PRESENTATO A PAVIA, PER INIZIATIVA DEL CIRCOLO “LOGUDORO”, IL ROMANZO STORICO DI NICOLÒ MIGHELI “IL CAVALIERE SENZA ONORE”

Lucio Casali, Paola Pisano, Nicolò Migheli e Paolo Pulina

Nel pomeriggio di sabato 3 febbraio 2024, presso la sede sociale, il Circolo culturale sardo “Logudoro” di Pavia, presieduto da Paola Pisano, ha organizzato la presentazione del romanzo storico “Il cavaliere senza onore” di Nicolò Migheli (Arkadia 2023).

Di Migheli, nel novembre 2019, il “Logudoro” aveva già proposto un precedente giallo storico “La grammatica di Febrés” (Arkadia 2019).

Per conoscere gli argomenti trattati in questo romanzo del 2019 – la cui presentazione a Pavia innescò una proficua discussione su passato, presente e futuro della lingua sarda – rimando al mio articolo reperibile in questo sito al link  

 https://www.tottusinpari.it/2019/11/19/la-presentazione-a-pavia-per-iniziativa-del-circolo-logudoro-del-romanzo-storico-di-nicolo-migheli-la-grammatica-di-febres-ha-innescato-una-proficua-dis/

Personalmente, in occasione del romanzo che ha per protagonista il “quadrillero” Juan Domingo Meloni (“il cavaliere senza onore”) ho ripreso gli elementi essenziali presenti nel mio scritto, diviso in due parti,  apparso, anch’esso, in questo sito     

  1. https://www.tottusinpari.it/2019/09/10/insieme-a-carlo-varese-tortona-1793-rovezzano-1866-autore-di-due-romanzi-ambientati-in-sardegna-ricordiamo-gli-scrittori-sardi-di-romanzi-storici-fra-meta-e-fine-ottocento/
  2. https://www.tottusinpari.it/2019/09/18/dopo-carlo-varese-tortona-1793-rovezzano-1866-autore-di-due-romanzi-storici-ambientati-in-sardegna-ricordiamo-gli-scrittori-sardi-di-romanzi-storici-fra-meta-e-fine-ottocento/

In questo contributo ho illustrato 1) le caratteristiche del romanzo storico, tipologia  narrativa la quale prevede che l’autore, sullo sfondo di un contesto di eventi e personaggi reali, introduca una trama frutto della sua invenzione creativa; 2) i molti scrittori sardi che hanno pubblicato romanzi storici fra metà e fine Ottocento, offrendo dei modelli anche ad autori non sardi di Sardegna ma viventi nel Regno di Sardegna (il caso esemplare è quello di Carlo Varese – Tortona, AL,  1793-Rovezzano, FI, 1866 –, autore di due romanzi ambientati nell’isola, dove mai però si recò: “Il proscritto, storia sarda dell’autore di Sibilla Odaleta”, 2 voll., Torino,1830,  e “Preziosa di Sanluri, ossia I montanari sardi. Romanzo storico dell’autore della Sibilla Odaleta; preceduto da una dissertazione dello stesso intitolata ‘I romanzi di Walter Scott e le opere di Rossini’ ”, 2 voll., Milano, 1832).

Nel sito dedicato al “noir italiano”

(https://noiritaliano.wordpress.com/2012/06/29/facciamo-chiarezza-sul-noir/) troviamo queste precisazioni: «Profondamente imparentato con il giallo classico, il giallo storico è la trasposizione di un giallo in un’epoca storica del passato. Dalla preistoria all’Ottocento, i temi del giallo storico non differiscono da quelli del classico: presenza di un crimine (efferato o no) da risolvere […]. Importante nel giallo storico è l’ambientazione, non solo in termini geografici e storici ma soprattutto nella ricostruzione della società dell’epoca nella quale si svolge la vicenda, del modo di vivere e soprattutto di pensare dei personaggi. Il giallo storico, anche se il lavoro di documentazione è notevole, ha come obiettivo principale l’intrattenimento e non la ricerca storica».

Ebbene, nel romanzo di Migheli il lavoro di documentazione – per quanto riguarda gli aspetti geografici e storici e l’illustrazione della società dell’epoca (tra la fine del Seicento e la conclusione, nel 1718, della dominazione castigliana in Sardegna: l’isola nel 1720 passò formalmente ai Savoia) –  è veramente ammirevole. Peraltro, a cura del presidente onorario Gesuino Piga, il “Logudoro” ha pubblicato nel 2019 un volumetto dal titolo “Don Vicente Bacallar y Sanna (Cagliari 1669-L’Aia 1726) e il passaggio della Sardegna dalla Spagna ai Savoia: un uomo e un’isola al centro della tempesta europea del 18° secolo”. Di questo personaggio storico il nobile don Zacarias Salaris, al quale viene chiesto se lui è a favore dell’Austria (dinastia Asburgo, Ndr) o della Spagna (dinastia dei Borbone, Ndr), risponde: «Riposi la mia speranza negli sforzi diplomatici di don Vicente Bacallar Sanna, quando si batteva per un re bavarese che avrebbe dovuto risiedere in Sardegna. Le potenze europee, invece, avevano voluto un imperatore di Vienna e ora forse un re di Madrid. […] Bacallar, dopo l’avvento degli imperiali in Sardegna, si è rifugiato in Spagna; Filippo V per riconoscenza della sua opera diplomatica l’ha nominato conte di San Filippo, Adesso vuole il ritorno del regno sotto la corona dei Borbone. Mi hanno detto che è a Cagliari e sta riunendo il partito spagnolo».

