L’ODISSEA DI BENIAMINO ZUNCHEDDU: DA ERGASTOLANO AD INNOCENTE DOPO AVER TRASCORSO 33 ANNI IN CARCERE

Beniamino Zuncheddu

Dopo quasi 33 anni di carcere Beniamino Zuncheddu è finalmente un uomo libero. Nel processo di revisione la Corte d’appello penale di Roma ha stabilito, con sentenza del 26 gennaio, che l’ex pastore di Burcei non ha commesso la strage di Sinnai dell’8 gennaio 1991, tre morti e un ferito grave, per la quale era stato condannato all’ergastolo. Una condanna basata su bugie, depistaggi, ritrattazioni e false testimonianze. Basata su un teorema accusatorio che per reggersi non ha esitato ad inquinare le prove.

Beniamino ha passato quasi 33 anni dietro le sbarre da innocente. Una vita intera. É entrato in carcere due mesi prima di compiere 27 anni e ne è uscito a 59 anni con l’ordinanza di scarcerazione disposta dalla Corte d’appello penale di Roma il 25 novembre 2023. Ora è arrivata l’assoluzione definitiva. Durante la detenzione, non essendosi mai dichiarato colpevole di un reato che non aveva commesso, non ha potuto usufruire delle premialità previste dalla legge. Da innocente ha fatto il giro delle carceri e delle celle. 12mila giorni di privazioni, sofferenze, libertà negata, dolore, solitudine. In questo ha superato tutte le vittime di errori giudiziari ed ingiusta detenzione: Melchiorre Contena (29 anni in carcere senza colpa), Giuseppe Gulotta (22 anni) Angelo Massaro (21 anni), Pietro Melis (18 anni).

La vicenda di Beniamino richiama alla mente i dati allarmanti che riguardano le vittime di ingiusta detenzione e di condanne sbagliate. Dal 1991 al 2022 questi casi hanno coinvolto 30mila persone. Divisi per anno fanno circa 961 cittadini sbattuti in carcere, in custodia cautelare, o addirittura condannati da innocenti. Vite devastate o ferite in modo indelebile. Errori che pesano anche sulle casse dello Stato che tra indennizzi e risarcimenti ha sborsato quasi un miliardo di euro.

Alla mente ritorna anche il caso di Antioco Satgia, pastore di Orgosolo condannato, nel 1938, all’ergastolo con l’accusa di omicidio. La condanna si basò sulla testimonianza di Giuseppe Floris, pastore, e di Anania Taras, barbiere. Proclamatosi sempre innocente Satgia evase nel 1943 dal carcere bombardato di Volterra e tornò ad Orgosolo dandosi alla latitanza. Chiese che una corte popolare, formata dai maggiorenti del paese, istituisse un “processo barbaricino”, cui parteciparono anche Floris e Taras. Emerse la falsità delle accuse ed in seguito i due furono condannati dalla giustizia ordinaria per falsa testimonianza. Satgia, fiducioso nelle istituzioni, si costituì. Ma, per combattere il banditismo, tutti i casi di grazia e revisione dei processi vennero sospesi, compreso il suo caso. Ottenne la grazia dopo 32 anni di carcere, nel 1970, per una mobilitazione popolare animata anche dall’allora vescovo di Nuoro Giuseppe Melas (il processo di revisione non venne mai fatto).

Da ricordare anche che un terzo degli attuali detenuti è in regime di carcerazione preventiva. Quando si arriva a processo buona parte di loro viene assolto o ha già scontato la pena per la quale è stato condannato. La carcerazione preventiva è una delle cause principali del sovraffollamento delle carceri. La risposta giusta sta in processi rapidi, non nel carcere preventivo.

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3 commenti

  1. Maria Laura Mocci

    Povero…

  2. virgilio+mazzei

    Sto seguendo con sgomento le vicissitudini del Signor Beniamino Zuncheddu, passato da ergastolano a persona libera a tutti gli effetti perchè riconosuto innocente dopo oltre 30 anni di galera.
    Ma ora questo signore sta affrontando un’altra battaglia per poter sopravvivere, dal moento che non ha un lavoro nè un reddito che gli permetta di ricominciare una vita normale in seno alla società civile.
    E’ possibie che gli Enti locali della sua zona di residenza e le associazioni cosiddette “solidali” che si ergono a paladini quando parlano di sardi che vanno in terre lontane per aiutare altre popolazioni bisognose, non sentano il bisogno o il dovere di dare al Signor Zuncheddu un fattivo aiuto morale e materiale che gli permetta di rintrare nella nostra socità a testa alta dopo aver subìto una così grave ingiustiazia.
    Egli non può aspettare senza lavoro e senza soldi il risarcimento da parte di chi ne ha il dovere per il danno subito.

  3. virgilio+mazzei

    La E’ del secondo capoverso deve intendersi senza accento. Mi scuso per l’errore di battitura.

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