto e passione.
Nel leggere il tuo libro ci si ritrova indietro nel tempo. Tu restituisci le atmosfere, le sensazioni dell’inizio del secolo scorso. E questo è indispensabile per capire le storie dei tuoi personaggi. Perché, sempre, la storia va giudicata con il giudizio del suo tempo, e qui ci racconti di quando la vita era davvero dura. Ci fa commuovere la storia della ragazza di Laerru che resta incinta e cerca in tutti i modi di risolvere la sua vita, ma la vita allora era dura, e una ragazza poteva non farcela a salvare sé stessa e la piccola, da un parto assurdo, in solitudine. Allora, secondo te, la vita così dura e certe volte orribile era un alibi per la magia, o era quello che scatenava le superstizioni? Sicuramente dove non c’era rimedio razionale, concreto, si creavano le situazioni adatte ad alimentare le credenze e la fiducia nella magia. La vita dura, spietata a volte, era sì la spinta per cercare aiuto dovunque questo aiuto si potesse avere e concretizzare, io l’ho chiamata speranza, a volte, anche solo credere che ci potesse essere una soluzione, una via da seguire, era, ed è ancora oggi, uno stimolo per andare avanti, reagire, provare almeno. Un conforto.
Grazie della tua disponibilità, ti possiamo chiedere se hai già in programma incontri su queste tematiche e sul tuo libro? A brevissimo comincerò un ciclo di incontri, conferenze e di presentazioni, per incontrare le persone e condividere e far conoscere queste storie che sono le nostre storie, e la nostra storia. Noi siamo il frutto anche di questo.
Grazie di ❤️ a Pier Bruno Cosso per l’intervista, emozionante☺️ e per il suo lavoro, attento, preciso e appassionato che mi lusinga e da valore al mio lavoro, grazie per l’ospitalità alla redazione di #TottusInPari
Un’intervista straordinaria: eccellente l’intervistata e l’intervistatore. Mi piacerebbe un evento, non certo il primo, sulle streghe e maghe che coinvolge me e Alessandra Derriue le nostre passioni ❤️ Lancio la proposta!
Complimenti.. sto condividendo…