Per quanto riguarda l’accuratezza nella ricostruzione storica dimostrata da Migheli nel romanzo del 2023, si può convenire con quanto ha scritto Daniela Pinna su “L’Unione Sarda” del 5 gennaio 2012: «Evocato ma non risolto nella presentazione cagliaritana di “Hidalgos”  (romanzo di Migheli del 2011, Ndr): la mutazione degli intellettuali isolani. Che sino a ieri studiavano, e raccontavano la società sarda in ponderosi saggi. Oggi studiano, e la raccontano nei romanzi».

Migheli ha parlato della nascita “casuale” del suo interesse per la storia della Sardegna ispanica, dato che gli era stato richiesto un romanzo ambientato in qualche tratto di questa epoca durata dal 1479 al 1718. Gli storici sabaudi del Settecento hanno “demonizzato” i secoli del dominio castigliano sull’isola. C’era, certo, l’Inquisizione, c’era il malgoverno, c’era il depredamento delle risorse locali, ma bisogna ricordare il giudizio di Benedetto Croce, secondo il quale anche la Spagna sotto gli spagnoli non stava propriamente bene! Inoltre bisogna considerare che nella prima metà del Seicento in Sardegna furono istituite le due università (Cagliari e Sassar) e che nella seconda metà imperversò la peste (Sassari quasi distrutta).  

L’input per scrivere “Il cavaliere senza onore” è venuto a Migheli da Francesco Mura, ex sindaco di Nughedu Santa Vittoria. Scrivere di un personaggio cattivo – dice il romanziere – non è semplice anche perché il peggior delinquente ha sempre comunque anche  qualche “sentimento” umano. Nello scrivere un libro di questo tipo bisogna prescindere dai canoni nostri: nel periodo storico di riferimento si moriva molto.

Le accuse al “bandolero” Juan Domingo Meloni (tentò di ammazzare il padre; violentò una cugina di secondo grado e poi uccise il neonato; rubò un cavallo allo zio) sono addirittura riportate nei verbali dell’ultimo parlamento sardo del periodo spagnolo. I feudatari in Sardegna giudicavano i reati minori mentre dei reati più gravi si occupava a Madrid la magistratura del Regno. Così era avvenuto per Juan Domingo: il delinquente aveva avuto, prima, la fortuna di rifugiarsi in chiesa (protetto quindi dalle guarentigie concesse alle autorità ecclesiastiche) e poi di potersi sottrarre al giudizio di qualche magistrato operante in loco  che avrebbe desiderato far trionfare la giustizia

Alla fine, si ha notizia che Juan Domingo è stato ucciso ma non si sa da chi.

***

Migheli, intervenendo nel dibattito, rispondendo a una domanda sulla potestà giuridica della donna sarda, ha precisato alla presidente Pisano che in Sardegna, secondo il diritto romano, le donne avevano il diritto ad avere beni. Già nei Condaghes è citato il caso di donne che lasciano ai monasteri donazione dei propri beni. Nel caso di morte di una donna sposata ma senza figli, i beni portati al matrimonio tornavano alla famiglia della defunta. Il diritto salico imposto dai castigliani prevedeva, invece, la norma di non poco conto che la sposa doveva obbligatoriamente essere portatrice di una dote.  

Nel regno d’Italia la possibilità per le mogli di avere beni è concessa solo a partire dal 1919. Il matriarcato in Sardegna: si dispiegava solo all’interno della famiglia. Il ruolo pubblico delle donne non esisteva.

Nella discussione è intervenuto anche Lucio Casali, del direttivo del Circolo, che si è definito “emigrato all’incontrario” (lui pavese è stato primario di Pneumologia nell’ospedale di Nuoro e ha casa a Calagonone). Ha apprezzato la conferma della estrema conoscenza linguistica dello scrittore Migheli, già da lui apprezzata quando nel novembre del 2019 coordinò la presentazione de “La grammatica di Febrés”. La questione dell’interscambio linguistico lo ha sempre appassionato: partecipando a un convegno sardo-catalano ad Alghero ebbe la piacevole sorpresa che un pavese poteva capire il catalano. A Perugia Casali, come Professore Ordinario di Malattie dell’Apparato Respiratorio presso quell’Università, ha avuto conoscenza e continua ad avere frequentazione del sardo Professor Adolfo Puxeddu (illustre medico, già Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Ateneo di Perugia, presidente onorario dell’associazione “Deu seu Sardu-Sardi in Umbria”), autore di una ricerca dal titolo “Un contributo alla storia della Sardegna centrale: la famiglia Arangino-Puxeddu” e del volume “Kerbos d’abba”, un interessante saggio che illustra natura, storia e cultura tradizionale della Barbagia. Anche Casali si è definito “innamorato della Barbagia e della lingua sarda”.

Migheli, rispondendo a Casali sulle questioni linguistiche, ha concluso la conferenza riprendendo i termini essenziali della sua concezione della lingua sarda, che è una lingua unica anche se ha due varianti (come avviene per la lingua della Norvegia e del Vietnam) e quindi può funzionare come codice autonomo di intercomunicazione, alla pari con la lingua italiana, la quale fu imposta dal ministro Bogino con il regio biglietto del 25 luglio 1760 proibendo l’uso del sardo nella scuola e nella pubblica amministrazione.

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Un commento

  1. Un libro bellissimo e profondo!

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