Maria Rosaria Denti
di LUCIA BECCHERE
Quando la carrozza di tziu Emiliu Zene si è fermata ad Ottana, in piazza Sant’Antonio a dare il benvenuto agli sposi c’erano i suoceri, i parenti e tanti amici. Per onorare Maria Rosaria e Giansanto (Giovanni Santo) tutti vestivano il costume tradizionale e, come da antico rito propiziatorio, per invocare felicità e abbondanza sbattevano per terra piatti colmi di grano, petali di fiori, monetine, caramelle e cioccolatini che i bambini ripescavano fra i cocci facendosi largo tra la folla. A seguire su cumbidu, il pranzo nuziale, canti e i balli fino a tarda notte. Lei era rimasta colpita da tutto questo, in particolare dalla bellezza dei costumi.
Maria Rosaria Sodo, nata a Lecce nel 1912 da padre insegnante, scultore restauratore e madre casalinga, per amore aveva lasciato la sua bella e confortevole città per Ottana che nulla offriva, neppure i servizi essenziali.
La giovane sposa aveva studiato pianoforte al Conservatorio Santa Cecilia in Roma e aveva alloggiato nel collegio di Santa Rufina con una sorella di Giansanto, da qui la conoscenza col suo futuro marito impiegato presso l’ufficio Centrale di Statistica della capitale e allo stesso tempo studente di lettere classiche all’Università. Allo scoppio del secondo conflitto mondiale il giovane aveva lasciato Roma per collaborare nelle varie attività di famiglia, ma dopo aver conseguito il diploma magistrale si era dedicato all’insegnamento nel proprio paese. Dopo 4 anni di fidanzamento i due giovani si erano sposati nel 1941.
Ad Ottana Maria Rosaria aveva portato una ventata di cultura, in chiesa insegnava i canti religiosi e suonava l’organo settecentesco con i mantici azionati a mano dai ragazzini, ancora oggi presente nella cattedrale di San Nicola. In collaborazione col gruppo di Nuoro facente capo a don Gavino Lai, aveva fondato l’azione cattolica e un centro di aggregazione per le giovani animate da un comune spirito religioso.
Nel ‘53, per consentire ai propri figli di frequentare le scuole superiori nel capoluogo barbaricino, Giansanto chiese il passaggio di ruolo da insegnante a segretario presso l’ufficio dell’Ispettorato Scolastico Provinciale con sede nella scuola elementare Ferdinando Podda. Anche Maria Rosaria ottenne la cattedra di musica alle magistrali, mentre in privato impartiva lezioni di canto e di pianoforte. I suoi allievi Diego Tanchis, Nedo Pirisino, Romano Ruiu, Matteo e Gioacchino Scrugli, Bobore Nuvoli e Antonietta Chironi, accompagnati al pianoforte dalla loro illustre maestra e al violino dalla francese Chantal Contu, quasi ogni sera davano vita ad un concerto improvvisato mentre la gente, interrompendo la consueta passeggiata, sostava in ascolto sotto la finestra della sua casa di Corso Garibaldi.
“Mia mamma era una donna molto devota – ricorda la primogenita Anna Maria -, dolce e socievole, amava circondarsi da amici. Sempre presente alle funzioni religiose e ai concerti, disponibile ad accompagnare ovunque le corali di Nuoro. Negli ultimi mesi della sua vita riceveva di frequente la visita del vescovo Meloni e suonava solo per lui che tanto amava la musica.
Ricordava i genitori e la città che aveva lasciato – prosegue -, ma era serena e felice di vivere in Sardegna. Quando mio padre morì nel 1961 a soli 49 anni, lei visse serenamente la vedovanza nonostante la tenera età dei suoi sei figli, diciotto anni la maggiore e tre la più piccola. Mi manca molto – conclude – e oggi più che mai la ricordo con profondo rimpianto. Le sono stata molto vicina con affetto, ma forse avrei dovuto fare di più. I nipoti la ricordano sempre per la sua dolcezza e la sua dedizione”.
Ad aver ereditato le doti e la passione per la musica della nonna, Caterina figlia di Giuseppe, che suona pianoforte alla scala di Milano.
Nel 2002, anno della sua scomparsa, il Comune di Nuoro, sindaco Mario Zidda, le aveva conferito il premio Sa nugoresa “In riconoscimento del suo impegno civile e culturale”.
Sempre sorridente e capace di stabilire un rapporto proficuo ( cosa rara!) con tutti gli alunni.💕